Welfare, scontro fra Cgil e sindaci della Bassa

29 aprile 2016 | 17:55
Share0
Welfare, scontro fra Cgil e sindaci della Bassa

Il sindacato: “Servizi sempre più in basso, non è rinviabile il confronto”. I primi cittadini: “Il futuro dei servizi è solido e certo. Non accettiamo lezioni di maniera”

REGGIO EMILIA – “Dagli ultimi incontri tenuti nelle sedi Comunali della Bassa Reggiana si è appreso che il disegno pensato per il futuro dei servizi,  e più in generale del welfare, risulta essere quanto mai incerto”. Lo scrive la Cgil reggiana secondo la quale “le attuali situazioni di Asp “Progetto Persona”, Azienda Speciale Bassa Reggiana e Istituzione Millefiori di Novellara, evidenziano sempre di più mancanza di progettualità e sinergia tra i soggetti  preposti alla gestione di tutti i servizi alla Persona in  controtendenza con  quanto avvenuto per le altre Asp della nostra Provincia: in Val d’Enza, nella montagna Reggiana, in città con la fusione di Rete e Osea”.

Continua il sindacato: “Questi ultimi casi sono il frutto di decisioni assunte dalle Amministrazioni che hanno puntato sulla valorizzazione del ruolo pubblico, investendo risorse economiche, grazie anche alle battaglie delle organizzazioni sindacali. Preoccupa la facilità con cui le amministrazioni della Bassa invece di “fare sistema” intendano procedere con una progressiva dismissione della gestione diretta  dei servizi ai cittadini, attraverso una malcelata  privatizzazione degli stessi, a discapito delle comunità locali. Sorprende quindi come nella Bassa reggiana decisioni di  rilievo per il territorio vengano di volta in volta assunte pubblicamente da questo o quel sindaco che evidentemente considera il soggetto pubblico obsoleto e poco redditizio, nonostante la dichiarata solidità dei bilanci e le agevolazioni sull’Irap, che dimostrerebbe l’esatto contrario”.

Secondo la Cgil “l’Unione dei Comuni, da parte sua, risulta assente dal dibattito venendo così meno al proprio ruolo di coordinamento delle politiche socio-sanitarie, assistenziali ed educative e avallando di fatto le scelte decisionali in ambito di programmazione dei servizi, con il solo obiettivo di ridurne i costi di gestione, compromettendo la qualità e la continuità dei servizi pubblici. In tema di Asp siamo ancora in attesa, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni,  del rispetto degli impegni assunti in sede di Conferenza socio-sanitaria territoriale per discutere il futuro assetto delle Asp della nostra Provincia”.

Da parte della FP Cgil la richiesta “è quella di investire in personale stabile attraverso l’elaborazione di piani di assunzione con l’avvio di regolari procedure concorsuali su base provinciale oggi consentite, per garantire l’adeguamento degli organici al fabbisogno delle Asp, limitare la precarietà e garantire gli standard  quali-quantitativi necessari all’organizzazione del lavoro in un settore così delicato come quello del welfare”.

Conclude il sindacato: “Esprimiamo quindi forte contrarietà ad ogni tipo di soluzione che prefiguri il conferimento di questi servizi  all’azienda speciale, già  individuata come ente strumentale per la gestione dei servizi socio-educativi, in forte ritardo rispetto il percorso delineato al momento della sua istituzione risalente al 2011 in quanto al suo interno convivono ancora lavoratrici e lavoratori con trattamenti contrattuali differenti, assumendo talvolta provvedimenti e decisioni tali da  penalizzare i propri dipendenti. Per tutte queste ragioni non è più rinviabile il confronto che chiediamo avvenga in tempi rapidi e certi, anche per ripristinare un clima di  collaborazione e riconoscimento delle parti sociali troppo spesso estromesse dal loro ruolo di rappresentanza delle istanze dei lavoratori e dei cittadini”.

A stretto giro di posta arriva la risposta dei sindaci dell’Unione dei Comuni Bassa reggiana: “Apprendiamo con stupore dalla stampa locale che la Cgil considera incerto il futuro dei servizi sociali nella bassa reggiana. Innanzitutto vorremmo tranquillizzare i cittadini: gli otto Comuni della bassa investono stabilmente circa 30 milioni di euro all’anno sul sistema del welfare, e il futuro dei servizi non è mai stato così solido e certo. Se davvero sussistessero la mancanza di progettualità e sinergia citate nella nota sindacale, come sarebbe possibile erogare prestazioni di assistenza domiciliare a 456 persone, ad altre 341 pasti a domicilio, ospitare oltre 420 persone nelle nostre case protette e oltre 115 anziani nei centri diurni, erogare 162 assegni di cura, soddisfare 83 accoglienze temporanee di sollievo e accogliere 15 persone in strutture per demenze? Siamo il territorio che investe maggiormente sulla popolazione anziana: 9 case protette su 8 comuni e 71mila abitanti. Un record nazionale. Visto che con poco garbo i sindacati ci confrontano ad altre aree, chiediamo loro di andare fino in fondo nell’analisi: qui sappiamo fare sistema da molto tempo e lezioni di maniera non le accettiamo”.

E aggiugono: “Per noi la discussione sui modelli gestori viene a valle di un dibattito sulle politiche di welfare. Siamo in un contesto generale complesso, che sta finalmente trovando traccia a livello regionale nella stesura del nuovo piano socio sanitario 2017-2019. Il sindacato piuttosto che muovere spettri e istillare insicurezze nella cittadinanza si sieda ai tavoli per definire un modello di welfare distrettuale moderno e semplificato. Ricordiamo che la bassa reggiana con delibera di comitato di distretto maggio 2014 ha approvato l’accordo di programma ai sensi della legge regionale 12/2013 “riordino forme di gestione socio sanitarie” in cui si indicava come scelta prioritaria (tra Asp e gestione diretta) il modello unico dell’Azienda Speciale con decorrenza 2017, fatte salve analisi e valutazioni di fattibilità. Siamo in aprile 2016, abbiamo da poco messo a regime la dotazione del Servizio sociale integrato zonale con responsabile e coordinamento Servizio assistenza anziani, le riflessioni e analisi sono in corso. Nessuna fuga in avanti, nessuna intenzione di ridurre il perimetro dell’intervento pubblico, ma l’intenzione di riflettere con serietà sul miglior modello da adottare, perseguendo gli obiettivi prioritari della qualità e della sostenibilità”.

E concludono: “Per quanto riguarda l’Asp “Progetto Persona” bastano pochi dati per confutare le considerazioni del sindacato: in questi primi mesi l’azienda ha provveduto all’assunzione a tempo indeterminato di un operatore Oss, di 2 infermieri professionali, di un fisioterapista con assunzione a tempo determinato ed avviato l’iter per la formazione di una graduatoria per assunzioni di personale Oss a tempo determinato, in collaborazione con l’istituzione Millefiori di Novellara, che scadrà il 10 maggio. Anche qui lezioni sulla precarietà e sugli standard quali-quantitativi dell’organizzazione del lavoro fatichiamo ad accettarli. Precisiamo che la consistenza della gestione diretta dei servizi per le persone anziane, con il recente ingresso dei servizi del territorio di Brescello è aumentata ed è obiettivo del consiglio di amministrazione, su input delle amministrazioni di riferimento, adoperarsi per svolgere un ruolo di razionalizzazione, omogenizzazione ed integrazione tra i servizi dei diversi territori comunali, in un ottica di messa a sistema delle risorse e delle peculiarità e vocazioni dei territori. Tale riorganizzazione ha come obiettivo principale la continuità della qualitàdel servizio erogato per il benessere degli ospiti. Una reazione corretta prevede un oggetto di dialogochiaro: miscelare programmazione, gestione, Asp e Azienda speciale ci pare una modalità utile a generare confusione e non certo un confronto costruttivo”.