Processo Aemilia, la Cgil: “Riutilizzare subito beni confiscati”

28 aprile 2016 | 17:55
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Processo Aemilia, la Cgil: “Riutilizzare subito beni confiscati”

Il sindacato: “Preoccupante leggere che restano blindati in attesa dell’appello”

REGGIO EMILIA – La tranche bolognese del processo Aemilia si e’ chiusa venerdi’ con 58 condanne, e ora la Cgil Emilia-Romagna, parte civile nel processo, chiede che vengano riutilizzati subito i beni confiscati. Anche perche’, scrive in una nota il coordinatore regionale Legalita’ e Sicurezza del sindacato Franco Zavatti, e’ “preoccupante leggere, anche dopo l’ultima sentenza, che quei beni del clan confiscati, in attesa dell’appello, sono e resteranno ”blindati'”.

Nella nota, Zavatti osserva che “significativamente, la sentenza fa anche riferimento alla norma che definisce il reato di ”intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, meglio noto come ”caporalato””. Tra i 58 imputati finora condannati, infatti, ci sono ben 20 “imprenditori” con sede nelle province di Parma, Reggio Emilia e Modena. Per quanto riguarda gli ordini di confisca, la Cgil ricorda che “ben 30 sono le imprese e societa’ confiscate: 21 di Reggio, otto di Parma e una di Modena”, che operano nei settori “tipici all’esposizione degli interessi ‘ndranghetisti, come edilizia, ristorazione, autotrasporto, immobiliare, costruzione porti e aeroporti, legno e componentistica”. Nelle stesse tre province sono stati anche confiscati 18 terreni, 85 tra unita’ immobiliari e appartamenti, interi complessi residenziali per circa 20 milioni di euro, e una decina di autocarri, rimorchi, mezzi di lavoro ed auto di lusso.

Il punto centrale per la Cgil, pero’, e’ quello “relativo al destino, all’utilizzo e alla tutela dal degrado o fallimento dei patrimoni sequestrati e confiscati”. Per le 30 ditte emiliane, tutte Srl, confiscate, ad esempio, il sindacato chiede di “individuare con urgenza una sede qualificata che, dopo aver “scremato” le imprese di fatto gia’ in liquidazione o quelle di copertura, possa poi consentire di concentrare gli sforzi e i sostegni efficaci sulle aziende che effettivamente gestiscono patrimoni reali, lavoro e mercato effettivo, e lavoratori dipendenti che andranno tutelati e tenuti in regola”.

Lo stesso vale per l’ingente patrimonio sequestrato preventivamente e nel processo. Al tempo stesso, chiosa la Cgil, “la grande entita’ dei beni patrimoniali richiede un’immediata destinazione, a fronte delle tante emergenze sociali ed economiche e dei tanti possibili ”utilizzi temporanei””, e da questo punto di vista, secondo il sindacato, l’Emilia-Romagna “potra’ compiere, con il Testo unico su Legalita’ e Appalti in cantiere, esperienze innovative e condivise”.

I beni confiscati alle mafie saranno anche al centro, questa volta dal punto di vista del cibo e dei prodotti coltivati sui terreni sottratti alla criminalita’ organizzata, nella quinta edizione del festival regionale “Aut/Aut”, in programma dal 4 all’8 maggio in otto Comuni bolognesi e modenesi. Il programma del festival, visibile sul sitowww.autautfestival.ite presentato oggi a Bologna, prevede incontri, spettacoli e laboratori di cucina riservati ai giovani under 30, che guidati dagli esponenti di tre cooperative che lavorano territori confiscati cucineranno tre “pranzi popolari” domenica 8 maggio a Valsamoggia, in provincia di Bologna, e a Castelfranco Emilia e Castelvetro, in provincia di Modena.

Prevista anche la presenza del giovane filmmaker Pietro Pinto, che realizzera’ un cortometraggio sul tema “cibo e legalita’”, che sara’ proiettato in anteprima il 23 giugno al cinema estivo di Bazzano, nel Comune di Valsamoggia, girando alcuni spezzoni proprio durante il festival. L’evento, che vede coinvolte anche 18 associazioni, conta anche sul patrocinio dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, il cui presidente Antonio Farne’, dopo aver ricordato l”impegno antimafia dell’Ordine, che e’ parte civile nel processo Aemilia, tiene a sottolineare che “e” importante parlare di cibo e legalita’, perche’ il cibo e’ business, e la criminalita’ organizzata cerca sempre di infiltrarsi dove c’e’ business”.