Petrolio e veleni, la minaccia di un ricatto ai danni di Delrio

7 aprile 2016 | 08:52
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Petrolio e veleni, la minaccia di un ricatto ai danni di Delrio

Valter Pastena, consulente al Mise vicino a Gemelli, nelle intercettazioni dice al compagno della Guidi: “Finito sto casino usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi”. Delrio: “Fatto grave, presenterò un esposto in procura”. Costa: “Il dossieraggio è una pratica antidemocratica”. La solidarietà di Manghi e Vecchi

REGGIO EMILIA – La minaccia di un ricatto ai danni dell’ex sindaco di Reggio e ora ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio. C’è anche questo nelle intercettazioni dell’inchiesta relativa a “Tempa Rossa”, il Centro Oli che la Total sta realizzando a Corleto Perticara (Potenza), che ha già provocato le dimissioni del ministro Federica Guidi.

Secondo quanto riferito oggi da alcuni quotidiani, infine, nelle carte ci sarebbe anche una traccia di un tentativo di ricatto ai danni del ministro Delrio che sarebbe stato pensato da Valter Pastena, consulente al Mise vicino a Gemelli. Pastena parlando al telefono con il compagno del ministro Guidi, Gianluca Gemelli, indagato nell’inchiesta, gli dice: “Io ti devo parlare da vicino, molto da vicino… addirittura ti puoi togliere pure qualche sfizio… ma serio ti puoi togliere qualche sfizio..eh? tieni conto che i carabinieri prima che tu venissi là, sono venuti a portarmi il regalo in ufficio, perché tu non stai attento. Hai visto il caso di Reggio Emilia? Finito sto casino usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi… Tu non ti ricordi quello che io ti dissi, che c’era un’indagine, quelli che hanno arrestato a Mantova, a Reggio Emilia, i cutresi, quelli della ‘ndrangheta no, te l’ho detto, perché chi ha fatto le indagini è il mio migliore amico, e adesso ci stanno le foto di Delrio con questi”.

Pastena fa riferimento all’inchiesta “Aemilia” (il processo è attualmente in corso a Reggio, ndr) sul radicamento della ’ndrangheta in Emilia Romagna, nell’ambito della quale il ministro Delrio è stato sentito non da indagato, ma come persona informata dei fatti a proposito di un viaggio nel Comune di Cutro – gemellato con Reggio Emilia, di cui lui era sindaco – avvenuto nel 2009. Da quell’incontro non emerse però alcun rilievo nei confronti di Delrio.

Delrio: “Fatto grave, presenterò un esposto in procura”
Il ministro alle Infrastrutture, Graziano Delrio, replica: “Ho letto oggi da articoli di  stampa che sono al centro degli interessi di un comitato d’affari che non conosco, da cui non ho mai ricevuto pressioni o condizionamenti e tantomeno ricatti ai quali evidentemente non mi sarei mai sottoposto. Sono interessato, piuttosto, a sapere se esiste o è esistita un’attività di dossieraggio nei miei confronti, volta a screditarmi, basata su presupposti totalmente infondati. Attività che considererei molto grave non solo nei mei riguardi, ma anche verso ogni cittadino italiano che possa esser oggetto di tali attenzioni. Per questo motivo presenterò un esposto alla Procura”.

Costa: “Il dossieraggio è una pratica antidemocratica”
Sulla vicenda interviene anche il segretario provinciale del Pd, Andrea Costa, che scrive: “Il dossieraggio è una pratica antidemocratica e la minaccia al ministro Delrio è un problema per la garanzia democratica di questo paese. Non basta più fare il proprio lavoro, oggi bisogna guardarsi dal vento della diffamazione. Ho sentito giovedi privatamente Graziano per esprimere la solidarietà all’uomo, oggi la esprimiamo pubblicamente al politico a nome del Pd reggiano. L’esposto alla procura di Roma è la miglior risposta: gli uomini delle istituzioni si rivolgono alle istituzioni”.

La solidarietà di Manghi e Vecchi
Il sindaco di Reggio, Luca Vecchi e il presidente della Provincia, Giammari Manghi, scrivono: “Esprimiamo piena solidarietà al ministro Graziano Delrio, persona onesta e amministratore competente contro cui, apprendiamo dai giornali, era in corso un’attività di dossieraggio volta al tentativo di realizzare un ricatto. Come lo stesso Delrio ha ricordato, sono molte le sue azioni, la nomina di Gratteri e tante altre, che possono aver infastidito cricche di varia natura. Davanti a uno schema purtroppo noto in Italia, anche nel recente passato, chiunque abbia a cuore la democrazia mai deve dar credito alla versione dei ricattatori mentre, al contrario, occorre fare piena luce per disarticolarne il disegno criminogeno. In questo senso, auspichiamo una rapida indagine, che faccia piena chiarezza su quanto si stava tramando e col contributo di chi, peggio ancora se pezzi dello Stato, come informano le cronache dell’inchiesta di Potenza”.