Miliardi nei paradisi fiscali, le accuse ai leader del mondo

4 aprile 2016 | 09:20
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Miliardi nei paradisi fiscali, le accuse ai leader del mondo

Lo denunciano milioni di documenti fatti trapelare sui media internazionali. Sarebbero coinvolte, tra le altre, persone vicine a Putin, al leader cinese Xi Jinping e al presidente ucraino Poroshenko, al leader britannico Cameron, ma anche sportivi come Messi e Platini e artisti come Jackie Chan. Fra gli italiani ci sono Luca di Montezemolo, lโ€™imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante, coinvolto in unโ€™inchiesta per truffa con Marcello dellโ€™Utri, il pilota Jarno Trulli oltre a Ubi e Unicredit

REGGIO EMILIA โ€“ Un nuovo caso Wikileaks suote il mondo politico e finanziario ma non solo. I numeri arrivano da una enorme fuga di notizie, chiamata โ€˜Panama Papersโ€™. Si tratta di informazioni di una gigantesca massa di denaro che sarebbe stata dirottata da studi legali internazionali e banche verso paradisi fiscali per conto di criminali, leader politici e funzionari dโ€™intelligence. Lo denunciano milioni di documenti fatti trapelare sui media internazionali. Fra i beneficiari di questi schemi vi sarebbero persone indicate come vicine al presidente russo Vladimir Putin, familiari del leader cinese Xi Jinping, del presidente ucraino Poroshenko, del re saudita, dei premier di Islanda e Pakistan.

Fra gli italiani ci sono Luca di Montezemolo, lโ€™imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante, coinvolto in unโ€™inchiesta per truffa con Marcello dellโ€™Utri, il pilota Jarno Trulli oltre a Ubi e Unicredit.

Nella lunga lista di nomi coinvolti nello scandalo dei paradisi off-shore rivelato dai โ€˜Panama Papersโ€™ ci sono parenti e persone vicine al presidente siriano Bashar Al Assad, ma anche il defunto Muammar Gheddafi e lโ€™ex presidente egiziano Hosni Mubarak. Lo riporta la Bbc. Lโ€™elenco continua ad allungarsi di ora in ora e spazia dalla politica, allo spettacolo, allo sport. Tra gli altri ci sono i nomi del presidente dellโ€™Argentina Mauricio Macri, di parenti del presidente dellโ€™Azerbaigian Ilham Aliyev.

Le rivelazioni sono contenute in milioni di documenti (denominati Panama Papers) fatti trapelare da uno studio legale non molto noto, Mossack Fonseca, ma con sedi a Miami, Hong Kong, Zurigo e 35 altre localitaโ€™. Documenti passati al giornale tedesco Suddeutsche Zeitung e da questo condivisi poi con un pool di reporter investigativi di vari media internazionali fra cui i britannici Guardian e Bbc. Per lโ€™Italia lโ€™esclusiva รจ de Lโ€™Espresso. Il Guardian si concentra in apertura della sua edizione online solo su Putin, che viene ritenuto coinvolto indirettamente attraverso la figura di Sergei Roldugin: un musicista, indicati fra i migliori amici del presidente russo e padrino di una delle sue figlie, che sarebbe il terminale almeno nominale di uno spostamento di due miliardi di dollari partiti da Bank Rossya, un istituto di credito guidato da Yuri Kovalciuk, che gli Usa sostengono essere una sorta di banchiere del Cremlino, indirizzati verso Cipro e il paradiso off-shore delle Isole Vergini Britanniche.

Sospetti che peraltro il Cremlino respinge come una montatura, assicurando che la Mosca ha i mezzi per difendere in sede legale la reputazione di Putin. Altri media coinvolti nella rivelazione di questi leaks allargano da parte loro il campo delle personalitaโ€™ al centro dei sospetti. Personalitaโ€™ fra cui figurano esponenti dello spettacolo e dello show business, accanto a criminali e trafficanti, ma anche altri leader politici o persone a loro vicine. Haaretz, oltre a soffermarsi su businessman e personaggi pubblici israeliani, cita ad esempio aziende che secondo le carte dello scandalo farebbero riferimento ai capi di governo di Islanda e Pakistan.

E inoltre somme sottratte al fisco da familiari di Xi Jinping, dal re dellโ€™Arabia Saudita o da suoi figli, dalla famiglia del presidente filo-occidentale ucraino Poroshenko. Nei documenti anche societaโ€™ che sarebbero riconducibili a 33 sigle o individui inseriti nella lista nera degli Usa, per connessioni con i signori della droga messicani, con organizzazioni definite terroristiche come gli Hezbollah sciiti libanesi e con Stati come Corea del Nord o Iran.