Mafie, il processo Aemilia resta a Reggio

27 aprile 2016 | 14:39
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Mafie, il processo Aemilia resta a Reggio

Respinte le eccezioni preliminari sullo spostamento del processo a Catanzaro. Pasquale Brescia chiama come teste Giuseppe Pagliani. Fra i testimoni anche Graziano Delrio, Maria Sergio e Luca Vecchi e i calciatori Bonucci, Marchisio e Iaquinta

REGGIO EMILIA – Resta a Reggio Emilia il maxiprocesso alla ‘ndrangheta emiliana di ”Aemilia”, che potrebbe veder rientrare in dibattimento (almeno come richiesta della difesa di Pasquale Brescia, che lo ha citato come teste a discarico) il consigliere comunale Fi Giuseppe Pagliani, assolto venerdi’ scorso dal Gup di Bologna dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Saranno circa 1.300 i testimoni che sfileranno nell’aula bunker del processo Aemilia nei prossimi due anni. Tra questi c’è Maria Sergio (ex dirigente all’urbanistica del Comune di Reggio) e suo marito, il sindaco di Reggio Luca Vecchi. Verranno sentiti anche il sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli, il senatore Carlo Giovanardi e il ministro ai Trasporti Graziano Delrio. Ma ci sono anche i calciatori Leonardo Bonucci e Claudio Marchisio, chiamati dalla difesa del collega Vincenzo Iaquinta curata dall’avvocato Carlo Taormina.

Sono le prime novita’ della terza udienza del maxiprocesso, che viene celebrato oggi con 43 parti civili e 147 imputati nell’aula speciale allestita nel cortile del Tribunale. Il collegio presieduto da Francesco Maria Caruso, che condanno’ i poliziotti dell’omicidio Aldrovandi (Rat e Beretti a latere) ha respinto le eccezioni preliminari sullo spostamento del processo a Catanzaro. Nella scorsa udienza il pm della Dda Beatrice Ronchi aveva gia’ ribattuto all”argomento delle difese – sul presunto ”cervello” calabrese dell’organizzazione – sottolineando che le cosche emiliane si sono rese “autonome” da tempo e non hanno “nulla a che vedere dal punto di vista gerarchico con Cutro”.

Sistemata la questione della competenza territoriale, il collegio dovra’ valutare anche la richiesta della famiglia Bianchini (i costruttori di Finale entrati nella black list della Prefettura e sempre difesi da Carlo Giovanardi) di avere come teste a discarico il tecnico del Comune di Finale Emilia Giulio Gerrini. Gerrini, che affido’ contestatissimi appalti post terremoto proprio alla ”Bianchini”, venerdi’ scorso e’ stato condannato per abuso d’ufficio dal gup di Bologna a 2 anni e 4 mesi, ma non gli e’ stata riconosciuta l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa.

Sulla Bianchini pende anche la richiesta di risarcimento da 25 milioni di euro avanzata dal Comune sede dell’azienda, San Felice sul Panaro, e che e’ relativa ai costi di smaltimento della montagna di cemento amianto che sorge nel comune del modenese. Il collegio presieduto da Caruso ha poi ammesso numerose parti civili, a partire dal Comune di Reggio Emilia, che chiede 5 milioni di risarcimento. Fra le parti civili ammesse la fondazione antiusura di Libera “Interesse Uomo” con sede a Potenza ma attiva in tutta Italia, con sportelli “Sos Giustizia” anche a Modena e Reggio Emilia (fonte Dire).