Jobs act, Mora attacca: “La montagna ha partorito il topolino”

10 marzo 2016 | 14:52
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Jobs act, Mora attacca: “La montagna ha partorito il topolino”

Secondo la Cgil sono solo 35 i posti prodotti nel 2015 da Renzi a fronte della valanga di miliardi spesa. Ci sono 36mila disoccupati in provincia. L’attacco a coop e mondo imprenditoriale: “Hanno distrutto pezzi di realtà produttive”

REGGIO EMILIA – “La valanga di miliardi messi sul piatto da Renzi ha partorito il topolino”. Il roditore sarebbe rappresentato, secondo il segretario provinciale Guido Mora che snocciola insieme a Vanna Gelosini i dati della Cgil, dai 35 nuovi assunti nella nostra provincia grazie al Jobs act al netto dei contratti a termine preesistenti trasformati in contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti. Il resto sono solo contratti precari a vario titolo secondo il sindacato.

Se la situazione fosse tale anche in altre province, sicuramente si potrebbe parlare di un flop, soprattutto considerando il costo di questa misura che è 1,86 miliardi di euro nel 2015, 4,88 miliardi nel 2016 e oltre 5 miliardi nel 2017. L’operazione, ovviamente, avrà una coda anche nel 2018, pari a 2,9 miliardi di euro. Complessivamente, il costo per i nostri conti pubblici dovrebbe essere di circa 15 miliardi di euro.

I numeri: 36mila disoccupati
Secondo i numeri forniti dal sindacato, infatti, per quanto a livello nazionale si siano registrati timidi segnali positivi, il quadro complessivo sul territorio mantiene caratteristiche di precarieta’ dei rapporti e sostanziale stallo occupazionale. In provincia di Reggio, in particolare, la disoccupazione aumenta dell’8% e quella giovanile dello 0,8%, alimentando un bacino di oltre 36.000 disoccupati. Gli avviamenti al lavoro nel 2015, al netto della trasformazione dei contratti preesistenti a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato a tutele crescenti e delle cessazioni, sono stati invece appena 35. Vale a dire il 16% di quelli complessivi registrati lo scorso anno.

Mora e Vanna Gelosini della segreteria territoriale dicono: “Si segna un’inversione ma non c’e’ un reale aumento, perche’ il resto dei lavoratori contrattualizzati sono precari a vario titolo”. Per contro, con il venir meno delle tutele determinato dalle politiche nazionali, si sono moltiplicati i licenziamenti effettuati dalle aziende per giustificati motivi di natura economica, di cui un esempio macroscopico e’ la vertenza aperta dalla Fiom sui 3 licenziamenti alla Tecnogear di Cavriago. Su questo fronte si parla di stime perche’ gli ultimi dati disponibili (190 licenziati) sono quelli del 2013.

“Licenziamenti Fornero, dati secretati da direzione territoriale del lavoro”
“La direzione territoriale del lavoro – ne approfitta per denunciare Gelosini – non ha ancora fornito i dati. Sembra che siano secretati. Ma di certo noi li stimiamo in crescita”. Altro fenomeno “deleterio” sottolineato e’ quello dell’utilizzo dei voucher che, spiega il segretario Mora, “non sono posti di lavoro come vuol fare credere il governo, ma strumenti con cui spesso viene pagata una minima parte delle retribuzioni e utilizzati per coprire le prestazioni effettuate in nero dai lavoratori”.

A riprova della stagnazione in cui versa il lavoro provinciale contribuiscono poi i dati degli ammortizzatori sociali che, seppur in calo, registrano puntualmente ogni mese uno “zoccolo duro” di circa 11.000 lavoratori coinvolti. Piu’ in generale, osserva con preoccupazione la Cgil, “sta radicalmente cambiando il panorama industriale del territorio che si sta trasformando da una provincia a vocazione manifatturiera in scena imprenditoriale commerciale o di servizio”. Non a caso nel 2015 le imprese manifatturiere registrate alla Camera di commercio sono il 14,5% a fronte di un 40% abbondante di imprese di servizi.

L’attacco alla cooperazione
Sollecitato su una domanda relativa ai problemi che sta vivendo anche il mondo cooperativo, in particolare relativa alla situazione della ex Cormo, Mora ha detto: “Il mondo cooperativo non ha voluto sanare per ora il problema della sede di San Martino in Rio e non ha messo in piedi un progetto che fosse sostenibile sul mercato”. Poi si è a lanciato in un’accusa più ad ampio raggio: “Le forze imprenditoriali, compresa la cooperazione, purtroppo hanno distrutto pezzi importanti della nostra realtà produttiva. Noi, a suo tempo, gli allarmi li avevamo lanciati ma nessuno ci aveva ascoltato”.

L’azione del sindacato, tra l’altro, prosegue in questo momento con la presentazione della “carta universale dei diritti del lavoro”. Una proposta, conclude Mora, “per rimettere al centro i diritti che riteniamo fondamentali: quelli della tutela dei lavoratori, della rappresentanza sindacale e ispirati ai valori della Costituzione”. Un modo per ricondurre sui giusti binari il mondo del lavoro, “senza esborsi miliardari come quelli fatti con queste leggi, che hanno prodotto ben pochi risultati”.