“I Comuni non facciano cassa vendendo azioni Iren”

23 marzo 2016 | 20:40
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“I Comuni non facciano cassa vendendo azioni Iren”

Sel contraria alla modifica dello statuto: “Operazione contraria all’interesse pubblico”. L’accusa: “Come forza di maggioranza non siamo stati coinvolti o informati”

REGGIO EMILIA – “Votiamo no alla modifica dello statuto Iren che agevola la vendita delle azioni dei comuni ben sotto il 51%”, è la sollecitazione-promessa  che il coordinamento provinciale di Sel annuncia per voce di Michele Bonforte.
Per Sinistra e LIbertà “la proposta dei sindaci soci di Iren di scendere sotto il 51% apre alla sua privatizzazione definitiva. L’introduzione del voto maggiorato è la favola bella che ci viene raccontata per farci credere che il controllo rimarrà saldamente in mano pubblica. Forse per qualche mese si possono frenare gli effetti della privatizzazione, ma in realtà si rimuove ogni ostacolo reale ad investitori privati per scalare Iren”.

Il tutto in un contesto nazionale in cui  “in parlamento il Pd affossa la legge sull’acqua bene comune, rendendo pressoché impossibile la gestione pubblica del Servizio Idrico Integrato. Nello stesso tempo la Legge Madia licenzia i suoi decreti attuativi dove il ruolo pubblico nella gestione dei Servizi Pubblici è svuotato, mentre l’opzione del mercato e della finanza diventa ‘quasi’ una scelta obbligata”.
Il timore che si sta concretizzando è quello di un mercato “sempre più concentrato nelle mani delle super utilities a dimensione globale”.

Ritornando a Iren, per Bonforte “è evidente come si sia lavorato molti mesi per arrivare alla proposta di nuovo statuto, con frequenti incontri tra sindaci e azienda” ma Sel “come forza di maggioranza, non è stata coinvolta o informata, neanche in occasione del dibattito in consiglio comunale sul futuro della gestione dell’acqua”. Il giudizio è netto: “Questa operazione è contraria all’interesse pubblico e dettata solo da ragionamenti di corto respiro: fare cassa con le azioni per avere un tesoretto da spendere sul territori. Ma questa operazione è una tantum, per cui poco lungimirante. Cosa vale l’incasso immediato dei proventi della vendita se poi in pochi anni questo sarà compensato dai minori dividendi per diventare rapidamente un affare in perdita per le casse pubbliche?”.

Sel si dice consapevole del fatto che molti sindaci siano indotti all’operazione dai tagli che si abbattono sui  bilanci: “Ma allora occorre avere il coraggio e la forza di denunciare le politiche del Governo nazionale che strozza gli enti locali, invece di tamponare le difficoltà vendendo ciò che si è costruito con i sacrifici delle generazioni passate”. Iren inoltre “dovrebbe essere ricondotta dai soci a pratiche più corrette in termini di trattamento degli utenti e soprattutto dei lavoratori, come denunciato dai recenti scioperi”.