Crisi, la Cisl propone un patto per il lavoro

4 febbraio 2016 | 17:29
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Crisi, la Cisl propone un patto per il lavoro

Margherita Salvioli: “Persi 7mila posti di lavoro, “prioritario” e’ il rilancio del ruolo del manifatturiero e lo sviluppo della contrattazione di secondo livello”

REGGIO EMILIA – Dopo quello attivato a Modena circa un anno fa, la Cisl dell’Emilia centrale propone anche a Reggio Emilia un patto territoriale sul fronte del lavoro e della coesione sociale. Il documento, illustrato questa mattina dal segretario generale William Ballotta insieme alla segretaria generale aggiunta di Reggio, Margherita Salvioli Mariani, prende le mosse dai dati del report 2016 su lavoro e coesione sociale, il primo elaborato dalla Cisl Emilia Centrale, che indaga attraverso diverse fonti (camerali, Centro per l’impiego, Istat, dei Centri d”Ascolto, e delle stesse rilevazioni Cisl) l’evoluzione del lavoro in provincia, ma anche le dinamiche sociali ad esso collegate.

Da qui la proposta del patto, che si propone come una sorta “di contenitore” per legare insieme buona occupazione e welfare. “Le mutate condizioni del lavoro a Reggio Emilia dovranno portare a una rinnovata coesione sociale. Per questo proponiamo un patto territoriale per far fronte a esigenze di persone e famiglie fortemente mutate (in consistenza e bisogni) durante i sette anni della crisi”, spiega Salvioli Mariani. “Anni nei quali – aggiunge – abbiamo assistito alla perdita di 7.000 posti di lavoro, pari alla forza occupazionale di un intero Comune reggiano di media-grande dimensione”.

Nello specifico, per rilanciare la crescita complessiva del territorio “prioritario” e’ il rilancio del ruolo del manifatturiero e lo sviluppo della contrattazione di secondo livello (aziendale o territoriale). A questo proposito, sottolinea Ballotta, “anche per Reggio e’ possibile tradurre il patto regionale per il lavoro con particolare attenzione alle caratteristiche dei singoli distretti produttivi”.

Inoltre anche nel reggiano la Cisl ravvisa la necessita’ di programmare interventi per la riqualificazione del patrimonio edilizio, di “potenziare la formazione professionale e riconversione dei lavoratori”, e di un piano infrastrutturale per mettere a valore l’Alta velocita’ ferroviaria”. Tutto questo, secondo i segretari, deve scaturire da un percorso partecipato in cui “potranno trovare risposta la riorganizzazione della Pubblica amministrazione, la riduzione degli sprechi e la semplificazione delle procedure amministrative”.

All’orizzonte anche il tema della fusione tra Comuni (cosi’ come avviato con Ventasso da inizio anno), oltre ai servizi rilanciare, puntando in particolare sul “welfare di relazione” (portierato sociale, infermiere di comunita’). Si’ anche a un piano per edilizia residenziale sociale ed a una politica per il trasporto pubblico ecocompatibile. Attuale e da rafforzare infine e’ la cultura della legalita’ e anche il controllo degli appalti pubblici. Su questo punto Ballotta e Mariani esprimono la vicinanza della Cisl al sindaco Luca Vecchi per le intimidazioni ricevute in questi giorni.

Tornando ai dati, ci sono luci e ombre. L’andamento occupazionale degli ultimi anni fa pensare a un trend in leggera salita. La forza lavoro veleggia verso le 234.000 unita’ rispetto alle 230.000 del 2014, eppure dal 2008 si sono persi ben 7.000 posti. Ma il saldo avviamenti-cessazioni nel 2015 torni positivo (dopo tre anni in negativo), con un +2.500 persone avviate al lavoro (44.587 contro le 42.090 cessate).

Sull’aumento influiscono gli incentivi governativi per le imprese, che assieme al Jobs act hanno consentito una maggiore stabilizzazione dei tempi determinati (che, infatti, calano del 7,45%) e riguardano il 54,5% dei lavoratori. Per contro i contratti a tempo indeterminato aumentano del 7,3% (e rappresentano il 19% del lavoratori). Praticamente scomparsi Cocopro e apprendistato (-1,4%), ma aumenta pero’ il lavoro interinale del 4,8% che riguarda esattamente un addetto su quattro. “Un sistema quindi in lieve ripresa, ma ancora fragile e non strutturalmente saldo”, spiega Mariani.

Sempre in tema di lavoro si evidenzia come i disoccupati nel 2008 (inizio della crisi) erano il 2,3% (15.332 lavoratori), mentre nel 2015 raggiungono circa il 7% (34.644) Sono quindi piu’ che raddoppiati in termini assoluti, triplicati in termini relativi. I fallimenti delle imprese sono rallentati, ma il conto da pagare e’ stato salato: nel 2015 sono 96 le procedure attivate al Tribunale rispetto alle 157 del 2014 e alle 167 del 2013. Anche i concordati sono in diminuzione: in tre anni si e’ passati da 58 a 14. Eppure nel complesso il sistema in questi anni si e’ pero’ “svuotato”, con la perdita di quasi 400 aziende e la nuova imprenditoria ha sofferto.

Non sono pero’ solo le dinamiche occupazionali a preoccupare la Cisl, secondo cui “la crisi ha fatto sentire maggiormente il suo peso sociale anche a causa dei cambiamenti all”interno dei nuclei famigliari”. Infatti le famiglie con un solo componente in 40 anni sono quintuplicate, passando da 14.000 a 70.000 e da poco piu’ di un decimo del totale dei nuclei famigliari sono diventate un terzo. Le famiglie insomma si “spacchettano” e aumentano le esigenze, soprattutto di tipo socio sanitario e non solo per gli anziani.

Sullo sfondo, infine, i dati della Caritas sulle “nuove poverta’” a cui “secondo noi vanno aggiunte anche tutte le persone in stato di disagio che ancora non sono intercettate”. Per questo, conclude Ballotta, “si riparte solo tutti insieme valorizzando il territorio” (fonte Dire).