2016, Odissea al pronto soccorso

14 febbraio 2016 | 17:54
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2016, Odissea al pronto soccorso

Quattro ore e mezzo per essere visitati e due ore di attesa per un’ambulanza

REGGIO EMILIA – I lettori vorranno perdonare il cronista se, una volta tanto, racconta una storia personale. Lo faccio solo perché spero che sia utile e che, magari, possa spronare altri a raccontare e ad inviare testimonianze al nostro giornale su quello che è accaduto a loro.

Ieri sera sono andato al pronto soccorso di Reggio Emilia perché mio padre, che ha 78 anni, era caduto in casa, per un improvviso mancamento, senza perdere conoscenza, e aveva battuto la schiena violentemente, tanto che è stata necessaria un’ambulanza per portarlo in ospedale dato che non riusciva più ad alzarsi e a muoversi.

Siamo arrivati al pronto soccorso del Santa Maria Nuova alle 20. A mio padre è stato assegnato un codice verde. Nonostante la struttura non fosse particolarmente affollata, è entrato per la visita solo verso le 21,30. E’ stato visto da una dottoressa e poi è stato messo in una saletta. Poi lo hanno portato a fare i raggi. Nel frattempo erano arrivate circa le 23. Una dottoressa è uscita e mi ha detto che poteva andare a casa dato che non aveva fratture e che il mancamento, secondo lei, era da attribuire al fatto che si era alzato troppo in fretta dopo essersi chinato.

Io ho ribattuto che non poteva praticamente muoversi e che, magari, sarebbe stato meglio se passava qualche notte in ospedale anche perché a casa sua moglie non era in grado di sollevarlo dal letto e assisterlo visto che non poteva muoversi. A quel punto è stato mandato in ortopedia e poi è tornato nella saletta. Verso mezzanotte e trenta mi è stato ribadito che non c’erano posti letto e che in quelle condizioni se ne poteva tornare a casa, perché poteva essere curato anche lì.

E’ stata chiamata un’ambulanza. Mi hanno detto che sarebbe arrivata presto. Abbiamo dovuto attendere fino alle due e mezza di notte per poterlo caricare sul mezzo e portarlo a casa.

La nostra permanenza al pronto soccorso è durata quindi circa sei ore e mezza (di cui due ore di attesa per un’ambulanza). Parlando con le persone che erano in quel momento al pronto soccorso del Santa Maria Nuova, mi è parso di capire che il loro tempo d’attesa non era molto diverso dal mio, se non maggiore. Al lavoro, in quel momento, c’erano due medici e non mi pare che ci fossero emergenze particolari.

Devo premettere che medici e infermieri che ci hanno assistito sono stati gentili e professionali e non ho nulla da rimproverargli. Sono a conoscenza dei tagli alla sanità e dei problemi di questo settore, ma mi chiedo in tutta onestà se è possibile che cittadini che pagano le tasse si trovino costretti ad attendere sei ore e mezzo per poi trovarsi un genitore rispedito a casa in quelle condizioni quando non è palesemente autosufficiente.

La replica del Santa Maria Nuova

“Gent.mo Paolo Pergolizzi,
abbiamo letto sul sito web Reggiosera  l’articolo dedicato al percorso che ha interessato suo padre al Pronto Soccorso di questo Ospedale in data 13 u.s. e abbiamo fatto le dovute verifiche a seguito delle quali riteniamo utile precisare quanto segue.

Risulta che il Sig. Antonio  abbia avuto accesso al PS per capogiri a domicilio e caduta con trauma lombare, venendo accettato al triage con codice verde alle ore 19.56. Si presentava lucido ed orientato con dolore nella sede del trauma. Risulta sia entrato nell’ambulatorio del medico alle 21.00 e alle 21.11 la dottoressa in turno registrava l’anamnesi e l’esame obiettivo.

Per inquadrare la situazione complessa del reparto è corretto segnalare che le ore 20.00 coincidono con il cambio turno del personale sia medico che infermieristico, cosa che implica necessari passaggi di consegne e relativo impegno di tempo.

A quell’ora, tra l’altro, risultavano in corso di gestione 18 pazienti e nelle ore in cui suo padre e lei siete rimasti in PS se ne sono aggiunti altri 21. Il completamento delle indagini relative a suo padre (esami di laboratorio e radiografici) avviene per le ore 23.00 mentre la visita ortopedica avviene successivamente. Alle 00.23 viene stilata la dimissione e chiamata l’ambulanza. il trasporto con la quale avviene alle 02.44.

Il tempo di gestione del paziente viene considerato accettabile rispetto alla organizzazione del percorso, non presentando condizioni prioritarie di emergenza-urgenza. Quanto al ricovero non vi erano fattori che lo giustificassero e, se fosse avvenuto, avrebbe avuto caratteristiche di inappropriatezza.

Quanto al tempo di attesa dell’ambulanza, è da ricondursi alla presenza di un unico mezzo in turno nella fascia oraria notturna. Il mezzo  risulta sia stato   impegnato ,  poco prima che fosse destinato a suo padre, nel trasporto di una persona anziana in località Cadelbosco Sopra, tragitto che ha richiesto tempi compatibili con la distanza.

Siamo senz’altro consapevoli che la soggettività dell’attesa, soprattutto per gli accompagnatori, non può tenere conto delle molte variabili che incidono sull’attività di un Pronto Soccorso e sui vincoli gestionali cui deve rispondere ogni organizzazione e comprendiamo bene il disagio avvertito.

Desideriamo, però, evidenziare che il nostro Pronto Soccorso affronta nelle 24 ore una media di oltre 190 accessi (con punte che superano i 250 nei periodi di picco epidemico), e una media oraria che oscilla fra gli 8 e i 10 casi, talvolta assai complessi e impegnativi.

Vogliamo, tuttavia, rassicurare sul fatto che nel percorso di valutazione di suo padre nulla è stato sottovalutato e che sia il personale, del quale ha giustamente riconosciuto l’impegno e la competenza, che l’organizzazione tendono a offrire ai pazienti il migliore servizio possibile stanti i vincoli che il sistema deve rispettare”.