Open. Co e Lavoranti in legno, sindacati sul piede di guerra

28 gennaio 2016 | 18:54
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Open. Co e Lavoranti in legno, sindacati sul piede di guerra

La Cgil, dopo l’incontro in Regione, accusa: “Piano Legacoop incompleto, manca la sede di San Martino in Rio”

REGGIO EMILIA – Nessun passo in avanti nella vertenza sulla crisi delle aziende Open.Co (negli stabilimenti di Reggio Emilia e Modena) e Lavoranti in legno (in quello di Ferrara), realta’ che occupano complessivamente circa 500 tra dipendenti e soci-lavoratori.

Nell’incontro che si e’ tenuto oggi sul tavolo della Regione, spiegano infatti Antonio Mattioli, della Cgil regionale, e Maurizio Maurizzi segretario della Fillea-Cgil dell’Emilia-Romagna, “la Lega delle cooperative si e’ presentata con una proposta incompleta e non rispondente agli impegni assunti con gli accordi del 23 ottobre e 1 dicembre del 2015”.

“In particolare – spiegano i sindacati – e’ stato proposto un piano industriale che non risponde alla continuita’ produttiva di tutti e tre i siti e dei conseguenti livelli occupazionali, e che vede per ora completamente assente la realta’ di S.Martino in Rio (Reggio Emilia)”. Il documento viene pertanto definito “non ricevibile”, dalle parti sociali.

I commissari liquidatori delle due societa’ hanno inoltre chiarito che e’ necessario avere piu’ tempo a disposizione per proporre soluzioni compiute e coerenti con la gestione commissariale. “Per quanto ci riguarda – ribadiscono Maurizzi e Mattioli – siamo fermi a quanto convenuto negli incontri precedenti ed in particolare con quanto previsto dal punto 4 dell’intesa dl 23 ottobre 2015 e cioe’ che ”le parti ribadiscono la necessita’ di intraprendere un percorso di specializzazione e di complementarieta’ che coinvolga tutti gli stabilimenti (Ferrara, S.Martino in Rio, Castelvetro)”. Intanto la Regione ha proposto di riaggiornare l’incontro che si dovra’ tenere nella seconda meta’ di febbraio.

“Come Cgil – afferma il sindacato – confermiamo che l’unica soluzione possibile passa attraverso un piano condiviso che, oltre a tenere conto di tutti e tre i siti produttivi, dia una risposta socialmente sostenibile all’occupazione e all’economia dei singoli territori”.

Il “sistema cooperativo non puo’ cavarsela con un’operazione di pura testimonianza, socialmente ed industrialmente insostenibile”, chiudono infine Cgil e Fillea, restando convinte “che da queste due realta’ in liquidazione possa nascere un soggetto industriale in grado di competere sul mercato e di rispondere a una responsabilita’ che l’impresa, ed in particolare la cooperazione, deve assumere come priorita’” (Fonte Dire).