Mafia, i frutti avvelenati del sacco edilizio

23 gennaio 2016 | 15:31
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Mafia, i frutti avvelenati del sacco edilizio

Ferrari, Vecchi e i reggiani ora raccolgono l’eredità di una stagione scellerata in cui la politica, ma non solo, ha chiuso un occhio davanti alle infiltrazioni mafiose

REGGIO EMILIA – Non è la prima volta che un politico del Pd inciampa sull’acquisto di una casa. Nel 2011 capitò al segretario del Pd, Roberto Ferrari, che acquistò la sua abitazione di Fabbrico (Ferrari è stato sindaco di quel paese prima di diventare assessore provinciale e poi segretario del partito, ndr) da Giuseppe Nocera, il costruttore edile di San Cipriano d’Aversa al quale nel dicembre 2011 la Dia di Napoli e i carabinieri di Caserta sequestrarono quote societarie (il sequesto è stato poi recentemente revocato dal tribunale) . Nocera era ritenuto dagli investigatori uno dei luogotenenti in Emilia di Michele Zagaria, il boss dei casalesi arrestato nell’autunno 2011 nel suo bunker campano.

Il sindaco di Fabbrico, probabilmente, non poteva sapere che Nocera sarebbe poi stato indagato. Neanche il sindaco di Reggio, Luca Vecchi, la cui moglie ha comprato casa da Francesco Macrì nel 2012, poteva probabilmente sapere che il costruttore edile, secondo quello che si sarebbe scoperto con l’indagine Aemilia, avrebbe avuto rapporti con i Vertinelli e che, anche lui, avrebbe avuto rapporti con la ‘ndrangheta. Nel caso di Ferrari camorra e nel caso di Vecchi ‘ndrangheta, ma la sostanza non cambia. Sempre mafia è.

Vecchi e Ferrari, dunque, avevano connivenze o rapporti con quegli ambienti? Difficile pensarlo, anche se qualcuno, in cerca di visibilità politica o di riscatto dopo vicende personali in cui, invece, non ha comprato case ma è stato indagato, prova a buttare tutto in un calderone e a mettere pure in relazione le origini calabresi della moglie del sindaco di Reggio, Maria Sergio, con quello che è successo.

Il punto, purtroppo, è un altro. Ovvero che decine di reggiani hanno acquistato case da costruttori, calabresi e campani che poi, nel corso degli anni, si è scoperto che sono stati arrestati e indagati per mafia. Il problema è che negli ultimi trent’anni abbiamo permesso che Reggio e provincia venissero invase da costruttori senza scrupoli che, come dimostrano le indagini, riciclavano i soldi della camorra e della ‘ndrangheta per costruire case, condomini e villette con un’espansione edilizia, soprattutto negli anni Novanta e primi Duemila che non ha pari nel nostro Paese.

La responsabilità, qui, è anche della politica che ha chiuso gli occhi di fronte a questo fenomeno massiccio preferendo intascare gli oneri di urbanizzazione che facevano comodo alle casse comunali senza porsi troppi problemi. E’ una storia raccontata più volte, ma i cui effetti nefasti arrivano ad oggi, fino all’inchiesta Aemilia con i suoi 140 imputati. Ora raccogliamo i frutti avvelenati di quel sacco edilizio.

Chi scrive ha memoria di politici che, fino a qualche anno fa (salvo poi diventare paladini dell’antimafia negli ultimi tempi), aggredivano i Cinque Stelle che in piazza manifestavano contro le infiltrazioni mafiose a Reggio. “Abbiamo gli anticorpi”, dicevano. Poi si è visto che anticorpi avevamo. La mafia ha comprato, corrotto e piegato ai suoi interessi, secondo quanto si legge nelle carte di Aemilia, commercialisti, imprenditori, anche di spicco, rappresentanti di associazioni di categoria, giornalisti, rappresentanti delle forze dell’ordine. Begli anticorpi, non c’è che dire.

Il Pd ci ha messo un anno e mezzo a chiedere le dimissioni del sindaco di Brescello, Marcello Coffrini. “A babbo morto”, come si suol dire. Quando, oramai, stava per farlo fuori il ministero degli Interni con un probabile commissariamento. Bello sforzo. Ferrari e Vecchi, sono vittime di questa situazione che si è creata perché, certo, non li si può accusare di avere rapporti con certi ambienti, ma ne sono anche responsabili insieme al loro partito che ha sottovalutato per decenni quello che stava accadendo in questa provincia.

Ora, si spera che, sgombrando il campo dalle manovre politiche per delegittimare Vecchi, ci sia la possibilità di aprire un capitolo nuovo in questa provincia (molti provvedimenti che si stanno prendendo in questi ultimi mesi,come ha ricordato anche il primo cittadino nella sua replica, fanno ben sperare, ndr) dove finalmente i politici, ma non solo, si rendano conto che servono misure drastiche e sempre più incisive per combattere quello che Aemilia ha scoperchiato, ma che era da tempo sotto gli occhi di tutti.