Il ministro Martina: “Mai un Lambrusco tedesco”

30 gennaio 2016 | 15:05
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Il titolare del dicastero dell’Agricoltura oggi ad Arceto a un convegno sul nostro vino in pericolo: “Daremo battaglia in tutto e per tutto. I vini italiani vanno difesi al cento per cento”

SCANDIANO (Reggio Emilia) – “Non ci sarà mai uno Champagne della Campania e un Lambrusco della Germania”. La battuta è del ministro all’Agricoltura, Maurizio Martina, che è intervenuto stamattina a un convegno che si è tenuto nella cantina di Arceto di Emilia Wine dal titolo “Lambrusco nel mondo. Una distintività da difendere, un distretto da valorizzare”.

All’iniziativa, promossa dalla vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato Leana Pignedoli, in collaborazione con il Consorzio di tutela dei vini dell’Emilia e dal Comune di Scandiano erano presenti anche l’assessore regionale Simona Caselli e l’eurodeputato Paolo De Castro.

Sono intervenuti al dibattito il presidente del Consorzio tutela vini Emilia Davide Frascari, il sindaco di Bomporto (Mo) Alberto Borghi, il sindaco di Scandiano Alessio Mammi e la senatrice Leana Pignedoli, vicepresidente della commissione Agricoltura del Senato. L’incontro è stato promosso alla luce della richiesta di alcuni paesi comunitari di liberalizzare il nome del vitigno.

Prima di entrare all’incontro, il ministro Martina ha detto ai giornalisti: “Il Lambrusco va difeso al cento per cento. Lunedì scorso c’è stato un incontro con il commissario Hogan a cui abbiamo chiesto di non fare passi indietro sulla regolamentazione delle Dop e delle Igp. Martedì c’è stata una proposta che ha migliorato la situazione, ma bisogna tenere il punto. Noi siamo per la conferma dell’attuale regolamento e per evitare qualsiasi modifica che metta in discussione una produzione di qualità come il Lambrusco. Daremo battaglia in tutto e per tutto. Abbiamo degli alleati importanti come Francia e quindi credo che vinceremo questa battaglia”.

Poi l’incontro di fronte a circa 500 persone che è stato promosso, come detto, alla luce della richiesta di alcuni paesi comunitari di liberalizzare il nome del vitigno. Come ha affermato in apertura  il sindaco Alessio Mammi “parlare di Lambrusco è parlare di Emilia, di questo territorio. Parliamo di una realtà che ha saputo fare squadra, conquistare fette significative di mercato ed essere non solo passato, ma soprattutto presente e futuro dell’agroalimentare italiano”  un futuro che come ha spiegato il presidente Frascari “faremo di tutto per impedire che venga cancellato. I numeri, d’altra parte, parlano più di qualsiasi parola: il distretto del Lambrusco ha un impatto socio economico dirompente, solo nelle province di Reggio Emilia e Modena coinvolge oltre 8000 famiglie di produttori, con un valore complessivo della produzione di 570 milioni di euro con proiezione all’aumento in termini superiori all’1% l’anno”.

Ma non è solo questione di numeri, spiega Leana Pignedoli “il Lambrusco ha fatto una strada ineguagliabile, si è conquistato un posizionamento importante attraverso un processo  di conquista di qualità, di organizzazione. Avere qui tutti i livelli istituzionali dai comuni all’Europa insieme ai produttori è una occasione unica per riflettere e affermare con forza che la distintività è un valore enorme in un mondo sempre più omologato. Per questo, il nostro, non è un atteggiamento chiuso da “difesa del campanile a prescindere”, Ma la valorizzazione di un fattore di competizione dell’Europa vitivinicola nel mondo”.

Un mondo cui si arriverà sempre di più se è solo se, illustra il sindaco di Bomporto Borghi “l’Emilia Romagna si attiverà per lavorare tutti insieme. Ci serve un elemento di trazione forte e io ritengo possa essere un distretto regionale del Lambrusco di alta qualità”. “La regione è pronta a raccogliere ancora una volta la sfida Lambrusco – ha incalzato l’assessore regionale Simona Caselli – abbiamo una norma che sino ad oggi ha lavorato bene e va difesa. La regione ci si è messa con forza. E la prossima settimana l’assemblea legislativa voterà un documento in questa direzione che spero abbia il più largo consenso politico, anche delle opposizioni, perché stiamo difendendo la nostra cultura, la nostra identità”.

Dello stesso avviso De Castro “è importantissimo dimostrarci ora più che mai uniti davanti all’Europa: i temi come questo toccano solo 5/6 Stati su 28. Le Tutele europee che abbiamo costruito è rafforzato per noi importantissime vanno mantenute, ma non basta, nel frattempo dobbiamo innovarci: esse valgono nell’Unione europea e basta. Per tutelare e affermare nostro Made in Italy ci serve sempre più garanzia di alta qualità e logistica. È su questi temi che dobbiamo lavorare parallelamente alla non liberalizzazione dei vitigni. Lambrusco è identità, cultura, storia.  Ma anche export, vendite, posti di lavoro. Per questo, organizziamoci”.

Hanno partecipato all’incontro, tra gli altri, il Prefetto di Reggio Emilia Raffaele Ruberto, l’eurodeputata Cecile Kyenge, i senatori Stefano Vaccari (Pd) e Maria Mussini (ex M5S oggi gruppo Misto), il deputato Giuseppe Romanini (Pd), il sottosegretario della Regione Emilia-Romagna, Andrea Rossi, i presidenti dei consorzi del Lambrusco di province attigue, associazioni di categoria e produttori.