Il petrolio costa meno del 2008, ma la benzina è più cara del 30%

23 dicembre 2015 | 15:52
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Il petrolio costa meno del 2008, ma la benzina è più cara del 30%

A spingere verso l’alto è la componente fiscale (+32% su 2008), rileva l’Ufficio studi della
Cgia di Mestre

REGGIO EMILIA – Il prezzo del petrolio è più basso del valore registrato nel dicembre del 2008 (41 dollari al barile), ma al distributore il pieno di benzina costa agli automobilisti italiani il 30% in più. Se, infatti, 7 anni fa un litro di benzina costava mediamente 1,115 euro al litro, in questi giorni il prezzo alla pompa tocca 1,451 euro al litro (+ 0,337 euro). A spingere verso l’alto è la componente fiscale (+32% su 2008). A darne notizia è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre.

“Ancora una volta – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – a spingere all’insù il prezzo del carburante è stata, in particolar modo, la componente fiscale. Se verso la fine del 2008 il peso dell’Iva e delle accise su un litro di benzina sfiorava i 75 centesimi, attualmente è pari a 0,99 euro al litro. In termini percentuali l’aumento della tassazione è stato del 32%”.

Tuttavia l’incremento non ha interessato solo l’Iva (passata dal 20 al 22%) e le accise, ma anche il prezzo industriale. Se verso la fine del 2008 quest’ultima voce era pari a 0,365 euro al litro, in questi giorni il prezzo è salito a 0,461 euro (+ 26,4%). Dai confronti con gli altri paesi europei emerge puntualmente come sui carburanti paghiamo troppe tasse. Se su un litro di benzina acquistato in Italia il nostro prezzo industriale è pari a 0,461 euro, solo il 3% in più rispetto alla media dei paesi dell’Area euro, l’Iva e le accise, invece, ci costano 0,99 euro al litro, ben 14,2 punti percentuali sopra la media.

“Tra i paesi che utilizzano la moneta unica – conclude Zabeo – solo i Paesi Bassi, con il 70,3%, hanno un’incidenza percentuale della tassazione sul prezzo alla pompa superiore alla nostra che ha raggiunto il 68,2%. Rispetto ai paesi che confinano con noi, invece, paghiamo la benzina il 14,4% più dei francesi, il 18,9% più degli sloveni e addirittura il 30,7% più degli austriaci”.

La Cgia, infine, chiede al Governo di intervenire e di eliminare tutta una serie di balzelli che gravano sul costo del carburante che non hanno più ragione di esistere: “Un taglio della componente fiscale – segnala il segretario della Cgia Renato Mason – oltre agli automobilisti avvantaggerebbe anche i piccoli trasportatori, gli autonoleggiatori, i tassisti, i padroncini e gli agenti di commercio che per l’ esercizio della propria attività il carburante costituisce una delle principali voci di costo”.