Il governatore Rossi: “Mi candido a segreteria Pd”

6 dicembre 2015 | 11:55
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Il governatore Rossi: “Mi candido a segreteria Pd”

Il presidente della Regione Toscana ha parlato in un teatro dell’Orologio gremito di fronte alla sinistra del Pd. L’attacco a Renzi: “La sua politica non ha grande respiro”. Mezzetti (Sel): “Dobbiamo lavorare per la ricostruzione di un centrosinistra con un forte impianto ulivista ripartendo dai territori”

REGGIO EMILIA – “Penso alla candidatura a segretario del PD. Dobbiamo riportare il partito alla sua ragione fondativa. Serve una rappresentanza radicale dei gruppi sociali che lo stanno abbandonando e che si rivolgono altrove”. Così si è espresso Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana e futuro candidato alla segreteria PD ieri in un Teatro Orologio gremito.

Insieme a lui Massimo Mezzetti, assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna e rappresentante di Sel, Chris Williamson, esponente del Labour Party inglese, e il giornalista Zaki Dogliani, collaboratore della BBC. A coordinare l’incontro Silvia Prodi, consigliera PD della Regione Emilia Romagna, e Mirko Tutino, assessore alle Infrastrutture e Beni comuni del Comune di Reggio Emilia. Gli ospiti sono stati accolti dal saluto del segretario provinciale del PD Andrea Costa.

Obiettivo dell’iniziativa, creare un’occasione di confronto politico sul Partito Democratico e sulla sinistra in Italia, ragionando insieme di diritti, uguaglianza e lotta alla povertà, con un occhio attento a quello che sta succedendo in Europa e in particolare nel Labour inglese.

“Il 2017 è lontano e darsi obiettivi sul medio periodo aiuta a vivere a lungo – prosegue il presidente toscano –. Penso alla segreteria, ma lo vedremo in seguito. Sono partito presto perché ritengo che dobbiamo evitare di ritrovarci tre mesi prima del congresso, secondo una logica dominante, a chiederci chi è il “ganzo” che ci farà vincere. Per ora mi sento investito di un compito: avere gambe forti per restituire nel paese e dentro il partito una sinistra non a vocazione minoritaria ma che si strutturi per rappresentare i ceti più deboli. Giovani, disoccupati, partite Iva, settori in sofferenza del mondo del lavoro dipendente. Renzi insegue eccessivamente un pragmatismo schiacciato sul consenso e questa politica alla lunga non ha grande respiro. Sono in corso processi di rinazionalizzazione e ci sono pezzi di società che si staccano dalla sinistra cercando altre strade. Il Pd in questo senso dovrebbe svolgere un ruolo decisivo, invece siamo molto deboli sull’Europa e sulla rappresentanza di certi gruppi sociali. La maglietta anti-renzi aiuta a fare i titoli, ma non risolve i problemi della sinistra che rischia di scomparire dall’Europa se non trova la sua ragione fondamentale. Corbyn nel Regno Unito ci è riuscito”.

“La principale ragione del successo di Jeremy Corbyn è perché ha offerto la speranza a milioni di persone – ha detto Chris Williamson, portando i saluti fraterni dei compagni del Labour Party – Corbyn ha rfiiutato la politica di austerity e ha proposto un’agenda in cui lo Stato ha un ruolo che offre un’opportunità a tutti. Una politica fatta in modo che chi ha le spalle più larghe possa sostenere i più deboli”.

Massimo Mezzetti si è soffermato sul rapporto tra Sel e Pd: “Se la sinistra smarrisce la sua anima, non c’è da stupirsi che le persone non vadano più a votare. Oggi la scelta per noi di Sel è obbligatoriamente di essere all’opposizione del governo centrale, ma una parte del mio partito fa un errore esiziale a pensare che tutto il Pd sia Matteo Renzi. Oggi dobbiamo lavorare per la ricostruzione di un centrosinistra con un forte impianto ulivista ripartendo dai territori. Non vogliamo consegnare il Pd all’idea che ormai sia un partito di centro e non possa più fare alleanze a sinistra”.

“Io il Corbyn italiano? – ha concluso il presidente Rossi –. Ho una storia di sinistra, ho qualcosa da dire, ho un’esperienza di governo e una certa coerenza. Sono da sempre contro le politiche di austerità. Ho rispetto per Bersani, ho combattuto insieme a Cuperlo, ma è ora di cambiare e anche quella sinistra dovrebbe fare una riflessione critica per essere credibile. La sinistra deve radicarsi di nuovo nel suo popolo, nella gente che vuole rappresentare. Oggi 20 milioni di persone sono in forte sofferenza. Un numero che forse è più grande e interessante della conquista di porzioni di centrodestra”.