Evasione fiscale, le nuove norme non la combattono

26 dicembre 2015 | 12:27
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Evasione fiscale, le nuove norme non la combattono

Andare in carcere per evasione, a differenza di altri Stati, oggi in Italia è praticamente impossibile. Recuperati appena 43 milioni in più rispetto all’anno scorso. Dimezzandola si potrebbero avere 335mila posti di lavoro in più

REGGIO EMILIA – Si parla spesso di lotta all’evasione fiscale. Tutti i governi dicono di farla ma poi, a parte qualche operazione di facciata tipo quelle a Cortina d’Ampezzo, non cambia molto. Secondo il nostro ministero dell’Economia, fonte governativa dunque, in un recente documento, non ci sono grandi soddisfazioni sul fronte della lotta all’evasione: “Il gettito derivante dall’attività di accertamento e controllo risulta in aumento dello 0,9% (+43 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”.

In effetti anche l’entrata in vigore delle nuove norme non aiuta visto che, come sappiamo, andare in carcere per evasione, a differenza di altri Stati, in Italia è praticamente impossibile. Uno dei decreti attuativi della delega fiscale, varato durante l’estate dal governo Renzi, stabilisce infatti che chi aggira il fisco con operazioni mirate solo a pagare meno tasse rischia al massimo una multa. ​

Poi c’è la depenalizzazione della dichiarazione infedele sotto i 150mila euro (prima con 50mila si rischiava il carcere​)​​ e di quella fraudolenta “mediante altri artifici”, non più reato se vengono sottratti al fisco meno di 1,5 milioni (la soglia precedente era di 1 milione).

L’Italia è un Paese con 122 miliardi di evasione annua stimata sui circa 1.000 dell’intera Ue e ha meno di 200 persone condannate in via definitiva per reati fiscali. Di sicuro le nuove norme varate dal governo hanno salvato dal carcere molti evasori. Per non parlare poi dell’innalzamento da mille a 3mila euro del tetto all’uso del contante.

E dire che, secondo il Centro studi di Confindustria l’evasione “blocca lo sviluppo economico e civile”. In Italia si stima che l’evasione fiscale e contributiva ammonti a 122,2 miliardi di euro nel 2015, pari al 7,5% del Pil. Al fisco vengono sottratti quasi 40 miliardi di Iva, 23,4 di Irpef, 5,2 di Ires, 3 di Irap, 16,3 di altre imposte indirette e 34,4 di contributi previdenziali. Se si dimezzasse l’evasione e si restituissero ai contribuenti, attraverso l’abbassamento delle aliquote, le risorse recuperate, si avrebbe un 3,1% di maggiore Pil e oltre 335mila occupati aggiuntivi. E’ quanto calcola il Centro studi di Confindustria, stimando che l’evasione fiscale e contributiva in Italia ammonti a 122,2 miliardi di euro nel 2015, pari al 7,5% del Pil.