Il reportage – In viaggio con i profughi in fuga dall’Isis

19 novembre 2015 | 08:40
Share0
Il reportage – In viaggio con i profughi in fuga dall’Isis

Il Karnacja Asyluum Center è situato a pochi di chilometri da Belgrado ed accoglie i rifugiati in transito diretti verso il confine croato: molti di loro si lamentano della durezza della polizia bulgara

REGGIO EMILIA – Reggio Sera continua il viaggio con l’associazione onlus trentina Speranza-Hope for children nata un anno fa con lo scopo d’intervenire nella grave emergenza umanitaria del popolo siriano. Un volontario dell’associazione, Vittorio Fera, sta compiendo un viaggio da Sid, al confine serbo/croato fino all’estremità della Grecia all’isola di Lesvos (Lesbo) su cui arrivano i rifugiati che scappano dalle guerre attraverso il mare della Turchia.

Con lui c’è Hope, un piccolo pupazzo di stoffa, realizzato dalle mamme siriane nelle campagne di Aleppo (come lui ce ne sono tanti e l’associazione, insieme ad altri prodotti locali, li mette in vendita per permettere il sostentamento delle famiglie in Siria, ndr) che accompagnerà Vittorio in questo viaggio a ritroso verso la sua casa, la Siria, oggi dilaniata dalla guerra civile.

Incontreremo famiglie in fuga dal terrorismo e dalle guerre in Siria, Afghanistan e Iraq. Vittorio e Hope ogni giorno vi faranno sapere cosa serve per aiutare i poveri bambini in cammino e, se volete, potrete fare una donazione a questa associazione o acquistare i loro prodotti (qui c’è anche la loro pagina Facebook).

Terza tappa

Reportage di Vittorio Fera

Il Karnacja Asyluum Center è situato a pochi di chilometri da Belgrado ed accoglie i rifugiati in transito diretti verso il confine croato. La struttura è quella che accoglieva i profughi serbi sfollati dalla Croazia dopo la guerra dei balcani ed é costituita da una fila di edifici dove i rifugiati possono dormire, fare la biancheria e usufruire dei pasti.

Alcune famiglie balcaniche sono ancora presenti nella struttura e la convivenza tra “profughi di diverse guerre” é tranquilla e senza episodi spiacevoli. Altri servizi offerti dalla struttura sono un corso di lingua serba (3 giorni alla settimana) un percorso di sostegno psicologico e ovviamente un servizio medico giornaliero. Molti dei rifugiati, di cui la maggioranza afghani, si lamentano della durezza della polizia bulgara che oltre a ricacciarli verso il confine turco quando vengono sorpresi ad attraversarlo, li tiene in detenzione per giorni costringendoli a fornire le impronte digitali.

Questo trattamento é denunciato praticamente da tutti i rifugiati con cui parlo e la speranza per loro é quella di non aver poi problemi a chiedere asilo quando raggiungeranno chi la Germania, chi il Belgio chi la Svezia o l’Inghilterra, dato che sono stati identificati anche in Bulgaria in questo modo.

(3 – continua)