I segreti del coniglio alla reggiana

17 novembre 2015 | 14:38
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I segreti del coniglio alla reggiana

Mercoledì al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia (via Spallanzani 1), dalle 19 alle 20 si svolge un nuovo appuntamento del ciclo di incontri “Noi amiamo mangiare bene/30 eccellenze della nostra tavola”

REGGIO EMILIA – Mercoledì al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia (via Spallanzani 1), dalle 19 alle 20 si svolge un nuovo appuntamento del ciclo di incontri “Noi amiamo mangiare bene/30 eccellenze della nostra tavola”, dedicato al “coniglio alla reggiana”. L’iniziativa è a cura dello chef Andrea Medici (Osteria in Scandiano), di Sara Giannini (biologa nutrizionista, Igea Nutrizione) e di Paolo Zoboli (presidente di Agriturist Reggio Emilia).

In Emilia, da tempi antichissimi, prima dell’Impero Romano, tra le genti della montagna e gli abitanti delle pianure vigeva una sorta di tacito patto: cereali e verdure coltivate nei campi erano scambiate con bestiame, castagne, uva e selvaggina di cui i boschi dell’Appennino abbondavano. Questo permise la diffusione, nella cucina popolare, di ricette a base di selvaggina: volatili, cinghiali e, soprattutto, conigli.

Il Coniglio arrosto fa parte della tradizione gastronomica reggiana. In campagna, ogni famiglia allevava il proprio coniglio, alimentandolo con erbe e sementi. La ricetta prevede che le carni dell’animale siano marinate a lungo, con bacche ed erbe aromatiche. Questo perché fino al tardo Medioevo la cunicoltura non esisteva e il coniglio era considerato alla stregua della selvaggina. Il coniglio, inoltre, non figurava sulle tavole dei banchetti aristocratici, perché era considerato un animale poco pregiato: questo animale è entrato a far parte della cucina cittadina solo circa 40 anni fa.