Aemilia, l’alibi: “Giudice, non bruciai quell’auto: stavo rubando”

16 novembre 2015 | 16:58
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Aemilia, l’alibi: “Giudice, non bruciai quell’auto: stavo rubando”

E’ l’alibi esibito stamatina Alfredo Amato, accusato di aver dato fuoco al mezzo di un imprenditore. L’imputato: “Stavo rubando al Sigma della Canalina”

BOLOGNA – Mezza giornata di interrogatori al processo Aemilia. L’udienza di oggi nell’aula speciale di BolognaFiere ha registrato una bassa partecipazione ed e’ stata chiusa gia’ in pausa pranzo. In mattinata, sono stati interrogati due imputati considerati dalla Dda di Bologna parte della settantina di affiliati della cupola di ‘Ndrangheta che ha operato nell’ultimo decennio nell’area di Reggio Emilia, in particolare.

Si tratta dei fratelli Alfredo e Francesco Amato, che procedono col rito ordinario: a tutti e due viene contestata l’associazione di stampo mafioso ma stamane, durante il loro interrogatorio durato dalle 10 alle 11, hanno negato. Entrambi sono originari non di Cutro ma, rispettivamente, di Palmi e di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria: i due diretti interessati l’hanno ricordato oggi, assistiti dall’avvocato reggiano Franco Beretti, rivendicando su “un diverso contesto ambientale e famigliare” rispetto a quello dei boss della cosca di Cutro attivi in Emilia.

Alfredo Amato, in particolare, al gup Francesca Zavaglia ha detto di non esser mai stato implicato in fatti di ‘Ndrangheta e di essere uscito senza l’associazione mafiosa dal processo Edil Piovra (condanna a sei anni e quattro mesi con rito abbreviato nel 2004), la prima inchiesta ”strutturata” contro il radicamento dei clan calabresi in provincia di Reggio Emilia. Pure il fratello Francesco non registra condanne per associazione mafiosa: sul suo conto il Tribunale della liberta’, l’inverno scorso, aveva fatto cadere gli elementi per l’associazione, ma il pm Marco Mescolini l’ha riproposta contestando gli stessi capi di imputazione.

Tra gli episodi contestati ad Alfredo Amato, in aula si e’ parlato di un’estorsione e dell’incendio doloso all’auto riconducibile all’imprenditore Michele Colacino, che movimentava rifiuti per conto di Iren tramite subappalti e a sua volta arrestato nell’ambito di Aemilia. Si tratta del rogo del 14 novembre 2011. A bruciare nel piazzale di via Cecati fu una Bmw serie 7: secondo gli inquirenti, il mandante fu Nicolino Grande Aracri e l’esecutore proprio Alfredo Amato, oltre a Gabriele Valerioti.

Alla base di tutto ci sarebbe stato un regolamento di conti interno, con Grande Aracri che volle punire Romolo Villirillo, in Aemilia considerato capo promotore di ‘Ndrangheta emiliana, accusandolo di essersi appropriato di alcune somme di denaro. Citando le intercettazioni con Valerioti, all’udienza di oggi Amato ha detto con dovizia di particolari che quella sera del 2011 (glielo avrebbe ricordato lo stesso Valerioti) stava commettendo un altro reato, un furto al supermercato Sigma Canalina, ma non l’incendio. È stato sfoderato un alibi, insomma, ancora da approfondire.

Per quanto riguarda l’estorsione, la fattispecie era gia’ caduta in sede cautelare ma sugli arresti pesa ancora l’associazione mafiosa. Passando a Francesco Amato, si e’ detto a sua volta estraneo a fatti mafiosi anche se imputato per due tentate estorsioni ed un’estorsione consumata, anche a danni di pregiudicati. Al gup il diretto interessato le ha negate, il 24 novembre la discussione proseguira’.

Dopo gli interrogatori agli Amato, l’udienza e’ proseguita con la discussione di altre posizioni. Alcuni imputati minori hanno presentato memorie: e’ il caso di Lauro Alleluia, considerato uomo di fiducia di Michele Bolognino e, come ricostruito dagli inquirenti, in rapporti con Augusto Bianchini (sempre presente in questi giorni a BolognaFiere) dell’omonima ditta edilizia del Modenese.

L’udienza preliminare di Bologna proseguira’ questa settimana solo domani, la prossima settimana lunedi’ e martedi’ di sicuro. All’udienza del 24 novembre, in particolare, e’ attesa l’audizione del perito sulla discussa foto prodotta dall’imputata Roberta Tattini sul presunto incontro con Vincenzo Iaquinta, che nega, in un bar di Gualtieri. La Dda con Aemilia chiede il processo per oltre 150 persone alle quali contesta quasi 200 capi di imputazione: le difese proseguiranno fino all’11 dicembre, poi il gup si esprimera’. Dall’11 gennaio via a riti abbreviati e patteggiamenti (fonte Dire).