Aemilia, il giudice ha deciso: il processo resta a Bologna

7 novembre 2015 | 08:49
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Aemilia, il giudice ha deciso: il processo resta a Bologna

Il gup ha respinto le eccezioni sulla competenza territoriale presentate da diversi avvocati degli imputati, che chiedevano in sostanza un trasloco a Catanzaro

REGGIO EMILIA – Resta nella sua interezza a Bologna l’udienza preliminare del processo Aemilia. Lo ha stabilito ieri il gup Francesca Zavaglia respingendo cosi’ le eccezioni sulla competenza territoriale presentate da diversi avvocati degli imputati, che chiedevano in sostanza un trasloco a Catanzaro. Nell’ordinanza del gup, vengono citate a supporto, fra l’altro, le sentenze passate in giudicato ed esaminate di altri processi analoghi come Edil Piovra e Grande Drago.

Il gup Francesca Zavaglia rigetta le eccezioni degli avvocati all’udienza preliminare di Aemilia, il processo sulla ‘ndrangheta in Emilia con 236 imputati a 54 dei quali la Dda contesta il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. L”udienza di oggi si e’ conclusa attorno alle 16.15, si riprendera’ lunedi’ mattina con gli interrogatori di alcuni imputati tra i quali Roberta Tattini, Gaetano Caputo e Gino Gibertini.

Il pm Marco Mescolini riparlera’ invece mercoledi’. Ieri non ci sono stati interrogatori ma solo dichiarazioni spontanee a partire da quelle nel pomeriggio di Nicolino Grande Aracri, dopo quelle di Michele Bolognino in mattinata. Nel pomeriggio, in particolare, il gup ha respinto l’eccezione territoriale sollevata dagli avvocati degli imputati che chiedevano il trasferimento del processo a Catanzaro, sulla base della tesi secondo cui la cosca emiliana non sarebbe autonoma da quella di Cutro.

È stata rigettata tra l’altro anche un’eccezione sulle intercettazioni acquisite durante le indagini: si eccepiva che la Procura di Modena le avesse acquisite senza una delega specifica da parte della Procura di Bologna, ma la fattispecie e’ stata considerata irrilevante. L’eccezione su cui il gup e’ atteso si pronunci lunedi’, invece, e’ stata quella sui collegamenti in videoconferenza dalle carceri dove sono rinchiusi i detenuti cui si contestano i reati piu’ gravi: come emerso anche alle udienze della settimana scorsa, si lamentano in particolare problemi di ricezione e la mancata possibilita’ di zoomare, che impedirebbe ai detenuti di vedere i propri avvocati.

Anche le guardie carcerarie, fra l’altro, hanno confermato a distanza i problemi di visualizzazione. Gli stessi temi sono stati sollevati da Grande Aracri: rispetto alle accuse di Mescolini, il diretto interessato ha precisato che gli vengono contestati quattro omicidi, ancora in attesa della Cassazione, e non 22 (fonte Dire).