Il re è tornato. Gianni D’Amato è il miglior chef di Reggio

9 ottobre 2015 | 13:13
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Il re è tornato. Gianni D’Amato è il miglior chef di Reggio

La Guida Espresso 2016 segnala anche l’Osteria del Viandante di Rubiera, Mamma Rosa di San Polo e Ca’ Matilde di Rubbianino

REGGIO EMILIA – Noi lo sapevamo già, ma ora che la Guida Espresso lo ha sancito di nuovo, possiamo ridirlo ufficialmente: Gianni D’Amato è il miglior chef di Reggio Emilia e provincia.

Attenzione, però: il riconoscimento della Guida Espresso 2016 va alla nuova creatura dello chef reggiano-lunigianese, il “Caffè Arti&Mestieri”, lo storico locale del centro di Reggio Emilia che Gianni e Fulvia, coadiuvati dal figlio Federico e da uno stuolo di bravi collaboratori, hanno preso in gestione meno di tre anni fa.

“Ah, però il Rigoletto era tutta un’altra cosa…”. Se volete fare arrabbiare Gianni e Fulvia, è esattamente questa la frase che dovete pronunciare. Grazie tante, lo sapevamo tutti che “Il Rigoletto era un’altra cosa”. E’ veramente folle fare accostamenti tra il Caffè Arti&Mestieri e il “Rigoletto”, il “Relais&Chateaux” di Reggiolo, ospitato in una villa del ‘700, che aveva consolidato nel palmarès due stelle Michelin ed era ormai lì lì per prendere la terza, prima che Gianni D’Amato e Fulvia Salvarani conseguissero un altro e ben poco invidiabile record, quello di diventare il primo grande ristorante italiano a dovere chiudere i battenti per gli effetti di un terremoto.

Paragonare l’ottimo “Caffè Arti&Mestieri” a mostri sacri della gastronomia italiana del calibro di Osteria Francescana, Piazza Duomo, Pescatore, e, appunto, Rigoletto, è segno non solo di mancanza di rispetto verso Gianni D’Amato e Fulvia Salvarani ma anche di totale mancanza di consapevolezza del pesantissimo danno economico da loro patito a seguito del sisma del 2012. E per condurre con successo un ristorante capace di raggiungere e conservare nel tempo due o tre stelle Michelin servono grandi investimenti.

Togliete il sostegno della famiglia Ceretto al bravissimo Enrico Crippa (allievo prediletto di Gualtiero Marchesi, 19,75/20 per la nuova Guida Espresso) e vediamo cosa resta dello straordinario “Piazza Duomo” di Alba.

Togliete la sede, un ex-magazzino portuale del 1700 ristrutturato, donato dallo Stato allo chef danese di origini macedoni Redzepi, e chissà se il “Noma” avrebbe mai potuto fregiarsi del titolo di miglior ristorante del mondo.

Eppure… Eppure Gianni e Fulvia, con il loro elegante bistrot di via Emilia San Pietro, affacciato su quel gioiellino che è il giardino disegnato dall’architetto Porcinai, teatro di un modo di fare ristorazione sicuramente più informale di quella che veniva messa in scena al “Rigoletto”, hanno già mezzo punto in più del “Parizzi” di Parma e solo mezzo punto in meno dell’Antica Corte Pallavicina del grande Massimo Spigaroli,  il cuoco di Polesine Parmense già presidente del Consorzio del Culatello di Zibello e “inventore” di CheftoChef.

Oggi nessuno può sapere se il “Caffè Arti&Mestieri” sia in nuce una sorta di nuovo “Rigoletto” o se, come è forse più probabile, sia destinato per un po’ a rimanere il miglior ristorante della provincia di Reggio Emilia senza ambire a quelle vette (i 17,5-18/20 della Guida Espresso, le due stelle Michelin) che per Gianni D’Amato erano il pane quotidiano.

Di sicuro è arduo immaginare che il territorio di Reggio Emilia possa ospitare di nuovo una grande tavola d’autore, in grado di essere una stabile fonte di attrazione per la comunità sempre più folta di gourmand italiani e stranieri disposti a viaggiare per bere e mangiare bene, senza che ci sia l’impegno economico diretto o indiretto di un mecenate. Si tratti di un soggetto istituzionale o di un grande imprenditore privato, oggi per uno chef che non abbia le spalle coperte da robusti sponsor è difficilissimo, forse impossibile, pensare di raggiungere la vetta delle Guide che orientano i turisti del gusto senza il sostegno di un soggetto terzo che abbia voglia di investire denaro, eventualmente anche solo a fini promozionali, in un’intrapresa di questo genere.

Per il resto, la Guida Espresso 2016, almeno per quanto riguarda l’Emilia, non ha detto molto di nuovo. Tutto sommato, Reggio non è messa affatto male. Fatta eccezione per il marziano Bottura dell’Osteria Francesca, che presto ci auguriamo possa ottenere l’ambito riconoscimento di “Migliore ristorante del mondo” dalla Nestlè/ San Pellegrino Award, così forse smetterà di tenere conferenze sull’arte contemporanea e tornerà a fare lo chef a tempo pieno, non vediamo tutte queste differenze tra Reggio e le province limitrofe.

La Guida Espresso 2016 a Reggio Emilia colloca alle spalle di “Caffè Arti&Mestieri” l’Osteria del Viandante di Rubiera (15), Mamma Rosa di San Polo (14,5), e Ca’ Matilde di Andrea Vezzani (Rubbianino). In realtà in città e in provincia operano anche realtà come Giovanni Mandara (Pizzeria Piccola Piedigrotta), “Marta in Cucina” della giovane Marta Scalabrini e “Arrogant” di Alessandro Belli a Canali che vanno tenute d’occhio e sono regolarmente visitate da gourmand emiliani e non solo. Certo Massimo Bottura, Enrico Crippa, Annie Feolde e Heinz Beck per ora sono lontani, ma questo è un altro film.