Fatture false, usura ed estorsioni: l’ombra della mafia

20 ottobre 2015 | 11:00
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Secondo le accuse i sei indagati avrebbero chiesto interessi dal 300 al 900% minacciando le loro vittime. Coinvolto anche un commercialista. L’ombra della ‘ndrangheta

REGGIO EMILIA – Cinque persone sono state raggiunte da un’ordinanza di misura cautelare (e una sesta è ricercata), stamattina all’alba, dalla squadra mobile di Reggio Emilia, nell’operazione House of Cards, con l’accusa, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’emissione per operazioni inesistenti, fatturazioni false, estorsione ed usura.

Si tratta del reggiano Marco Carretti, 32 anni, che è finito ai domiciliari.  Salvatore Cappa, 47 anni, residente in provincia di Verona, attualmente detenuto per altra causa, che attualmente è agli arresti domiciliari. Giovanni Macario, 29 anni e Giuseppe Nardo, 51 anni, entrambi residenti a Reggio, sottoposti alla misura dell’obbligo di firma ed Eugenio Sergio, 58 anni, residente a Reggio, che è finito ai domiciliari. Una sesta misura cautelare è stata spiccata a carico di un sesto soggetto attualmente ricercato.

Salvatore Cappa ed Eugenio Sergio, entrambi originari di Cutro, sono già stati indagati e sono stati destinatari di misure cautelari in carcere nell’ambito della recente operazione Aemilia, condotta dalla direzione distrettuale antimafia di bologna sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Regione.

Le indagini sono iniziate da una denuncia di una persona che ha detto di essere stato oggetto un’attività di estorsione ed usura da parte di Eugenio Sergio. Secondo gli inquirenti e la denuncia “l’indagato, con modi violenti e minacciosi (emblematica la frase “…se non mi porti i soldi, ti sparo in bocca…”), a fronte di un prestito iniziale di 7.000 euro si faceva rimborsare dopo quattro giorni la somma di 7.700 euro con un tasso del 912% e, successivamente, a fronte di altro prestito di 7.000 euro richiedeva la restituzione, dopo 6 mesi di 16.000 euro con un tasso usurario pari al 298%”.

Le indagini sono state particolarmente complesse e si sono sviluppate su più fronti e hanno consentito di individuare una società “cartiera”, la “Full Trade”, utilizzata al solo scopo di emettere, in via continuata e sistematica, fatture relative ad operazioni inesistenti. In tal modo gli indagati ottenevano una duplice utilità: consentire, da un lato, ad imprese compiacenti di abbassare il proprio imponibile fiscale – in modo da favorirne l’evasione fiscale –  ed assicurarsi, dall’altro, di incassare i rimborsi Iva derivanti dalle operazioni inesistenti. Per dare un’idea del giro di affari illeciti si pensi che, in un anno, gli indagati emettevano operazioni inesistenti per 1.883.777,33 euro, di cui 1.508.759,74 rappresentava l’imponibile ed euro 331.994.56 l’Iva.

Secondo gli inquirenti la società cartiera sarebbe stata formalmente intestata a Marco Carretti che si occupava, anche, di prelevare da vari sportelli bancomat, in modo da monetizzarli, i bonifici pervenuti dalle società compiacenti. La società cartiera sarebbe stata diretta, invece, da Giovanni Macario, Salvatore Cappa e da un terzo, su cui sono ancora in corso le ricerche che si occupavano, anche, di procacciare le società interessate all’emissione di fatture false.

Secondo gli inquirenti sarebbe stato coinvolto nel giro di fatture anche un commercialista, Giuseppe Nardo che avrebbe offerto la propria competenza professionale per garantire un’apparenza di legalità alla società cartiera che, infatti, stabiliva, fittiziamente, la propria sede legale in un immobile di proprietà della famiglia del professionista.