Acqua pubblica, per Atersir il piano B non esiste

21 ottobre 2015 | 17:41
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Acqua pubblica, per Atersir il piano B non esiste

L’Agenzia regionale prevede la soluzione in house (con tutte le criticità del caso) o la gara pubblica. L’assessore Tutino firma una delibera che non contiene la soluzione su cui sta lavorando il vicesindaco Sassi

REGGIO EMILIA – Il Consiglio d’ambito, nella sua ultima riunione nella sede di Atersir (Agenzia territoriale regionale per i servizi e i rifiuti), ha approvato, il 29 settembre scorso, un documento sulla scelta della forma di gestione e avvio della procedura di affidamento del servizio idrico nel bacino territoriale di Reggio Emilia che prevede la gara o ripubblicizzazione del servizio.

Secondo il documento, di cui Reggio Sera è in possesso, firmato da tutti gli assessori dei comuni dell’Emilia-Romagna, e quindi anche dall’assessore all’Ambiente reggiano Mirko Tutino, non è previsto dunque nessun piano B, ovvero quello di una sorta di societa’ mista con Iren come parte industriale, che potrebbe gestire il ciclo idrico per cinque anni, in attesa di mettere meglio a punto la ripubblicizzazione sancita dal referendum del 2011. La cosiddetta gara a doppio oggetto, in sostanza.

Era questa la scommessa del vicesindaco Matteo Sassi di Sel che, fra l’altro, ha detto che, se si andasse a gara, darebbe le dimissioni. Ma la ripubblicizzazione dell’acqua era stato anche uno dei cavalli di battaglia dell’assessore Tutino che tuttavia, oggi, vota a favore di una delibera di Atersir in cui il piano B non è previsto e in cui, di fatto, traspare come sia oggettivamente improbabile la gestione in house del servizio.

La delibera, infatti, premette che nel caso di affidamento in house “il piano deve contenere la specificazione dell’assetto economico-patrimoniale della società, del capitale proprio investito e dell’ammontare dell’indebitamento da aggiornare ogni triennio, inoltre gli enti locali proprietari devono procedere, contestualmente all’affidamento, ad accantonare pro quota nel primo bilancio utile, e successivamente ogni triennio, una somma pari all’impegno finanziario corrispondente al capitale previsto per il triennio, nonché a redigere il bilancio consolidato con il soggetto affidatario in house”.

Questo passaggio fa intuire le ripercussioni che ci potrebbero essere per i bilanci degli enti locali se si farà la società in house, dato che i soggetti pubblici che costituiranno quella società dovranno poi fare un bilancio consolidato in cui i debiti dovranno essere messi a bilancio e quindi quei Comuni dovranno accantonare una cifra e tenerla ferma lì, con tutte le conseguenze per i limiti imposti dal patto di stabilità sui servizi. A questo bisogna aggiungere che molti sindaci della provincia e lo stesso Pd si sono già espressi in modo molto critico nei confronti della società in house e delle ricadute sui bilanci comunali.

A questo punto, visto che questa soluzione sembra improbabile e che il piano B non viene menzionato nella delibera di Atersir, resterebbe solo la strada della gara secondo l’Agenzia che scrive che qualora il servizio in house non fosse previsto, bisogna “dare avvio alla procedura di gara per la concessione a terzi del servizio idrico integrato per il bacino territoriale di Reggio Emilia”.