Palasport, Bosi: “Landi non ci ha dato garanzie”

28 settembre 2015 | 23:48
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Palasport, Bosi: “Landi non ci ha dato garanzie”

Il presidente di Sicrea: “Voleva pagare 100-120mila euro all’anno e non prestava fideiussioni. Così era impossibile far partire il progetto”. Su Parco Ottavi: “Bisogna far ripartire i servizi”. Polemica Legacoop e profughi: “No a una guerra fra poveri”

REGGIO EMILIA – “Landi non ci ha dato garanzie. Voleva pagare 100-120mila euro all’anno al massimo di affitto e non voleva prestare fideiussioni per 10-12 anni. Così era impossibile far partire il progetto”. Luca Bosi, presidente di Sicrea e vicepresidente di Legacoop Emilia Ovest, racconta a Reggio Sera i retroscena dell’ultima trattativa con il patron della Pallacanestro Reggiana, Stefano Landi, per arrivare alla costruzione di un nuovo palasport. Lo ha fatto nel corso di un’intervista in cui ha toccato numerosi temi relativi al mondo della cooperazione in generale, della città e del settore costruzioni.

Sicrea ha chiuso il 2014 con un utile di 220mila euro e con una produzione in crescita. Come vede il 2015? Avete nuove commesse in vista? Sarete coinvolti ulteriormente nel processo di ristrutturazione del settore?
Sicrea nel 2015 sta confermando i dati del 2014 e chiuderà con un valore della produzione di circa 100 milioni di euro, consolidato, al quale si aggiunge, da parte dell’ex Ccc di Modena, un valore di 15 milioni. Per quel che riguarda le nuove commesse, c’è quella dell’Acquedotto pugliese e un lavoro alla Bonifica alta bergamasca. Poi inizieremo a novembre il supermercato Rossetto di Fiorano Modenese e realizzeremo per Abitcoop una palazzina da sedici alloggi in classe A a Modena.

Avete in vista altre acquisizioni?
Noi abbiamo già fatto tanto e io, tendenzialmente, le escludo. Piccoli interventi su realtà che, purtroppo, vanno in default, come la Coop San Possidonio, sì, ma interventi di dimensioni più importanti no, perché adesso abbiamo bisogno di consolidarci.

Passiamo al Palasport. Dovevate costruirlo e poi tutto è naufragato. Cosa è successo, esattamente, nell’ultimo incontro con Landi?
Abbiamo verificato che probabilmente non è possibile la tenuta di un project sul palazzetto, perché, anche un investimento ridotto da sette milioni, aveva bisogno di entrate annue intorno ai 500-600mila euro, con un ritorno dell’investimento tra i dodici e i quindici anni. Un’entrata di mezzo milione di euro non ci sarebbe stata, perché la Pallacanestro Reggiana non ha mai accettato la proposta iniziale di pagare 300mila euro all’anno per l’affitto del Palazzetto per giocare e dell’ex Omni da utilizzare come sede. Inoltre abbiamo verificato che le entrate da eventi extrasportivi, che dovevano essere di 200mila euro l’anno, in realtà erano meno della metà.

Lo scoglio maggiore, tuttavia, era che Landi non voleva pagare un affitto così alto
Sì, la Pallacanestro Reggiana non era intenzionata ad assumere un impegno pluriennale e nemmeno a stare dentro la società di progetto. Avrebbe dovuto garantire quei ricavi per dodici anni con un contratto di locazione, ma ci hanno detto che loro, al massimo, avrebbero pagato un affitto per il Palasport fra i 100 e i 120mila euro annui. Quindi eravamo distantissimi. Poi hanno aggiunto che, comunque, potevano darceli solo per un paio di anni e non volevano garantirci dodici anni di affitto con le fideuissioni bancarie. Così non potevamo certo andare avanti.

Come stanno procedendo i rimborsi ai soci delle cooperative fallite come Cmr e Orion?
Su Cmr la Legacoop, ad oggi, ha restituito il 40%, che vuole dire 17 milioni e 300mila euro. Nel 2012 dicemmo che ci prendevamo un impegno sul 50% e oggi abbiamo fatto il 40%. Sulla partita Orion ci siamo impegnati anche lì per fare la stessa cosa di Reggiolo e abbiamo già versato il 20%. Apriremo, nei prossimi mesi, gli sportelli per raccogliere le domande per il restante 20%. Gli impegni che la Legacoop si prese allora, sono stati assolti. Di certo risorse per fare ulteriori interventi non ne avremo. Da oggi in poi di impegni non ne prendiamo più.

La ex Cormo, ora confluita in Open. Co., è stata messa in liquidazione. Come giudica questa vicenda e il processo che si è avviato con la regia della Regione?
Non ho particolari elementi per dire se questo percorso può funzionare o meno. Di sicuro trovo corretto ciò che ha fatto la Legacoop. Di fronte a un’azienda in crisi si è fatto ricorso alla liquidazione coatta amministrativa e, secondo me, abbiamo avviato un percorso che, pure nella crisi, è virtuoso. Abbiamo ricondotto alla normalità il modo in cui si liquida una cooperativa in crisi, mentre altre volte siamo arrivati al concordato. Ora dobbiamo capire se la cooperazione è ancora in grado di stare in un settore, quello della serramentistica, nel quale era stata leader italiano ed europeo. Il tema vero è se, da tutte queste ceneri, riusciamo a tirare fuori un nucleo che si occupa in modo efficace di quel mercato. Il progetto ha quell’ambizione lì. Ovviamente non si potranno mantenere tutti i posti di lavoro.

Come va il settore della cooperazione edile e quali prospettive ci sono?
Bisogna ripartire da un bagno di umiltà, perché questo è un settore che ha perso, negli ultimi anni, il 60% del suo mercato e che non sta assistendo a una ripartenza. Un grande errore è stato trasformare la nostra attivita caratteristica, che era quella di costruire, in attività immobiliare. Noi abbiamo investito grandi risorse in immobilizzazioni, bloccando quantità enormi di denaro cooperativo lì. Dobbiamo riportare le nostre aziende a fare solo costruzione e questo non è banale perché, mentre hai fatto quel mestiere là, hai perso delle specializzazioni. Bisogna avere aziende molto performanti, particolarmente innovative sull’efficientamento energetico e sul bilding innovation modelling dove dobbiamo essere i primi rispetto agli altri.

La Cmr è stata letteralmente inghiottita dal progetto di Parco Ottavi. Crede che ci sia qualche speranza di recuperare quell’area oggi degradata?
Io non lo so. Tra l’altro in Cmr io sono arrivato nel 2008 quando quella roba lì doveva già essere stata costruita. Quell’operazione nasceva con l’idea di creare la nona circoscrizione di Reggio e il magnete vero era la residenza. Partiamo dalla residenza e arriveranno i servizi, si diceva. Oggi quel teorema è fallito. Quello che devi provare a fare, oggi, è capire se puoi fare partire prima il tema dei servizi. C’era un ipotesi di un insediamento significativo del Conad che è ancora in piedi dato che è un investimento che loro non hanno mai messo nel dimenticatoio. Poi so che c’è l’idea di una piscina e, in generale, ci sono progetti di natura sportiva. Se arrivano un po’ di servizi e attività commerciali e non c’è più il degrado, credo che poi anche la parte residenziale comincerà a muoversi.

Non trova che, in passato, i manager cooperativi abbiano avuto troppo potere?
Noi dobbiamo ristabilire un principio. Io credo che chiunque, all’interno di un’azienda, abbia un tempo limite oltre il quale l’assunzione di una responsabilità diventa eccessiva. Dopo un po’ di tempo non hai neanche più la freschezza che ti permette di vedere le cose in modo innovativo. Uno può anche essere un temporary manager che lavora alcuni anni in una coop e poi passa in un’altra. Sarebbe bello se noi costruissimo una classe dirigente che, a rotazione, potesse portare la propria capacità ovunque. Per il resto credo che ci voglia una regola che consenta, al massimo, di fare tre mandati di quattro anni.

Crede che sia giusto mettere un tetto alle retribuzioni?
E’ giusto. Alcune cooperative hanno dei criteri e altre no. Ad esempio noi abbiamo approvato un regolamento, come Legacoop Emilia Ovest, che impone un rapporto di uno a cinque fra chi prende di meno e chi prende di più. Io credo che andrebbe inserito dappertutto. Quanto guadagno io? Il presidente di Sicrea prende 3.100 euro netti al mese. Il rapporto è uno a due o due e mezzo, al massimo. Io ho altri incarichi in Legacoop Emilia Ovest e Boorea dove ho un’indennità che faccio direttamente versare a Sicrea e quindi ho un solo compenso. Anche qui credo che si dovrebbe fissare un principio: tu lavori per una società e poi, qualsiasi cosa fai nel nostro mondo, prendi solo quello stipendio.

C’è stata una polemica, da parte di Legacoop sociali Emilia-Romagna, che dice che i profughi, con il protocollo approvato in Regione, rischiano di rubare i socialmente utili alle coop sociali. E’ d’accordo?
Dobbiamo fare attenzione a non avviare guerre fra poveri. Io capisco quel protocollo a livello regionale sui profughi e sono d’accordo, perché lo abbiamo siglato anche noi. Ma se attraverso quel protocollo, in alcuni piccoli Comuni, sta accadendo che, per una logica di razionalizzare i costi, si fanno fare lavori socialmente utili ai profughi togliendo il lavoro alle coop sociali, dico che non va bene. Perché queste servono per dare lavoro a chi ha disagi psicofisci e togliere quegli affidamenti significa andare a una guerra fra poveri. Per il resto, poi, la Legacoop ha firmato quel protocollo e quindi non c’è nessuna polemica.