L’addio a “mister Nike” Mario Bondavalli

4 luglio 2015 | 01:25
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L’addio a “mister Nike” Mario Bondavalli

Aveva 74 anni. Aveva iniziato nel settore edile prima di diventare importatore esclusivo per l’Italia del marchio americano

REGGIO EMILIA – Si sono svolti ieri i funerali dell’imprenditore Mario Bondavalli, deceduto a 74 anni nel nel reparto di Pneumologia dell’arcispedale Santa Maria Nuova, dove era ricoverato da qualche tempo a seguito dell’aggravarsi di una patologia che lo aveva colpito un anno fa. “Padre e marito speciale, nonno straordinario – scrivevano i famigliari nell’annunciare il  decesso – e uomo di grande forza e dignità”. Ha lasciato la moglie Mariarda Montanari, i figli Andrea e Daniela (ex assessore alla Cultura di Mantova), la nuora Silvia e i nipoti Martina, Marco, Virginia e Peter.
Bondavalli – soprannominato J.R. – negli anni ’80 fece il salto nella storia dell’imprenditoria reggiana quando divenne importatore esclusivo per l’Italia del marchio Nike, i cui prodotti iniziavano grazie al movimento hiphop iniziavano allora a trasformarsi da abbigliamento sportivo in “streetwear”.

Le esequie si sono svolte in mattinata nella chiesa di San Pietro, a poca distanza dalla abitazione reggiana dei Bondavalli. L’imprenditore divideva la sua esistenza tra Montecarlo, dove aveva un’altra abitazione, e Reggio, dove era assiduo frequentatore del Circolo Tennis di Canali. Era anche un esperto d’arte e un appassionato collezionista, in particolare di pittura e design contemporaneo.

Era nato a Reggio Emilia nel ’41 da una famiglia di condizioni modeste. Negli anni ’70 aveva lavorato per la “Degola & Ferretti”, impresa edile che operava anche in Libia. La sua intraprendenza ben presto gli fece scalare l’azienda, sino a diventare il principale collaboratore di Giorgio Degola, senatore. Quando l’impresa di costruzioni fallì, creò la Dasherbo, che commerciava in impianti e macchinari per l’edilizia. Quindi metà degli anni ’80 costituì la “Nike Italia” assieme ai soci reggiani Chiarino e Giorgio Cimurri, e agli atleti olimpici Carlo Grippo e Alessandro Cova. Nel cda sedeva anche il ministro Giovanni Prandini. La società, anche quando in seguito venne assorbita dalla multinazionale Nike, mantenne per anni il quartier generale italiano a Reggio.

Nell’ambito delle sue diverse attività imprenditoriali, era anche finito più volte sotto inchiesta. Venne accusato aver ricevuto nel 1992 una tangente di 750 milioni di lire dalla genovese Italimpianti destinata ad un  uomo vicino al ministro Prandini; accusa suffragata dalla confessione di dirigenti della Italimpianti al pm Antonio Di Pietro. Bondavalli venne condannato a 1 anno e sei mesi, salvo poi essere assolto in appello. Insieme ad un italo-americano ed un libico, negli Stati Uniti fu anche accusato – uscendone senza conseguenze – di aver partecipato ad un presunto traffico clandestino di armi e forniture miliari dirette alla Libia; accuse che avrebbero dovuto essere discusse davanti ad un Gran Giurì federali.