Ripresa economica, servono riforme e innovazione

8 giugno 2015 | 10:15
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Ripresa economica, servono riforme e innovazione

Bisogna anche tagliare gli sprechi e il peso dello Stato: grande problema italiano

REGGIO EMILIA – C’è un quesito a cui vorrebbe dare risposta l’uomo d’impresa alla ricerca di una lettura degli andamenti futuri della propria attività: si chiede se la tanto agognata ripresa c’è, se è solida, se è reale, o se ci troviamo ancora in una zona di rischio. Ignazio Visco, nelle sue “Considerazioni finali”, in occasione dell’assemblea annuale di Banca d’Italia, si dimostra positivo sul tema, tant’è che ci esorta a “consolidare la ripresa”.

Questa la formula che, secondo Visco, ci consentirà di guidare il vascello sospinti dai giusti venti di politica economica. Il governatore di Banca d’Italia sostiene che, seppur in un clima dove le minacce sono sempre in agguato, in Italia la ripresa sia “avviata” e che dovrebbe consolidarsi nei prossimi mesi. Le famiglie hanno aumentato il loro paniere d’acquisto consentendo un nuovo andamento positivo alle dinamiche d’investimento.

Ed effettivamente la conferma di questo trend arriva dalla rilevazione dei sei panieri del largo consumo elaborati da Nielsen, ove i numeri del primo trimestre di quest’anno ci dicono che i consumatori si stanno spostando su beni di più alto valore aggiunto, che quindi comportano una maggiore spesa e che alcune abitudini si stanno di nuovo modificando, come quella, per fare un esempio concreto, della colazione a casa. In aumento anche il credito, da sempre mancante all’appello, e gli investimenti esteri, seppure in misura modesta.

Placet concesso dal governatore anche alla “forte espansione delle assunzioni a tempo indeterminato”, avvenuta nei primi mesi del 2015 a seguito degli sgravi fiscali del governo Renzi. Ma, per consolidare, per restare saldamente ancorati alla positiva rotta intrapresa, due ingredienti diventano condicio sine qua non della ripresa. Dovremo, da un lato, sforzarci e concentrare le nostre energie sulle riforme, accelerandone la loro attuazione. E tra i primi punti su cui battere: burocrazia, giustizia, istruzione e formazione oltre al debellamento della corruzione.

Dall’altro, per far sì che questa crescita sia stabile, abbiamo bisogno di innovare; e, qui, ci troviamo in netto ritardo rispetto agli altri Paesi, Germania in primis, e soprattutto nel settore privato. Non mi stancherò mai di ripetere quanto sia importante la ricerca e la ripresa del dialogo proattivo con le Università. Ma c’è un terzo elemento che osta e grava sulla ripresa, e non solo su quella italiana: lo spettro della crisi greca. Finora, dice Visco, “ha avuto ripercussioni limitate sui premi per il rischio sovrano nel resto dell’area, riflettendo le riforme avviate in molti Paesi, i progressi conseguiti nella governance europea e negli strumenti a disposizione delle autorità per evitare fenomeni di contagio”.

Con conseguenze future anche peggiori: “Le difficoltà delle autorità greche nella definizione e nell’attuazione delle necessarie riforme e l’incertezza sull’esito delle prolungate trattative con le istituzioni europee e con il Fondo Monetario Internazionale alimentano tensioni gravi, potenzialmente destabilizzanti”. E quando si parla di sostegno all’economia reale le banche hanno un ruolo di centrale importanza, che Visco non manca di ricordare. Perché tra sofferenze e prestiti deteriorati si arriva al 17,7% degli impieghi, una percentuale tripla rispetto all’incidenza pre-crisi “delle partite deteriorate”, che nel 2008 si fermava al 6%. Un peso che obbliga le banche ad accantonare “risorse cospicue”, con un conseguente “vincolo all’erogazione di nuovi prestiti”.

Visco parla poi di senso di responsabilità della politica economica ed industriale, ponendo l’accento sul delicato tema “Stato e mercato”. Premette che con “direttive dall’alto” e con “l’intervento pubblico” c’è stata spesso distorsione di risorse. Ma aggiunge che “si deve intervenire” dove il mercato incontra i suoi limiti (informativi, di regole, di aspettative) aiutandolo a generare sviluppo economico e occupazione. Per Visco il dictat imprescindibile è: “accompagnare l’evoluzione del mercato senza imbrigliarne la forza”. Temo però che, come sempre, saranno gli imprenditori a dover rincorrere la ripresa, per potersene portare a casa un pezzo. Con il duro lavoro quotidiano, accollandosi il rischio di investire in un Paese che fatica a prendere atto che, se si vuole crescere, bisogna tagliare gli sprechi. Bisogna tagliare il peso dello Stato, il vero tabù italiano.

Temo che, come sempre, il contesto politico, deputato a migliorare le condizioni in cui operano le nostre imprese, non darà alcun apporto, nessun valore aggiunto; anzi, continuerà a distruggere valore, creato a fatica da imprenditori e dai loro collaboratori, il vero asset di questo Paese.