La Regione chiude i campi nomadi: a Reggio sono 56

10 giugno 2015 | 20:06
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La Regione chiude i campi nomadi: a Reggio sono 56

Stop a quelli di grandi dimensioni: ci sarà sostegno per trovare case. La bocciatura della Lega Nord

BOLOGNA – Superamento dei campi sosta di grandi dimensioni, tutela della salute, sostegno al conseguimento dell’obbligo scolastico e all’inserimento lavorativo. Sono alcuni degli obiettivi del progetto di legge di iniziativa della Giunta regionale per l’inclusione di rom e sinti, progetto di legge che recepisce la Strategia europea per l”integrazione di queste popolazioni e andra’ a sostituire (dopo l”approvazione in Assemblea) la precedente legge regionale (47/1988).

In Emilia-Romagna sono presenti 2.745 persone rom e sinti (pari allo 0,06% della popolazione regionale) distribuite in 129 campi e aree, di cui 66 irregolari (dati a fine 2012). I campi sono maggiormente presenti a Reggio Emilia (56), Modena (22), Bologna (15) e Rimini (sette). La comunita’ piu’ diffusa in regione e’ quella dei sinti (90,6%, quasi tutti cittadini italiani: solo il 4,1% e’ straniero). Sul totale i lavoratori autonomi sono il 69,1%, i lavoratori a tempo determinato o parasubordinati il 10%. Gli adulti (fino a 64 anni) sono il 59,5%, mentre gli anziani over 65 sono il 3,1%. Dal 2003 al 2012, i Comuni hanno inserito 568 persone in 123 alloggi. A scuola la percentuale dei frequentanti sugli iscritti e’ pari al 93,5%, l’iscrizione alle superiori e ai corsi di formazione e’ al 33,3%.

“I principi della legalita’, della responsabilizzazione delle comunita’ rom e sinti e del risparmio dei finanziamenti pubblici sono alla base del nuovo provvedimento – sottolinea Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione e assessore a Welfare e Politiche abitative – che punta anche ad abbattere ogni tentazione di esclusione sociale e stigmatizzazione e a promuovere un’integrazione positiva sul versante dell’accesso alla salute, alla scuola e ai percorsi formativi”. Il filo conduttore del progetto di legge e’ un nuovo patto tra diritti e doveri delle comunita’ interessate (che rappresentano lo 0,06% della popolazione complessiva dell’Emilia-Romagna): si supera l’approccio dei grandi campi a favore di altre soluzioni abitative, come alloggi sul mercato, case popolari in presenza dei requisiti, micro-aree pubbliche e private autofinanziate dai nuclei che vi abitano.

Abitare. Salute. Istruzione. Lavoro
Sono i quattro elementi essenziali della strategia regionale. Rispetto all”abitare si stabilisce la necessita’ di superare i campi sosta di grandi dimensioni che presentano oggi condizioni inaccettabili di igiene e sicurezza. Obiettivo e’ promuovere e sperimentare soluzioni insediative innovative di interesse pubblico, come le micro-aree familiari, pubbliche e private, la cui disciplina viene rimandata a uno specifico atto della Giunta da adottare d’intesa con gli enti locali in sede di Consiglio delle autonomie locali. Viene fissato il rispetto di requisiti inderogabili quali la salubrita’, l’igiene, la sicurezza, l’accessibilita’, l’integrazione delle prescrizioni urbanistiche ed edilizie. È previsto il ricorso a forme abitative tradizionali, anche attraverso forme di sostegno all”accesso gia’ preventivate per tutti i cittadini e il sostegno a iniziative sperimentali di autocostruzione e autorecupero.

Nell’articolo sono raccolti anche i profili essenziali della disciplina urbanistica ed edilizia delle micro-aree familiari, che dovranno essere articolati dall’atto regionale e dalla pianificazione comunale. Per quanto riguarda la salute, si richiama la priorita’ stabilita dalla Regione sulla promozione dell’educazione alla salute e l’adozione di stili di vita sani e ribadisce la garanzia di accesso alle prestazioni sanitarie previste per tutti i cittadini. In tema di educazione, istruzione, lavoro e formazione professionale, viene fissato il principio generale della parita’ di accesso a tutti i livelli educativi, scolastici e della formazione e dei servizi e delle politiche attive per il lavoro. È confermato inoltre il sostegno regionale al conseguimento del successo scolastico e formativo e all’inserimento lavorativo.

La Lega Nord boccia il piano
Passare dai grandi campi sosta alle micro-aree per i nomadi “non e’ la soluzione. E’ solo un modo per allargare il problema a macchia d’olio e per incentivare illegalita’ e abusivismo, creando emergenza diffusa sui territori”. Il capogruppo della Lega nord in Regione, Alan Fabbri, boccia cosi’ il progetto di legge approvato dalla giunta Bonaccini per il superamento dei campi nomadi. In una nota, Fabbri rivendica che la legge presentata dal Carroccio, gia’ scelta come testo base per la discussione in commissione, e’ “l’unica e reale soluzione strutturale al problema dei campi nomadi”. Nel testo, ricorda il capogruppo leghista, si parla di “tolleranza zero contro l’illegalita’, stretta sui controlli, massima fermezza nel far valere la scolarizzazione obbligatoria, nuove misure a tutela dei minori, stop all’assistenzialismo e basta bollette pagate con i soldi pubblici”.

Su questa base, il Carroccio chiede un faccia a faccia con la vicepresidente Elisabetta Gualmini. “Come relatore della legge – afferma il leghista Daniele Marchetti in una nota – sono pronto sin da ora a incontrarmi e a confrontarmi nel merito con l’assessore. Mi auguro solo che, dopo avere atteso 11 mesi per un testo identico a quello della giunta Errani, si riesca a lavorare insieme in maniera propositiva e positiva, riuscendo ad arrivare all’elaborazione di un testo il piu’ possibile condiviso che recepisca le indicazioni e le proposte che giungono da tutte le forze politiche e che gia’ sono state esplicitati nei testi depositati in precedenza. Solo con piena condivisione si riuscira’ ad arrivare a una vera inclusione”, conclude Marchetti (Fonte Dire).