Fisco, scontro fra la Prampolini e la Cisl a Ballarò

10 giugno 2015 | 09:39
Share0
Fisco, scontro fra la Prampolini e la Cisl a Ballarò

Bentivogli (Fim-Cisl): “Cose caricaturali dal collegamento con Reggio Emilia”. La presidente di Confcommercio: “Venga a lavorare nel mio negozio, non resiste più di un mese”.

REGGIO EMILIA – “Cose caricaturali dal collegamento con Reggio Emilia”. “Bentivogli, venga a lavorare nel mio negozio di alimentari, non resiste più di un mese”. Scontro, ieri sera a Ballarò, su Rai Tre, fra Donatella Prampolini, presidente della Confcommercio e il segretario nazionale dei metalmeccanici della Cisl, Marco Bentivogli. Oggetto del contendere le tasse pagate dai commercianti, materia cara alla Prampolini che nella Confcommercio nazionale ha la delega, appunto, al Fisco.

La trasmissione ha realizzato un collegamento fra il supermercato Sigma di Rivalta, di proprietà della Prampolini, in cui erano presenti molti commercianti reggiani e lo studio dove Massimo Giannini stava conducendo la trasmissione. Lì, fra salumi e formaggi, la Prampolini ha mostrato una punta di Parmigiano e ha esordito: “Questo costa 16 euro e ottanta al chilo e, se noi siamo bravi, portiamo a casa sedici centesimi. Se il cliente paga con il bancomat, ci rimettiamo. Non mi sento un evasore, noi paghiamo tutte le tasse, ma la pressione fiscale è ben oltre il 65%. Per pagare fisicamente il Fisco impieghiamo 35 giorni di lavoro (per stare dietro a tutti gli adempimenti), poi ci sono dieci mesi per pagare le imposte allo Stato. A novembre cominciamo a lavorare per le nostre attività. Noi non delocalizziamo, creiamo occupazione in Italia e dovremmo essere protetti da questo Stato. Crediamo che si debba dare una svolta. La pressione fiscale deve calare, altrimenti chiuderemo le serrande, così se ne andranno altri posti di lavoro in Italia”.

Di fianco a lei c’è Luca, un altro commerciante che ha in mano un paio di scarpe made in Italy. Dice: “Questo paio di scarpe costa duecento euro. A me di questi soldi mi arriva in tasca l’uno per cento, se va bene. Non ci sto ad essere classificato come un evasore. Ho 27 anni e appartengo alla quarta generazione di commercianti e dico che questo fisco non è più sopportabile. Come mai mi metto in tasca solo l’uno per cento? Il costo del lavoro è altissimo, i canoni di locazione non calano nonostante la crisi e poi, quando vado dal mio commercialista, non mi dice che ci sono agevolazioni, ma mi fa la lista delle tasse. Pago al mio socio Stato il 70 per cento di imposte”.

Poi c’è Samuele che, anche lui, ha un negozio di alimentari e che ha avuto la pessima idea di comprare una seconda affettatrice. Lui, spiega, lo ha fatto per dare un servizio ai clienti che così, se si rompe quella principale, può subito mettere in campo la seconda, ma sentite cosa gli è accaduto. Dice: “Gli  studi di settore hanno calcolato che quella seconda affettatrice lavorava tutto il giorno per dieci ore e sono stato sanzionato per seimila euro e rotti”.

Infine ha preso la parola un giocattolaio, con in mano una girandola, che ha detto al conduttore: “Giannini, io spero che questa sia la girandola del vento del cambiamento. I commercianti sono sempre tacciati di essere evasori, ma io devo competere con un mercato on line che paga le tasse fuori dall’Italia. Ci vuole un regime fiscale unico per tutta Europa. Vendo questa girandola a dodici euro e mi metto in tasca un euro”. Immediata la sintesi giornalistica del conduttore che esclama: “Si guadagna di più con la girandola che con il Parmigiano”.

Chiude la Prampolini: “Evadere le tasse è immorale, ma è immorale anche uno Stato che impone questa tassazione. Bisogna che i proventi della lotta all’evasione siano utilizzati per abbattere la tassazione e non per altri scopi”.

Subito dopo il collegamento da Reggio Emilia, è intervenuto Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim Cisl, che ha replicato ai commercianti reggiani: “Se guardo i dati medi delle dichiarazioni di gran parte dei commercianti, vedo che denunciano un reddito lordo che è la metà di un metalmeccnico. C’è qualcosa che non quadra. La prima fonte di reddito, per lo Stato francese, è il gettito che arriva dall’Iva e noi, rispetto a loro, ne incassiamo molto meno (ci sono 60 miliardi di evasione Iva in Italia), ma in Francia c’è l’otto per cento di lavoratori autonomi e in Italia il 23 per cento. Credo che in questo collegamento si siano dette cose caricaturali. Se uno guadagna l’uno per cento di margine su una scarpa, probabilmente fa della carità più che mandare avanti un’attività produttiva. Il problema è che non si lamentano con lo stesso vigore tutti coloro che, mese per mese, non decidono con il commercialista quanto pagare di tasse e non hanno scelta”.

Sarcastica la replica della Prampolini: “Bentivogli, la invito a fare il commerciante per un mese. La faccio venire qui, nel mio supermercato, per dodici ore al giorno e guadagnare quello che porta a casa un cinese. Noi, prima di licenziare un nostro dipendente, ci tagliamo il nostro salario. Venga nel mio negozio, non resiste più di un mese”.