Dislessia, a Reggio individuati 300 casi l’anno

12 giugno 2015 | 10:24
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Dislessia, a Reggio individuati 300 casi l’anno

Il 3,5% degli studenti ne soffre ma solo al 30 per cento viene diagnosticata

REGGIO EMILIA – Dal 2008, a Reggio, sono stati diagnosticati 2.000 casi di dislessia provenienti da tutto il territorio nazionale (di cui il 50% fuori regione), con una media di 300 all’anno. È il risultato del progetto “Genetica, Cervello e Ambiente nella dislessia”, organizzato dall”Irccs Arcispedale S.Maria Nuova e dedicato ai disturbi di apprendimento in eta’ adulta, giunto alla 15esima edizione, che si terra’ domani con esperti provenienti da tutta Italia.

Secondo le stime piu’ prudenti, il 3,5% della popolazione scolastica soffre di dislessia: migliaia di ragazzi, quindi, ma molti casi rimangono misconosciuti, perche’ in Italia l’unica legge di tutela in proposito esiste solo dal 2010 (n. 170). “La situazione degli adulti con disturbi specifici dell”apprendimento (Dsa) e’ un mondo quasi inesplorato – spiega il dottor Enrico Ghidoni, neurologo del Santa Maria Nuova – sebbene la legge preveda una tutela del percorso scolastico e professionale sino agli studi universitari, superato il 18esimo anno di eta’ cessa la competenza delle strutture di neuropsichiatria infantile e non c’e’ offerta di servizi diagnostici specifici per gli adulti”.

È proprio per colmare questa grave lacuna che dal 2008 l’Universita’ di Modena e Reggio Emilia e l’Arcispedale S. Maria Nuova, in collaborazione con l’Associazione italiana dislessia, hanno attivato un progetto pilota per iniziare un percorso di diagnosi dedicato agli adulti con sospetto di Dsa. Il servizio e’ gratuito per gli studenti dell’Ateneo e permette di ottenere, oltre alla diagnosi, consigli sull’organizzazione delle attivita’ di studio e sulle strategie per affrontare la carriera scolastica e professionale. A questa attivita’ si e’ poi aggiunto, nel biennio 2012-2014, il coordinamento nazionale del Progetto Diagnosi, iniziativa voluta dall’Associazione italiana dislessia e dalla Fondazione Telecom Italia che ha permesso di produrre oltre 1.200 diagnosi su soggetti adulti.