Cila, un secolo di storia e un futuro green

24 giugno 2015 | 09:29
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Il primo fornitore di latte da Parmigiano Reggiano in provincia è anche un grosso produttore di biogas. Il presidente Salsi: “Scelta che integra il reddito per coprire i momenti di crisi ciclica”

NOVELLARA (Reggio Emilia) – Una storia che nasce agli albori del Novecento, ma che si innesta sulle nuove tecnologie del biogas senza dimenticare di essere il primo produttore di latte per Parmigiano Reggiano nella nostra provincia con le sue 1.450 mucche che vengono munte ogni giorno e le 13.600 tonnellate di latte prodotte ogni anno. Vengono inoltre allevati 3.000 bovini e 12.000 suini. Oltre a questo c’è uno spaccio aziendale che vende  le carni della coop, i salumi e il Parmigiano Reggiano.

E’ la coop agricola Cila (Cooperativa intercomunale lavoratori agricoli), nata agli inizi del Novecento nella Bassa reggiana con sede a Novellara. Ricorda il presidente, Graziano Salsi: “I braccianti comprarono la terra dal conte Greppi, 300 ettari, nel 1911. Oggi siamo arrivati ad avere 880 ettari di proprietà più altri in affitto, più altri 300 in affitto”. La coop conta una sessantina di soci, ha chiuso il bilancio 2014 con un fatturato di 15 milioni di euro e un utile di 50mila euro e con investimenti per due milioni di euro. L’utile nel 2013 era stato di oltre 500mila euro, ma questo è anche legato, purtroppo, alle fluttuazioni del Parmigiano Reggiano. Spiega Salsi: “Noi veniamo pagati, a parte qualche acconto, in base alle quotazioni del Parmigiano Reggiano che, a seconda della stagionatura, vengono certificate a 12 o 24 mesi. Questo può comportare grosse fluttuazioni dei prezzi. I costi del 2014, purtroppo, sono stati più alti del valore di realizzo della produzione di latte”.

Per ovviare a questo inconveniente è corsa in aiuto della Cila la Green economy. Sì, perché la cooperativa Cila ha un impianto che, grazie a un particolare processo che utilizza liquami, letame e residui vegetali, produce biogas che crea circa un megawatt di elettricità l’anno che viene venduto ad Enel e che, tradotto, significa che è in grado di dare illuminazione a tremila famiglie, circa 10mila persone l’anno: praticamente un paese come Novellara. Spiega Salsi: “Abbiamo fatto la scelta di creare un’attività produttiva che integrasse il reddito e che andasse a coprire quei momenti di crisi ciclica che periodicamente avvengono. Si integra completamente nel ciclo aziendale perché siamo in grado di alimentarlo praticamente da soli”.

E così che le nuove tecnologie integrano i guadagni in agricoltura, sostenendo le antiche produzioni. Senza dimenticare, tuttavia, che il combustibile che produce il biogas è antico pure lui come il mondo.