Bonforte (Sel): “Vento renziano troppo forte, presto lo strappo”

20 giugno 2015 | 16:16
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Bonforte (Sel): “Vento renziano troppo forte, presto lo strappo”

Il coordinatore provinciale di Sel: “Con questo clima le alleanze locali non tengono più. L’acqua pubblica è la goccia che fa traboccare il vaso”

REGGIO EMILIA – “Se il Pd reggiano vuole renzizzarsi noi ci vendolizzeremo”. Michele Bonforte, coordinatore provinciale di Sel, ribadisce a Reggio Sera che l’alleanza a Reggio e nei comuni della provincia è a rischio, soprattutto alla luce di quello che sta accadendo sull’acqua pubblica.

Bonforte, fino ad ora, a livello locale, si era deciso di non riprodurre lo strappo che era già avvenuto da tempo a livello nazionale. Cosa sta accadendo ora?
Nelle prossime settimane ci sarà una discussione su quello che sta accadendo dentro il Pd con le scelte che ha fatto prima Letta e poi Renzi in totale continuità. Per Renzi l’idea è simile a quella di D’Alema, ovvero che senza il centro non si governa. La differenza è che D’Alema voleva allearsi con il centro e invece Renzi vuole essere il centro.

E a livello locale?
A livello locale noi abbiamo concordato un percorso con il Pd e speriamo che le alleanze possano andare avanti, ma se il vento renziano spira a cascata normalizzando il Pd, costringendo tutti ad essere renziani e cercando di calare sui territori l’alleanza fra Pd renziano e un pezzo di centrodestra, lo strappo è quello che accadrà presto.

La vicenda dell’acqua pubblica è stata determinante?
Sì, perché il Pd è partito dall’entusiasmo per questa cosa a una netta inversione di tendenza, cedendo al lobbismo di Iren e alle pressioni dall’alto. Così, improvvisamente, hanno deciso che non funzionava più.

Voi però, in giunta, avete un vicesindaco come Matteo Sassi che sta lavorando al cosiddetto piano B. Cosa farete?
Il vicesindaco lavora per evitare danni alla città. Matteo è un vero amministratore e sta cercando di ridurre il danno prodotto dalla follia del Pd. Siamo di fronte alla violazione di un accordo preso in campagna elettorale, con l’aggravante che questa decisione è stata assunta senza che ci facessero neanche una telefonata.

Bene, facciamo che il piano B funziona e si può fare. A questo punto cosa succede? Rimanete in giunta?
Dipende di che piano B si tratta. Se si evita la gara, noi siamo disponibli a ragionare anche se pensiamo che l’affidamento in house sia la scelta migliore.

Ma il piano B prevede, per l’appunto, la gara a doppio oggetto. Quindi?
Dobbiamo vedere nel merito cosa significa questa gara a doppio oggetto. Fra tre mesi va presa una decisione. E poi ce ne sono altri di temi di possibile rottura: le politiche sanitarie, urbanistiche e culturali. Ma noi siamo responsabili e un conto è se c’è qualcosa che non ci convince, ma che non era presente nel programma. Ma se era nel programma, come l’acqua pubblica, allora voglio dire che se ha le mani libere il Pd, ce le abbiamo anche noi”.

Mi dia delle cifre. Quanto è condivisa nel partito l’idea che si può rompere con il Pd?
Diciamo che c’è una maggioranza dell’ottanta per cento che vuole costruire un’alternativa a sinistra e un venti per cento che, invece, dice: “Aspettiamo, magari Renzi va a sbattere e si creano delle opportunità”.

E voi siete convinti che ci sia uno spazio a sinistra a livello locale e nazionale? Glielo chiedo perché le ultime esperienze elettorali non hanno premiato queste scelte.
Lo spazio elettorale e culturale a sinistra è grande, ma semplicemente non è agito. Bisogna mettere in campo un progetto che non sia la continuazione delle esperienze precedenti e che non sia il modo per ricollocare determinate figure. Una forza così potrebbe ambire al 10%.