Torri (Sel): “Progetto pilota per punto nascite Castelnovo Monti”

29 maggio 2015 | 13:19
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Torri (Sel): “Progetto pilota per punto nascite Castelnovo Monti”

Il consigliere regionale di Sel: “Referendum fusione Comuni, spero vincano i sì. In caso contrario la Regione terrà conto della volontà dei cittadini”

BOLOGNA – “Punto nascite di Castelnovo Monti, non puntiamo a una deroga per tenerlo aperto, ma a creare un progetto pilota per modificare la legge e fare in modo che riconosca che, in determinate zone, come quelle montane, la sicurezza è garantita anche sotto i 500 parti l’anno. Non ci sono chiusure, su questo, da parte dell’Ausl che poi dovrà decidere”.

Yuri Torri, di Casina, consigliere regionale di Sel, ha fatto il punto con Reggio Sera, dopo alcuni mesi di legislatura su quelle che sono le tematiche più calde per quello che riguarda l’Appennino reggiano.

In montagna c’è il rischio di chiusura del punto nascite di Castelnovo Monti. Cosa pensate di fare?
La legge lega la sicurezza dei reparti al numero di parti e prevede che debbano essere chiusi i punti nascite sotto i 500 parti l’anno e quello di Castelnovo Monti ne fa 200. E’ un divario grosso, ma dobbiamo tenere conto che è una zona di montagna che è particolare e che quel centro è un punto di riferimento per una zona molto grande. Noi, come Sel, abbiamo la linea di non chiuderlo e di trovare alternative integrando maggiormente i servizi con il Santa Maria Nuova di Reggio. Per raggiungere questo obiettivo sto lavorando con i sindaci della zona.

Qual è la posizione dell’Ausl su questo argomento?
Chiusure nette non ce ne sono state. La Regione porrà delle linee guida in cui non ci sarà scritto di chiudere determinati reparti e sarà poi l’Ausl a decidere. In questo caso è importante coordinarsi con gli enti locali sul territorio per preparare un’azione coordinata per fare in modo che il punto nascite resti aperto non in deroga, ma che sia inserito in un progetto più ampio che riconosca il fatto che, in determinate situazioni territoriali, non si può collegare la sicurezza al numero dei parti. Questo progetto pilota potrebbe servire a fare cambiare la legge vigente, dimostrando che non c’è un problema di sicurezza.

Il Parco nazionale. Quali sono le novità?
Il parco sta promuovendo, oltre che a progetti di ampio respiro rivolti alle cittadinanze affettive (rientro di cittadini dall’estero), anche il Mab (Man and the Biosphere) Unesco per il quale dovrebbe arrivare il riconoscimento che coinvolge diversi Comuni e che dovrebbe servire da volano di sviluppo economico soprattutto per l’agricoltura e l’artigianato.

Quali azioni si possono mettere in campo per combattere lo spopolamento della montagna?
E’ un tema molto ampio e, sicuramente importanti, qui, sono il mantenimento dei servizi, come quello del punto nascite, ma anche quello degli uffici postali di cui ci siamo occupati con il mio collega Taruffi anche in altre occasioni. Si deve puntare su un sistema integrato fatto di realtà produttive non molto grandi legate all’agricoltura di qualità e all’artigianato di qualità, oltre che alla valorizzazione del territorio e che si possono sviluppare coordinando i vari enti locali. Qui giocheranno un ruolo importante i fondi sociali europei. Gli assessorati nelle varie commissioni si sono dimostrati disponibili a dare un occhio di riguardo, nei vari bandi, che usciranno e vedremo se questa cosa ci sarà.

Il dissesto idrogeologico è un altro tema molto importante. Lì come pensate di intervenire?
La cosa più urgente è intervenire sulle frane esistenti come quella di Baiso. Da questo punto di vista, come gruppo di Sel, abbiamo proposto un emendamento al bilancio, l’unico che è stato accolto, per aumentare del 10% i fondi per il dissesto idrogeologico pari a tre milioni in più su tutta la Regione. L’altra direttrice è quella della prevenzione per impedire che si formino altre frane. Lì va calibrato un metodo e questo discorso si lega a un modello di sviluppo della montagna e del mantenimento della popolazione in quella zona.

Domenica si terrà il referendum sulla fusione dei Comuni di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto. Voi spingete sulla fusione come Regione.
E’ un momento storico. Con il mio collega Taruffi abbiamo incontrato i sindaci a fine febbraio inizio marzo. L’auspicio è che ci sia il consenso sulla fusione. Non è una scelta semplice, perché sappiamo che ogni Comune è orgoglioso della sua identità. Si sta andando in una direzione di maggiore semplificazione e l’occasione che hanno loro è di essere fra i primi a inserirsi in questo solco che diventerà una strada quasi obbligata in futuro. Per quel che riguarda la questione della sede, i consigli comunali si terranno a rotazione nei vari Comuni, ma io credo che sia marginale, perché la cosa più importante sarà quella di mantenere la qualità dei servizi. Tuttavia loro partono avvantaggiati, perché hanno già in atto un’unione molto stretta e quindi, alla fine, per quanto riguarda il livello dei servizi, non cambierà molto per i cittadini.

E’ un referendum consultivo. Se vincesse il no la Regione ne terrà conto?
Sì, perché è stato detto in aula che non decideremo contro la volontà dei cittadini che è fondamentale in questi casi. Io penso che l’esito del voto vada rispettato. Se negativo bisognerà riflettere e continuare a discutere per trovare una soluzione diversa all’amministrazione e gestione di questi territori. Io credo che la fusione, se avverrà, potrebbe essere parte di questa soluzione anche perché sarà sostenuta da grossi finanziamenti.

A che punto siamo con la discarica di Poiatica?
Al momento è chiusa e sono stati sospesi i conferimenti. Ho avuto modo di visitarla nelle settimane scorse. Sono state fatte le opere per stabilizzare gli ultimi conferimenti. Ora bisognerà capire come continuare a seguire il sito dato che necessita, una volta chiuso, di una particolare attenzione nei prossimi anni.