Mora scuote la Camusso: “Basta indugi”

13 maggio 2015 | 17:00
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Il segretario provinciale: “Rischiamo che il sindacato venga messo fuori gioco”. Lei: io e Landini siamo nella stessa casa

REGGIO EMILIA – “Non è più tempo di indugi, perché è in atto una guerra tra capitali e lavoro e noi lavoratori la stiamo perdendo”. Il segretario provinciale della Cgil, Guido Mora, ha lanciato un chiaro appello Susanna Camusso, la segretaria nazionale presente stamattina all’attivo dei delegati e attivisti della Cgil al circolo Pigal.

Ha parlato di fronte a una sala gremita con oltre 400 persone. Tanti i temi all’ordine del giorno, tanti quanto la fase complicata, dall’inizio della crisi in avanti, ne pone.

Nel suo intervento Mora ha chiesto sostanzialmente al segretario nazionale un cambio di passo, a partire da un nuovo modello organizzativo e dal riassetto degli equilibri tra le strutture sindacali territoriali e quelle sovraordinate. Il segretario è stato critico anche sulla posizione tenuta dalla Cgil negli ultimi anni rispetto alle modifiche normative intervenute su lavoro e contrattazione collettiva. “Una vera riflessione critica – ha detto Mora – non l’abbiamo mai compiuta limitandoci ad una posizione difensiva dagli attacchi arrivati di volta in volta dalle imprese e dal governo”.

Non a caso, continua Mora, “dei provvedimenti sul mondo del lavoro non siamo riusciti a respingerne nemmeno uno”. Adesso pero’, e’ convinto il segretario, “non ci si puo’ limitare a sperare in un cambio di contesto perche’ la nottata non passera’” e il rischio “e’ che il sindacato venga messo del tutto fuori gioco”. Per questo, esorta il reggiano, “bisogna dare corso con tempestivita’, come ci siamo detti nel nostro ultimo direttivo provinciale, ad una nuova piattaforma di rilancio dell’azione del sindacato contro le modifiche allo statuto dei lavoratori”.

Che pero’, e’ l’appello a Camusso, “deve passare necessariamente dal livello nazionale” e deve avere la cifra “di una forte regia confederale”. Secondo Mora poi, perche’ la Cgil torni ad essere “baricentro” dei territori bisogna superare i “ritardi organizzativi”, da cui Reggio non e’ esente, e riequilibrare i “pesi” con le strutture regionali e nazionale. Altro spunto lanciato e’ infine quello di un referendum sulle politiche del governo “unica strada per riaprire il dibattito dato l’attuale assetto parlamentare”. Il segretario della Cgil di Reggio conclude quindi augurandosi che si avvi un nuovo percorso di “impegno per tutte le strutture sul territorio nazionale”.

Nel corso della mattinata si è appreso che nel contestare il governo Renzi la Cgil si muoverà in ordine sparso. Se infatti a Bologna e Ravenna e’ gia’ annunciato uno sciopero di quattro ore (che possono pero’ salire a otto a seconda dei comparti) per il 20 maggio, il direttivo della Camera del lavoro provinciale di Reggio Emilia, che si e’ riunito nei giorni scorsi, ha invece optato per non mettere in campo alcuna iniziativa.

“Dalla discussione che abbiamo fatto al nostro interno e’ emerso l’orientamento di concentrare i nostri sforzi su un panorama piu’ ampio”, ha detto il responsabile organizzativo della Cgil reggiana Luca Chiesi. L’idea e’ dunque quella di un rilancio dell’azione sindacale ad un livello piu’ profondo, in linea con quanto invocato oggi all’attivo dei delegati dal segretario provinciale della Cgil Guido Mora.

Molti poi gli interventi dal palco, dove delegati, sindacalisti e pensionati si sono succeduti evidenziando, ognuno con le diverse sfumature, il disagio di questo periodo storico politico dove le ragioni del lavoro sono inascoltate. Alla Cgil la sua base reggiana chiede determinazione nel portare avanti le mobilitazioni, che ridiano, in un periodo di grande disoccupazione, lavoro povero, aumento delle ricchezze nelle mani di pochi, allontanamento dell’età pensionabile e riduzione delle coperture della cassa integrazione dignità al lavoro e che producano risultati sul piano del miglioramento delle condizioni di vita.

E partendo proprio dal contrasto al Jobs Act si chiedono linee guida e una regia confederale forte. Sono le 13,30 quando interviene Susanna Camusso, segretaria generale Cgil per sottolineare che “i lavoratori devono sentirsi rappresentati dalla contrattazione che fa il sindacato, unendo il mondo del lavoro sul piano dei diritti, per questo – ha evidenziato – è necessario riaprire la discussione su un nuovo Statuto dei lavoratori con un sistema di tutele più forti di quelle scardinate dal Jobs Act”.

Jobs Act, ha aggiunto Camusso sul quale “nessuno deve dubitare del contrasto che metteremo in campo a partire dalla contrattazione aziendale che deve supportare quella nazionale”. “Bisogna partire – ha concluso – dalle cose fatte, anche nel rapporto con i lavoratori sapendo che non possiamo fare sempre tutto da soli e che continueremo le mobilitazioni”.

Avvicinata dalla stampa al termine dell’incontro, la Camusso, rispondendo alla domanda su quale messaggio voleva lanciare al segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini visto che era, per così dire, “a casa sua”, ha risposto: “Sono in casa della Cgil, così come anche Landini è in casa della Cgil”.