Metasystem, il profumo del Dragone in terra emiliana

4 maggio 2015 | 10:58
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Metasystem, il profumo del Dragone in terra emiliana

Ma il reale obiettivo strategico del Dragone è il credito: sarà sempre più facile vedere imprenditori e professionisti chiedere mutui ed aprire conti correnti a tassi di interesse e a condizioni “imbattibili” presso filiali di istituti di credito cinesi in Italia

REGGIO EMILIA – La nuova tendenza in fatto di shopping finanziario ha, ancora una volta, gli occhi a mandorla e guarda ai prati di casa nostra. E’ infatti notizia delle ultime settimane l’acquisizione della reggiana MetaSystem da parte del gruppo Deren di Shenzhen che 2 anni fa aveva acquistato un’altra azienda made in Italy, la Plati Elettroforniture.

Quest’ultima, a poco più di due anni dall’operazione, nata per sanare i buchi della crisi, ha permesso all’azienda di ribaltare la situazione grazie ai 3 milioni investiti da Deren e alle profittevoli partnership sinergiche createsi. Senza considerare il deal dei giganti Pirelli e China Chemical, è evidente come lo shopping delle pmi italiane intermediato da banche cinesi attive tra Roma e Milano stia vivendo una primavera senza sosta e senza battute d’arresto.

A tirare le fila di questa fitta trama di negoziati la cinese Icbc, che, con una location prestigiosa in Galleria a Milano, è in procinto di raddoppiare nel breve con una sede anche a Roma. Dal comunicato stampa dei cinesi si legge che l’accordo con MetaSystem è “in linea con la strategia di sviluppo della società e aiuterà l’azienda ad ampliare ulteriormente il core business. Al contempo la partnership offrirà nuove opportunità commerciali in un’ottica di crescita dei profitti. Per migliorare le prestazioni della società, promuovere lo sviluppo strategico del business principale, potenziarne forza e vantaggio competitivo a tutela degli interessi di tutti gli azionisti”.

Una Cina sempre più rampante sullo scacchiere mondiale degli investimenti che ora orienta la sua strategia Go Global guardando all’estero (Europa, Italia in prima battuta, e Medio Oriente). Siamo il secondo Paese manifatturiero in Europa dopo la Germania; e la nostra appetibilità è ulteriormente rafforzata dalla debolezza dell’euro sullo yuan. Questa tendenza, che mira all’acquisizione di aziende con plus tecnologici rilevanti, non può che attestarsi al rialzo, pesante.

Ma il reale obiettivo strategico del Dragone è il credito attraverso il quale transita l’enorme massa della ricchezza patrimoniale (Banca d’Italia parla di circa 8.500 miliardi di euro) e dei depositi bancari  dei risparmiatori italiani (1.708 miliardi). Temo sia sempre più reale la previsione di vedere imprenditori e professionisti chiedere mutui ed aprire conti correnti a tassi di interesse e a condizioni “imbattibili” presso filiali di istituti di credito cinesi in Italia. Pechino è obbligata a  crescere ed acquisire sempre più valuta pregiata estera per non implodere. Lo stand-by sarebbe il suo collasso.

Il Dragone tende ad accorciare i tempi, accelerando l’apertura di nuove filiali e moltiplicando gli  investimenti in Europa, in vista della piena convertibilità dello Yuan, fissata entro il 2020. E per effetto di un vorticoso aumento di offerta di prestiti, il rischio di un nuova crisi immobiliare, di americana memoria, è alle porte. Ma la Banca centrale della Cina controbatte parlando di “rischio calcolato”, perché  gli istituti di credito cinesi sarebbero strutturati per affrontare le criticità dei debiti in sofferenza, avvalendosi di società di gestione per la ricapitalizzazione, la cessione, o la vendita all’asta degli NPL (ndr: Non Performing Loans: prestiti non performanti). Ammortizzando o diluendo di fatto le perdite. Che dire dinnanzi a tutto ciò…speriamo che gli shén  (ndr: divinità della religione tradizionale cinese) ce la mandino buona.