Le mostre principali della decima edizione di Fotografia Europea

14 maggio 2015 | 19:13
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Le mostre principali della decima edizione di Fotografia Europea

La manifestazione di Reggio Emilia compie dieci anni e per celebrare questo importante compleanno propone una reinterpretazione delle tematiche di Expo 2015

REGGIO EMILIA – Sarà un’edizione speciale per Fotografia Europea. La manifestazione di Reggio Emilia compie dieci anni e per celebrare questo importante compleanno propone una reinterpretazione delle tematiche di Expo 2015, l’Esposizione Universale di Milano, attraverso un’articolata e coinvolgente riflessione sul rapporto tra uomo e natura.

Fotografi e curatori sono stati invitati a esplorare ambiti d’indagine legati alla rappresentazione del pianeta, alla salvaguardia dell’ambiente, alle ricchezze del territorio, ai nuovi equilibri che si instaurano tra le ragioni della Terra e l’intervento umano, fino al dinamico rapporto tra uomo, natura e tecnologia. Il risultato è Effetto Terra, un filo conduttore che lega le mostre, le installazioni e tutti gli altri eventi che compongono il programma del festival.

Organizzata dal Comune di Reggio Emilia, da quest’anno Fotografia Europea si avvale di un comitato scientifico costituito da Elio Grazioli e Walter Guadagnini (già abituali curatori della manifestazione) e da Diane Dufour (direttrice del prestigioso spazio parigino Le Bal), a cui è stato affidato il compito di selezionare le proposte espositive ricevute lo scorso autunno in una call pubblica. Per la natura speciale di questa edizione e per il legame con Expo 2015, il periodo d’apertura delle mostre è prolungato fino al 26 luglio 2015.

IL CONCEPT – EFFETTO TERRA
In concomitanza con Expo 2015, che invita a riflettere sulla salute del pianeta (territorio, cibo, radici, energia), Fotografia Europea si interroga sul rapporto tra uomo e natura, guardando non solo alla funzione di rappresentazione e documento della fotografia, quanto anche all’ambizione di originalità, rinnovamento, peculiarità. Con la consapevolezza di come mezzi, modi e iconografie siano cambiate enormemente negli ultimi decenni, e con essi gli immaginari e le riflessioni.

Un primo aspetto riguarda la rappresentazione del pianeta. Quale nuova geografia ci consegna oggi la fotografia? Esiste ancora una contrapposizione tra natura e artificio, tra memoria e novità, tra tradizione e futuro? Nuovi luoghi, modi di rappresentare, immaginari e manipolazioni aprono non solo inedite prospettive ma anche una diversa considerazione del passato. A seconda della prospettiva che si adotta, dalla più interna alla più vertiginosamente esterna, cambia evidentemente il modo di sentire e di considerare. Quanto indecifrabili ci appaiono certe immagini prodotte dalla scienza e dalla tecnica, nel microscopico più infigurabile, nelle scoperte di invisibili lontananze o nel più incredibile immenso al di là di ogni nostra immaginazione; quanto lontano dal reale ci possono portare le rielaborazioni e invenzioni che la tecnologia permette oggi sull’immagine stessa; quanto vicino possiamo arrivare attraverso le simulazioni più precise e accurate.

Mentre si denunciano i conflitti e si documentano le catastrofi, si cercano anche nuovi equilibri tra le ragioni della natura e l’intervento umano. L’arte non si limita a rappresentare, ma spesso sente di dover agire per innescare un cambiamento: dall’impegno a raffigurare il mondo e i suoi problemi, passa all’ideazione e realizzazione di interventi sul territorio e nelle comunità. È l’arte pubblica, che dell’immagine fa un uso attivo, performativo, spesso usando le nuove tecnologie in modo costruttivo e condiviso. Le tensioni si sono acuite, le problematiche si sono complicate: se da un lato si cercano equilibrio e interrelazione, rimane forte il rischio che ognuno vada per la propria strada, in una deriva che è anche dell’Immaginario (non più) collettivo. Esiste sia una natura che precede l’uomo – potente, sublime, ma anche vergine e calma – sia un uomo senza natura, grazie a tecnologie tanto avanzate da essere estranee alle immagini della natura. Le mostre della decima edizione di Fotografia Europea esplorano questi temi, rispetto ai quali la fotografia ha ancora un ruolo: di efficacia, ma anche di riflessione.

LE MOSTRE

1. UOMO / NATURA
Anche le lumache di campagna possono essere fonte d’ispirazione. Così è stato per Joan Fontcuberta, il grande artista catalano che al Palazzo dei Musei presenta due mostre frutto di un lavoro che l’artista ha svolto nei mesi scorsi presso gli stessi Musei. Si tratta di una nuova edizione di Gastropoda un progetto sul ciclo vitale delle immagini, sulla trasformazione e sul decadimento. L’idea nasce dall’osservazione di un fatto curioso: la sorte degli inviti recapitati nella cassetta della posta di Fontcuberta, destinati a essere distrutti dalla voracità delle lumache nelle settimane in cui l’artista è in trasferta. “Significa che anche le immagini, come tutti gli organismi viventi, nascono, si sviluppano, fanno il loro corso, per poi decadere e morire”, spiega Fontcuberta, fotografo ma anche saggista, critico, giornalista, Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere in Francia, oggetto di retrospettive al MoMA di New York e all’Art Institute di Chicago, con opere esposte al Metropolitan di New York e al Centre Georges Pompidou di Parigi. Inoltre Fontcuberta suggerisce un percorso nelle collezioni naturalistiche dei musei: Fauna Secreta. Carta bianca nella collezione di Lazzaro Spallanzani basato sulle suggestioni di alcune sue presunte scoperte tra gli archivi del Museo. Un modo diverso per inserire tra le meraviglie della natura interventi di riflessione artistica, nel continuo rimando fra vero e falso che caratterizza la sua poetica.

Se la natura è al centro della riflessione di Fontcuberta, l’uomo è il protagonista di Unfinished Father di Erik Kessels. Un progetto toccante, dedicato al padre, appassionato restauratore di Fiat 500 Topolino e colpito pochi anni fa da un ictus. Quella Topolino incompiuta diventa l’oggetto dell’esposizione, nonché il simbolo di un uomo che – come la macchina – rimarrà non finito. Trasportata negli spazi della Sinagoga, l’automobile viene esposta assieme alle fotografie che documentano le fasi del restauro. Amara contrapposizione agli happy end dei film, diversi da una realtà in cui a un certo punto ogni cosa si interrompe brutalmente. Il direttore creativo dell’agenzia KesselsKramer di Amsterdam, Erik Kessels presenta, sempre negli spazi della Sinagoga, anche un altro progetto: La Topolino a Reggio Emilia per il quale sono stati invitati a partecipare i cittadini di Reggio Emilia con le proprie immagini di Fiat Topolino, ritrovate negli album di famiglia. E per l’occasione anche la città ha aperto il suo album grazie alla preziosa collaborazione della Fototeca della Biblioteca Panizzi: un nucleo di 12 fotografie si aggiunge al racconto della Topolino con scorci sulla città.

2. NATURA SENZA L’UOMO / UOMO SENZA LA NATURA
Curata da Elio Grazioli e Walter Guadagnini, No Man Nature è una grande mostra collettiva, straordinaria fin dalla location: gli storici ed eleganti spazi di Palazzo da Mosto, concessi dalla Fondazione Manodori. L’esposizione raccoglie le opere di quattordici artisti (Darren Almond, Enrico Bedolo, Ricardo Cases, Pierluigi Fresia, Stephen Gill, Mishka Henner, Ange Leccia e Dominique Gonzalez-Foerster, Amedeo Martegani, Richard Mosse, Thomas Ruff, Batia Suter, Carlo Valsecchi, Helmut Völter), che spingono il pubblico a interrogarsi su temi e questioni legate al filo conduttore della manifestazione: Effetto Terra. Spesso dominate dall’euforia della tecnica, le immagini propongono in particolare due ipotetici scenari, opposti ma dai comuni connotati apocalittici: come si configura la natura senza l’uomo? E quale potrebbe essere un mondo in cui l’uomo rinuncia alla natura? Altre domande e riflessioni scaturiscono da un radicale cambiamento di prospettiva: lo sguardo verso il cielo. Il firmamento e il modo in cui l’uomo lo ha osservato e fotografato sono al centro di Le cose che si vedono in cielo. A cura di Ilaria Campioli, allestita nei cinquecenteschi Chiostri di San Pietro, la mostra indaga il rapporto fra uomo e universo – fin dall’antichità stimolo di confronto e serbatoio di cosmogonie. Proprio quando da luoghi sempre più remoti arrivano immagini sempre più dettagliate gli artisti sentono l’esigenza di riappropriarsi di questo spazio dell’immaginazione. Gli artisti in mostra si confrontano con gli archetipi delle immagini del cosmo reinventandole, scardinandole e portandoci a riflettere su come la visione della natura sia fortemente condizionata dalla nostra memoria visiva, accumulata nel corso degli anni. L’esposizione è basata su una selezione di recenti pubblicazioni editoriali, a conferma dell’attenzione che il festival dedica al formato del libro fotografico (già protagonista nel 2014 della mostra Senza meta. Il libro come pensiero fotografico).

3. REINVENTARE IL MONDO
199 fotografie a colori, raccolte in un arco di trent’anni, compongono il mosaico di Ersatz Lights. Case study #1 east west, la mostra di Olivo Barbieri allestita ai Chiostri di San Pietro, con il coordinamento scientifico di Laura Gasparini, prodotta dalla Biblioteca Panizzi in collaborazione con Regione Emilia Romagna, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e Azienda Speciale Villa Manin – Udine e accompagnata dal catalogo pubblicato dall’editore tedesco Hatje Cantz. Con “ersatz lights” si intende tutto ciò che abbiamo inventato per sostituire l’illuminazione naturale: surrogati artificiali della luce solare che diventano elemento chiave delle immagini, permettendoci di scoprire aspetti inediti del reale. La mostra spazia tra megalopoli d’Oriente, periferie europee, paesaggi urbani e rurali italiani, mettendo in risalto il linguaggio di un autore che è sempre riuscito a personalizzare i suoi scatti attraverso il lavoro sulla messa a fuoco, sul bilanciamento cromatico, su tecniche inedite e innovative.

La “reinvenzione” del mondo passa anche attraverso le ricerche del celebre Charles Darwin che, dopo aver circumnavigato il globo sul veliero “Beagle”, scrisse L’origine della specie (1859). Un omaggio a questo grande scienziato, e a suo nonno Erasmus Darwin, arriva dal lavoro del giovane fotografo ungherese Ákos Czigány che con la mostra In viaggio con Darwin, a cura di Gigliola Foschi (Galleria Parmeggiani), riproduce in griglie le pagine, lasciate in bianco,   delle prime edizioni dei libri scritti dai Darwin e che lui ha recuperato su internet. Da lontano queste pagine assomigliano a un quadro astratto ma da vicino raccontano le tracce lasciate dal tempo.

Sono molti gli appuntamenti del festival in cui le nuove tecnologie diventano elementi chiave del racconto e del linguaggio fotografico. Tra questi c’è Cluster | New Jersey Counties di Daniele Lisi, la mostra ai Chiostri di San Domenico in cui le geometrie delle Meadowlands – area del New Jersey bonificata quasi un secolo fa e trasformata in zona residenziale – caratterizzano immagini satellitari prelevate da Internet per poi trasformarsi in “Spazio Vissuto” nel secondo capito del suo lavoro, in cui quelli stessi luoghi sono ritratti nelle ore notturne. Più astratta e giocata sull’illuminazione, quasi a chiudere il cerchio aperto dalle ersatz lights, è Blank di Luca Gilli: allestita ai Chiostri di San Pietro, una raccolta di immagini in cui la luce non si accende in opposizione al buio ma si diffonde quasi in eccesso, venendo a sconvolgere (reinventare) la percezione di forme, materiali e volumi degli oggetti rappresentati.

4. RINARRARE L’UOMO
Le storie dell’uomo possono essere raccontate attraverso le sue invenzioni, anche quelle più controverse. Combinando materiale esistente (prodotto a scopi educativi e promozionali) e video e fotografie realizzate da lui stesso, lo svizzero Jules Spinatsch ha composto una riflessione per immagini sulla tecnologia nucleare, dalla Guerra Fredda a oggi. Il risultato è Asynchronous, la mostra a cura di Daniele De Luigi, presso i Chiostri di San Domenico. Attorno a materiale di repertorio, in particolare gruppi di fotografie e documenti rinvenuti tra il 2009 e il 2010, è costruito anche Found Photos in Detroit, il progetto di Arianna Arcara e Luca Santese, sempre in esposizione ai Chiostri di San Domenico. Co-fondatori del Gruppo Cesura, i due giovani artisti raccontano la decadenza e l’abbandono della metropoli americana non limitandosi a una fotografia del presente ma ricostruendone il percorso e le dinamiche.

Un altro luogo, ben più vicino nel tempo e nello spazio, è il protagonista di Fotoscopia, progetto di Alessandra Calò,  a cura di Irene Russo, realizzato per Fotografia Europea in collaborazione con l’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Un’indagine fotografica che racconta i primi cinquant’anni di vita dell’ospedale, trasformandolo da teatro di visite ed esami a oggetto stesso destinato a essere visitato ed esaminato dal pubblico del festival, nell’esposizione ospitata nella Galleria Parmeggiani. Inoltre, in occasione di questo importante anniversario, tutti i dipendenti del Santa Maria Nuova sono stati invitati a raccontare con il proprio sguardo l’ospedale. L’obiettivo è quello di dar vita a una narrazione per immagini e le foto più rappresentative saranno esposte nella mostra Sguardi sul Santa Maria Nuova (Galleria Parmeggiani).

Non ha invece raggiunto il mezzo secolo, ma si è purtroppo fermata a soli 37 anni, la vita di Sergio Romagnoli, il professore di scienze naturali e geografia, naturalista e appassionato di fotografia ucciso nel 1994 – in circostanze ancora non chiarite – nell’isola africana di Sao Tomè. Curata da Alessandro Calabrese e Milo Montelli e allestita ai Chiostri di San Domenico, A Drop in the Ocean restituisce alla memoria il lavoro di Romagnoli tra gli anni Settanta e Ottanta.

Trasversale e soggetto a mutazioni impreviste e imprevedibili, il percorso di Fotografia Europea si muove liberamente sull’asse del tempo e dello spazio. In Herculaneum (a cura di Massimo Mussini, Museo dei Cappuccini), Marcello Grassi conduce i visitatori alla scoperta della città romana sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Immagini di un mito rinnovato, ma anche monito di un futuro che potrebbe tornare a farsi minaccioso e invito alla riflessione sull’umiltà e la precarietà dell’uomo di fronte alla storia (e alla natura). Lo spazio, e in particolare la soglia intesa come luogo di passaggio e metamorfosi, è invece il punto di partenza di St()ma, un progetto multimediale che racconta i temi del cambiamento e della mutazione attraverso l’intreccio della musica composta da Cristiano Calcagnile e le immagini realizzate da Bruno Pulici. Un’esperienza innovativa che potrà essere sperimentata ai Chiostri di San Domenico.

Il racconto dell’uomo si fonde infine con quello della natura in Speciale diciottoventicinque, appuntamento ormai tradizionale di Fotografia Europea, rivolto ai ragazzi tra 18 e 25 anni. Suddivisi in quattro gruppi, oltre ottanta ragazzi presentano ai Chiostri di San Pietro i loro lavori, tutti legati al tema centrale della manifestazione: Effetto Terra. Attraverso le immagini scattate dai giovani fotografi si sviluppano quattro sezioni: La terra e le storie, La terra e l’uomo, La terra e il cibo e La terra e la terra. Itinerari d’indagine che non risultano isolati, bensì sempre intrecciati tra loro, grazie al coordinamento dei tutor/fotografi professionisti Alessandro Bartoli, Fabio Boni, Fabrizio Cicconi e Laura Sassi.  Le immagini con un originale allestimento saranno  ospitate inoltre nella galleria I Petali.

5. INVESTIGARE IL MONDO
Dopo le precedenti esposizioni dedicate alla Swinging London di Philip Townsend, al glamour di Mick Rock, alla Manchester di Kevin Cummins e al punk-rock dei CCCP, lo Spazio Gerra si conferma osservatorio specializzato nell’esplorazione tra musica e immagini. E lo chiamano jazz, il progetto proposto per la decima edizione di Fotografia Europea, è incentrato su un genere che affonda le proprie radici nel blues, scandito dai ritmi della terra e del lavoro. Ma l’obiettivo non è puntato verso l’America bensì su un particolare momento storico del nostro Paese, il decennio a cavallo del 1960, quando i big internazionali spopolavano nei club di Milano e fioriva una generazione di straordinari musicisti italiani. Le immagini – con video, grafiche, percorsi sonori e una sezione sul jazz a Reggio Emilia – provengono dagli archivi di uno dei principali testimoni dell’epoca: il fotografo di origine viennese e adozione bergamasca Riccardo Schwamenthal e sono selezionate con la consulenza di Rocco Pandiani, esperto di musica jazz e fondatore dell’etichetta Easy Tempo.

Un altro rapporto consolidato è quello tra Fotografia Europea e la Biblioteca Panizzi, che nel 2015 si rinnova anche attraverso Natura e paesaggio nelle collezioni della Fototeca della Biblioteca Panizzi, mostra di materiali conservati nella biblioteca, a cura di Laura Gasparini.

Infine torna Circulation(s), festival de la jeune photographie européenne con la proiezione all’interno dei Chiostri di San Pietro dei progetti dei 45 fotografi selezionati dalla giuria del  festival,  promosso da Fetart. Circulation(s) mostra attraverso le immagini di fotografi giovani e talentuosi  la diversità e la varietà della fotografia europea di oggi (15 maggio – 26 luglio, Chiostri di San Pietro) .

Informazioni pratiche

Chiostri di San Pietro, Via Emilia San Pietro, 44/c, 0522 430557 – Biglietteria e infopoint: venerdì 15 maggio dalle 17.30 alle 24, sabato 16 e domenica 17 maggio dalle 10 alle 24. Dal 22 maggio al 26 luglio: venerdì dalle 16 alle 23, sabato dalle 10 alle 23, domenica e festivi dalle 10 alle 20

Iat Infopoint, via Toschi 1/b 0522 451152. Aperto solo nelle giornate inaugurali: venerdì 15 maggio dalle 17.30 alle 24. sabato 16 e domenica 17 maggio dalle 10 alle 24

Biglietti: biglietto unico per accedere a tutte le mostre. Intero 12 euro e ridotto 9 euro. Il biglietto è acquistabile anche online su www.fotografiaeuropea.it.

Ingresso gratuito alle mostre per tutti dalle 19 alle 21. “Festa della Repubblica” ingresso gratuito per i residenti del Comune di Reggio Emilia. Per studenti, soci Tci, possessori tessera Cral Comune di Reggio Emilia, Carta giovani Comune di Reggio Emilia, ragazzi dai 13 ai 25 anni, possessori della Cartagiovani ER, over 65, dipendenti Iren, clienti Club Iren, gruppi composti da almeno 15 persone, partecipanti al Reggio Children International Study Group (presentando il tesserino), soci e volontari della Fondazione Reggio  Children Centro Loris Malaguzzi e visitatori della mostra in programma alla Fondazione Palazzo. Per visitatori di età inferiore ai 12 anni, disabili e accompagnatori, giornalisti e fotoreporter accreditati e soci Icom.