Imprenditori, un brusco risveglio dopo la crisi

27 maggio 2015 | 17:19
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Imprenditori, un brusco risveglio dopo la crisi

Il mondo va veloce e a noi servono lotta alla criminalità, fisco equo, semplificazioni burocratiche e certezza del diritto

REGGIO EMILIA – E’ indiscusso che l’Italia sia culla ab origine di grandi talenti, di grandi lavoratori, di Imprenditori “con le palle”. Senza nulla togliere a questa visione, tanto lusinghiera quanto realistica, oggi lo scenario è completamente cambiato rispetto al passato, ove numerosi erano i fattori che permettevano di lavorare in maniera proficua e profittevole, incentivando la nuova impresa.

Dai costi meno gravosi di apertura di una partita Iva al limite dei 15 dipendenti fino alla possibilità di evasione, nulla veniva chiesto al nostro imprenditore se non di lavorare sporcandosi le mani in fabbrica coi suoi operai per realizzare prodotti di eccellenza. Perché è questo ciò che sapeva fare, ciò per cui lottava e risultava vincente. Poi, il cielo sereno sui nostri mercati è stato lentamente, ma inesorabilmente, invaso da una minacciosa nube di nuovi elementi atti a portare sempre più destabilizzazione e incertezza nelle sue fiere convinzioni.

Perché tra l’ingresso dell’euro, la fase di finanza spregiudicata o “creativa” che dir si voglia, la corrazzata Potemkin dei nuovi mercati “fotocopia” (leggi Cina, India & co.), l’avvento della multimedialità e di internet, il Far East e l’innovazione, di scosse telluriche il nostro imprenditore ne ha affrontate parecchie. Ha tenuto botta per qualche tempo, finché il mercato immobiliare e la borsa contribuivano a far girare l’economia del Paese; mentre le banche lo lusingavano offrendogli denaro a tassi bassi, perché “credono in me” e perché “tanto la crisi è momentanea”.

Brusco, il risveglio del nostro imprenditore al richiamo delle sirene di quelle stesse banche che, sebbene avessero creduto in lui concedendogli denaro a poco prezzo, ora gli chiedono anche il sangue per rientrare. E tutto il mondo attorno lo accusa. Non parla l’inglese, non sa fare budgeting (leggi  pianificazione), non “naviga” se non per coste reali e frastagliate. Tutti gli puntiamo il dito contro perché deve adeguarsi ai nuovi scenari.

Iniziano le dietrologie, le avanzate di chi, con presunzione, sfida la crisi con prezzi più alti e qualità inferiore per gabbare i nuovi mercati emergenti; mentre aumentano a macchia d’olio gli stand-by dei più che, come in un oscuro cortocircuito, si ritrovano catapultati in una realtà che non riconoscono, che non è più loro. Certo, pare incredibile come il mercato sia cambiato in così poco tempo. Pensiamo al colosso delle vendite online Amazon che ha ricevuto il via libera dalla Federal Aviation Administration per provare i ‘postini’ comandati a distanza. L’obiettivo dell’AD del gruppo, Jeff Bezos, è recapitare merci via drone in trenta minuti ai clienti iscritti al piano ‘Amazon Prime’ che, al prezzo di 99 dollari all’anno, garantisce consegne più veloci e altri vantaggi.

Dunque, il mondo va veloce in questa direzione. Questa è l’unica direzione possibile. D’altronde, come suggeriva Abraham Lincoln “possiamo lamentarci perché i cespugli di rose hanno le spine, o gioire perché i cespugli spinosi hanno le rose.” E noi cosa stiamo ad aspettare? Che qualcuno metta mano alle vere battaglie che possono consentire al nostro imprenditore di ricominciare a lavorare: lotta alla criminalità, fisco equo, semplificazioni burocratiche e certezza del diritto.