Fotografia europea, le mostre più attese della kermesse

14 maggio 2015 | 17:24
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Svelate oggi alcune delle mostre più attese. Olivo Barbieri, Erik Kessels e Joan Fontcuberta ne hanno illustrato i contenuti

REGGIO EMILIA – Cinque sedi tra le più belle del circuito istituzionale e sei fotografi italiani e stranieri tra i più quotati del festival a fare eccezionalmente da cicerone: questi gli elementi della preview di Fotografia Europea, che oggi ha riunito la stampa a poco più di ventiquattr’ore dall’apertura ufficiale della kermesse, venerdì ai chiostri di San Pietro di Reggio Emilia alle 18. Giunto alla decima edizione, quest’anno il festival propone una reinterpretazione delle tematiche di Expo 2015 riflettendo sul rapporto tra uomo e natura.

Le mostre
Le mostre, nonostante ne siano state svelate solo alcune, non hanno deluso i presenti. Notevole la qualità, a cominciare dalla panoramica sulle luci artificiali in Ersatz Lights case study #1 east west di Olivo Barbieri e dal progetto dell’agenzia olandese Noor dedicato al cambiamento climatico in A NOOR journal on the changing planet, 2009 – 2015 a cura di Laura Serani ai Chiostri di San Pietro. Molto apprezzata è stata anche la collettiva No Man Nature nell’elegante sede di Palazzo da Mosto, così come il progetto di Erik Kessels in Sinagoga Unfinished Father, dedicato al padre, appassionato restauratore di Fiat 500 Topolino e colpito pochi anni fa da un ictus; fino ad approdare allo Spazio Gerra per E lo chiamano jazz di Riccardo Schwamenthal e al Palazzo dei Musei dove il grande artista catalano Joan Fontcuberta ha presentato le due mostre Gastropoda e Fauna Secreta. Carta bianca nella collezione di Lazzaro Spallanzani, frutto di un lavoro svolto nei mesi scorsi da Fontcuberta proprio all’interno dei musei reggiani.

Chiostri di San Pietro
Punto di partenza del tour, cui hanno partecipato numerosi curatori e addetti ai lavori, sono stati i Chiostri di San Pietro: a fare gli onori di casa l’assessora comunale a Turismo e Città storica Natalia Maramotti, che oltre a parlare della continuità di questa decima edizione di Fotografia Europea con le precedenti, ne ha sottolineato l’aspetto innovativo legato a legalità e sicurezza in alcuni quartieri cittadini. “Il festival era abituato a uscire dal centro storico già da anni diffondendo cultura e avvicinandola a contesti inconsueti. Quest’anno l’intreccio si è instaurato proprio con i luoghi che l’amministrazione comunale sta seguendo con attenzione: Fotografia Europea infatti è anche nella zona della stazione, in via Veneri, attraverso una collaborazione stretta coi comitati”.

Maramotti ha poi evidenziato come questa edizione del festival sia collegata ai sei mesi di esposizioni di Expo, che nella mostra “Noi” al Palazzo dei Musei troveranno ulteriore vetrina, aggiungendo che “Fotografia Europea, per la sua caratura, deve continuare a sviluppare la sua naturale capacità di attrattiva nazionale e internazionale, facendo sì che i visitatori si fermino sul nostro territorio il più possibile”. Accanto a lei il presidente della Fondazione Manodori Gianni Borghi, che ha sottolineato l’estremo piacere con cui la Fondazione ha messo a disposizione palazzo da Mosto, “per un’edizione di Fotografia Europea che ha raggiunto il decimo anno in un crescendo rossiniano di qualità” e Walter Guadagnini per il comitato scientifico e co-curatore della mostra No Man Nature, che ha poi posto l’accento sulla bellezza di fare mostre in luoghi come i Chiostri di San Pietro o Palazzo da Mosto, dove “le fotografie e gli spazi dialogano in maniera efficace”, aggiungendo che “con il festival Reggio Emilia diventa fulcro della fotografia, con grandi nomi protagonisti della scena contemporanea europea, senza tralasciare di dare uno sguardo al futuro e alla creatività delle nuove generazioni”.

Luca Bosi di Boorea ha infine spiegato le ragioni per le quali il mondo cooperativo ha deciso di instaurare una partnership con Fotografia Europea: “La cooperazione ritiene di essere parte integrante della storia di questa comunità, nella provincia in cui è nata. Noi ce ne sentiamo senz’altro parte, e proprio in questo territorio vogliamo trovare stimoli per tornare ad innovarci”.

Ai Chiostri di San Pietro Olivo Barbieri ha evidenziato come per Ersatz Lights si intenda “tutto ciò che è stato inventato per sostituire l’illuminazione naturale e quindi per approfittare dell’altra metà della vita, che si svolge di notte. È un progetto retrospettivo: le foto più antiche risalgono all’inizio degli anni Ottanta e arrivano fino al 2014. Sono partito dal concetto dell’illuminazione artificiale – ha proseguito il fotografo – creando un contatto con diversi cicli della mia ricerca. Mi sono occupato di cercare di capire la forma della città contemporanea: quello dell’illuminazione artificiale ne è un aspetto, la città moderna nasce infatti proprio con essa. Qui ai Chiostri ho creato uno spazio articolato e interessante, cercando di creare un meccanismo di visione che fosse abbastanza leggero, utilizzando per questo cornici tutte uguali. Le prime foto appartengono ai cicli dei viaggi in Italia, per arrivare agli ultimi lavori in Oriente e negli Stati Uniti”.

Presenti ai Chiostri anche Stanley Greene e Jon Lowenstein, fotoreporter di fama internazionale dell’agenzia Noor, in prima linea nel documentare i disastrosi effetti dei cambiamenti climatici nel mondo: “Questo lavoro è un’estensione del progetto iniziale – hanno spiegato – Volevamo mettere una luce nei posti più scuri e dimenticati del mondo ma purtroppo ci siamo resi conto che la Terra stessa sta diventando uno dei posti più scuri. Normalmente noi fotografi di Noor abbiamo a che fare con guerre e carestie, e se c’è un modo per definirci come fotografi è che siamo preoccupati per ciò che vediamo nel nostro lavoro. La mostra allestita a Reggio Emilia ospita gli scatti di alcuni dei più grandi fotografi al mondo; vorremmo però evidenziarne anche l’umanità e l’importanza che tutti noi cerchiamo di dare ad argomenti che di solito vengono ignorati. Per noi è un onore far parte di Noor, che oltre ad essere un’agenzia è una famiglia. Vorremmo che il pubblico si interessasse alle nostre attività e ai problemi dimenticati del mondo”.

Palazzo da Mosto
L’anteprima di Fotografia Europea ha poi toccato il rinascimentale Palazzo da Mosto, aperto in via straordinaria per il festival e splendida cornice della grande mostra fotografica No Man Nature, che comprende scatti di Batia Suter ed Helmut Völter, entrambi presenti nella sede espositiva. È stato il curatore Walter Guadagnini ad aiutare i presenti ad inquadrare l’esposizione: “Ne fanno parte tredici autori, tra cui quattro italiani. C’è l’idea del rapporto tra l’uomo che pensa di poter fare a meno della natura e la natura che fa a meno dell’uomo, volente o nolente in certi casi. Le modalità linguistiche sono molto differenti, ma il filo conduttore è piuttosto leggibile. In più c’è la restituzione alla città di palazzo da Mosto, utilizzato per la prima volta per mostre d’arte. Tra fotografie e spazi è scaturito un dialogo molto suggestivo”.

Sinagoga
Tappa successiva della preview è stata la Sinagoga di via dell’Aquila, al cui interno è stata allestita la bella mostra del grande creativo olandese Erik Kessels Unfinished Father: “L’anno scorso mio padre ha avuto un ictus e da allora riesce a malapena a muoversi e a parlare – ha spiegato Kessels – Prima che questo accadesse era un uomo estremamente attivo. Amava restaurare le vecchie Fiat 500 “Topolino”, una delle automobili italiane più amate nel mondo. Prima dell’ictus, aveva già completato il restauro di quattro automobili e stava lavorando alla quinta: un “guscio” riparato a metà e rimasto nella sua casa. Ho voluto trasportare quest’ultima “Topolino” a Reggio Emilia e mostrarla accanto alle fotografie che mio padre ha realizzato per documentare le operazioni di restauro. Questo progetto riguarda un uomo che – come il restauro della sua “Topolino” – resterà incompiuto, non finito”, ha aggiunto Kessels, direttore dell’agenzia KesselsKramer di Amsterdam. “Dedico questa mostra a mio padre e a quello che non si riesce a terminare nella vita. La mia mostra è stata invece completata molto bene dalle foto dei reggiani”.

Spazio Gerra
La preview è poi approdata allo Spazio Gerra, che si è confermata cornice ideale per ospitare progetti tra musica e immagini. Ne sia prova E lo chiamano jazz, che pone l’accento sugli anni dal 1950 a metà del 1960 in Italia: il fotografo Riccardo Schwamenthal ha aperto i suoi archivi selezionando con l’aiuto di Rocco Pandiani numerose immagini delle prime storiche tournée italiane di nomi del calibro di Louis Armstrong, Duke Ellington, John Coltrane e Thelonious Monk, con video, grafiche, percorsi sonori e una sezione sul jazz a Reggio Emilia, che ha trovato collocazione all’ultimo piano della struttura con una sezione documentaria che approfondisce le origini e il diffondersi della cultura jazz in città a partire dal dopoguerra, attraverso immagini e testimonianze in gran parte inedite.

Sinagoga preview Fotografia Europea 2015Palazzo dei Musei
Al Palazzo dei Musei, ultima tappa dell’anteprima, era presente l’artista catalano Joan Fontcuberta: “Un artista del mio paese, Salvador Dalì, diceva che il centro dell’universo era la stazione di Perpignani. Si è sbagliato. Il centro dell’universo è il Museo Spallanzani. Questa mostra è in qualche modo quello che Borges chiamava il luogo dove tutto si concentra: conoscenza estetica ma anche tutto quello che serve per la conoscenza che deriva dall’esperienza”. Con queste parole Fontcuberta ha introdotto il doppio progetto espositivo ospitato al palazzo dei Musei: Gastropoda e Fauna secreta. Carta bianca nella collezione di Lazzaro Spallanzani. In Fauna secreta, rifacendosi al lavoro attribuito a un naturalista tedesco vissuto nella prima metà del ‘900, Peter Ameisenhaufen, l’artista ha messo in dialogo le ricerche del naturalista tedesco e alcuni pezzi della collezione dello scienziato scandianese Lazzaro Spallanzani (1729 – 1799). In Gastropoda ha invece affrontato i temi della paternità artistica e del ciclo vitale esponendo dei materiali a stampa parzialmente “divorati” da lumache selvatiche.

Informazioni pratiche

Chiostri di San Pietro, Via Emilia San Pietro, 44/c, 0522 430557 – Biglietteria e infopoint: venerdì 15 maggio dalle 17.30 alle 24, sabato 16 e domenica 17 maggio dalle 10 alle 24. Dal 22 maggio al 26 luglio: venerdì dalle 16 alle 23, sabato dalle 10 alle 23, domenica e festivi dalle 10 alle 20

Iat Infopoint, via Toschi 1/b 0522 451152. Aperto solo nelle giornate inaugurali: venerdì 15 maggio dalle 17.30 alle 24. sabato 16 e domenica 17 maggio dalle 10 alle 24

Biglietti: biglietto unico per accedere a tutte le mostre. Intero 12 euro e ridotto 9 euro. Il biglietto è acquistabile anche online su www.fotografiaeuropea.it.

Ingresso gratuito alle mostre per tutti dalle 19 alle 21. “Festa della Repubblica” ingresso gratuito per i residenti del Comune di Reggio Emilia. Per studenti, soci Tci, possessori tessera Cral Comune di Reggio Emilia, Carta giovani Comune di Reggio Emilia, ragazzi dai 13 ai 25 anni, possessori della Cartagiovani ER, over 65, dipendenti Iren, clienti Club Iren, gruppi composti da almeno 15 persone, partecipanti al Reggio Children International Study Group (presentando il tesserino), soci e volontari della Fondazione Reggio  Children Centro Loris Malaguzzi e visitatori della mostra in programma alla Fondazione Palazzo. Per visitatori di età inferiore ai 12 anni, disabili e accompagnatori, giornalisti e fotoreporter accreditati e soci Icom.