Canossa, ritrovata la scalinata dell’umiliazione di Enrico IV

25 maggio 2015 | 16:36
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Canossa, ritrovata la scalinata dell’umiliazione di Enrico IV

Durante gli scavi: il 6-7 giugno al Teatro Valli il convegno in occasione del IX centenario della morte della contessa Matilde

CANOSSA (Reggio Emilia) – E’ venuta alla luce, durante gli scavi nella zona del castello di Canossa, la scalinata scavata nella roccia che percorse Enrico IV in occasione del celebre episodio dell’umiliazione nel gennaio 1077. La notizia è stata data stamattina, nella sede della Provincia, in occasione della presentazione del convegno nazionale “Canossa: segno, simbolo, storia”, organizzato dalla Deputazione di Storia patria e dal Club alpino italiano di Reggio Emilia, in collaborazione con l’Istituto superiore di Studi matildici e la Società reggiana di studi storici, per il 6 e 7 giugno al Teatro comunale, in occasione del IX centenario della morte della contessa Matilde di Canossa.

E’ la scalinata che percorse l’imperatore quando, durante la lotta politica che vide contrapposta l’autorità della Chiesa, guidata da Gregorio VII, a quella imperiale di Enrico IV, per ottenere la revoca della scomunica inflittagli dal Papa, fu costretto a umiliarsi attendendo inginocchiato per tre giorni e tre notti davanti al portale d’ingresso del castello di Matilde, mentre imperversava una bufera di neve.

“Con la Sovrintendenza abbiamo condotto una ricognizione nel settore orientale che ci ha permesso di scoprire  il luogo dove era presente l’antico borgo castellano, mai individuato né tantomeno indagato – ha spiegato il referente del Comitato scientifico del Cai di Reggio Emilia, Giuliano Cervi –. E sotto una coltre di muschi e licheni abbiamo trovato una sinuosa scala scavata nella roccia che dal borgo conduceva direttamente al pianoro sommitale e all’ingresso principale del castello, con ogni probabilità i gradini che percorse  Enrico IV in occasione del celebre episodio dell’umiliazione nel gennaio 1077”.

La due giorni canossana – nel corso della quale sono previsti anche l’inaugurazione della Sala Cai, un’esposizione sui ritrovamenti dal 1877 e l’inizio del percorso Sentiero Natura Cai Rupe di Canossa – è stata illustrata questa mattina in Provincia, alla presenza del presidente Giammaria Manghi, dai vertici delle tante associazioni culturali coinvolte: i presidenti della Deputazione di Storia patria, Giuseppe Adriano Rossi; del Club alpino italiano, Massimo Bizzarri; dell’Istituto superiore di Studi matildici, Angela Chiapponi, e della Società reggiana di Studi storici, Davide Dazzi, oltre alla consigliere e segretaria della Deputazione di Storia patria,  Aurelia Fresta, e al referente del Comitato scientifico del Cai di Reggio Emilia, Giuliano Cervi.

“Si tratta di un convegno molto intenso, promosso da quattro istituti alcuni dei quali con una storia ultrasecolare, che riunirà ben 14 relatori tra docenti universitari e soci della Deputazione e dal quale ci attendiamo contributi importanti sulla centralità di Canossa”, ha detto il presidente  della Deputazione di Storia patria, Giuseppe Adriano Rossi presentando l’iniziativa  “proprio nella ricorrenza della festa liturgica di San Gregorio, settimo Papa di Canossa, morto in esilio a Salerno il 25 maggio di 930 anni fa”.

Nella due giorni, un ruolo importante lo avrà il Club alpino che, come ha sottolineato il presidente Massimo Bizzarri, “è impegnato in attività culturali e scientifiche, non solo alpinistiche, fin dai tempi di Gaetano Chierici, sotto la cui guida nel 1877 iniziarono  gli scavi archeologici che portarono alla luce, nel corso degli anni, le attuali strutture castellane e posero le basi della istituzione dell’attuale Museo nazionale”. Un impegno che è proseguito anche in anni più recenti ed in particolare nel 2008-2010, quando, grazie ad un contributo della Fondazione Manodori, sono state attivate nuove ricerche che hanno consentito di individuare strutture sepolte e manufatti di grande interesse.

“L’individuazione dell’area dell’antico borgo castellano costituisce l’autentica novità culturale di Canossa in questi ultimi anni nonché  la più importante scoperta fatta negli ultimi anni nello  scenario canossano – hanno concluso Bizzarri e Cervi – Nonostante siano passati mille anni, il sedime è infatti intatto e con le moderne tecniche di analisi sarà possibile ricostruire un quadro eccezionale di come si viveva ai tempi di Matilde,
anche perché il borgo non era un semplice aggregato di casupole di legno, fango e paglia, ma era abitato anche dalle milizie e da persone importanti della corte matildica”.

E al convegno del 6 e 7 giugno si parlerà dunque anche delle ultime scoperte e della prossima campagna di ricerca che il Club alpino promuoverà insieme all’Università di Bologna e alle competenti Soprintendenze e che consentirà di acquisire nuove, inedite informazioni riguardanti la rocca matildica.

“Gratitudine non rituale verso chi con serietà e costanza, svolge un lavoro silenzioso che oggi sboccia in un appuntamento di cui la nostra comunità deve davvero essere orgogliosa” è stata espressa dal presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi: “La vera notizia è che c’è ancora, in un tempo che tende a essere repentino e sbrigativo rispetto al tema del sapere, chi ha voglia di studiare e approfondire, di continuare a ricercare, approfondire e meglio delineare i contorni dell’identità del nostro territorio – ha aggiunto – Al di là delle incombenze normative, un ente come la Provincia dovrà continuare a sostenere questi sforzi culturali”.

Il valore aggiunto rappresentato dalla sinergia tra tanti istituti storico-culturali è stato infine sottolineato dai presidenti Angela Chiapponi e Davide Dazzi: “E’ importante che le istituzioni sappiano collaborare perché in questo modo si producono i frutti migliori, come questo importante convegno nazionale che prosegue il lavoro avviato a partire dal 1978, in entrambi i casi con il fondamentale contributo del compianto Gino Badsini, tanto dall’Istituto superiore di Studi matildici, attraverso gli “Annali canossani” e la riedizione in lingua italiana dell’opera di Harald Zimmermann “Canossa 1077” , quanto dalla Società reggiana di Studi storici,  attraverso la rivista trimestrale Reggiostoria, che da ben 146 numeri offre la possibilità di dare voce e spazio agli studiosi locali”, hanno detto.