Acqua pubblica, nuova società: circola il nome di Tagliavini

25 maggio 2015 | 18:19
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Acqua pubblica, nuova società: circola il nome di Tagliavini

Se i sindaci il 5-6 giugno daranno il via libera al progetto il sindaco di Quattro Castella potrebbe diventarne il direttore. Ma lui smentisce: “Sono incompatibile”

REGGIO EMILIA – Acqua pubblica, i sindaci si incontreranno il 5-6 giugno per fare il punto ed esaminare il piano dell’assessore comunale Mirko Tutino sulla possibilità di creare una società pubblica che gestisca le reti nella nostra provincia. Una decisione importante e su cui i primi cittadini vogliono riflettere attentamente con un occhio molto attento ai numeri dell’operazione.

E’ indubbiamente prematuro parlarne, ma se la società fosse interamente pubblica (anche su questo bisognerà discutere dato che c’è chi, come il vicesindaco di Reggio, Matteo Sassi, ha ipotizzato un soggetto misto,ndr) per il ruolo di direttore generale si sta facendo avanti, in queste ore, il nome di Andrea Tagliavini, sindaco 38enne di Quattro Castella.

Laureato in economia all’università di Parma, proprio con una tesi sui temi economia-ambiente, è stato assessore all’Ambiente e alla Cultura del suo Comune. Per di più è renziano e quindi abbastanza distante, come corrente, dalle posizioni di un civiatiano come Tutino che, tuttavia, pare abbia grandi simpatie per lui. Avrebbe quindi tutte le carte in regola per ricoprire un ruolo di questo tipo.

Tuttavia c’è chi fa notare che un ostacolo a un’eventuale nomina potrebbe essere la legge sull’inconferibilità degli incarichi dirigenziali di società a controllo pubblico a amministratori negli ultimi 2 anni. Lo stesso sindaco di Quattro Castella ci tiene a precisare: “Per quanto mi riguarda sono impegnato a svolgere al meglio il ruolo di sindaco di Quattro Castella fino al compimento del mandato conferitomi dai cittadini. Il ruolo indicato nell’articolo, oltretutto, è per legge incompatibile con chi ricopre ruoli pubblici elettivi”.

Ma tutto, come si è detto, dipenderà dall’assemblea dei sindaci che dovrà esaminare un progetto del valore complessivo di 210 milioni di euro, con interessi passivi da 7 milioni di euro l’anno da pagare alle banche per acquistare le reti di Agac Infrastrutture e gestire in house l’acqua.

Ma non ci sono solo i primi cittadini a giocare questa partita. Importante sarà anche vedere come si posizioneranno i consiglieri comunali reggiani del Pd e la giunta guidata da Vecchi. Chi è vicino al sindaco sostiene che il primo cittadino sarebbe preoccupato dai conti emersi e che, di fronte all’incertezza di molti sindaci del territorio, non vorrebbe trovarsi con il cerino in mano a gestire la patata bollente di una società pubblica che gestisce l’acqua.

L’assessore al bilacio Francesco Notari e quello alla Rigenerazione urbana Alex Pratissoli sembrano contrari, così come l’assessore alla sicurezza Natalia Maramotti. E’ perplesso anche il vicesindaco Matteo Sassi che propende per una terza soluzione in parte pubblica e in parte privata.

Di fronte a loro il Comitato acqua bene comune, che assieme alla Cgil, forte del risultato referendario, non molla la presa. Venerdì sera al Catomes tot ci sarà Maurizio Landini a parlare di “Ritorno al futuro, l’acqua torna pubblica”. Infine c’è da registrare la presa di posizione del Comitato direttivo della Camera del Lavoro che, riunitosi oggi, esprime la propria preoccupazione circa il fatto che tra i sindaci dei comuni reggiani starebbe emergendo un orientamento negativo all’ipotesi di procedere alla ri-pubblicizzazione del servizio idrico provinciale”.