Teatro

Moby Dick alla prova di Elio De Capitani all’Ariosto

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Dal 12 marzo al 13 marzo
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Evento concluso

Martedì 12 e mercoledì 13 marzo alle 20.30 il testo scritto (oltre che, a suo tempo, diretto e interpretato) da Orson Welles

Moby Dick alla prova di Elio De Capitani all’Ariosto

REGGIO EMILIA – Martedì 12 e mercoledì 13 marzo alle 20.30 va in scena al Teatro Ariosto di Reggio Emilia “Moby Dick alla prova”, scritto (oltre che, a suo tempo, diretto e interpretato) da Orson Welles, con la regia di Elio De Capitani.

“Il testo di Welles, inedito in Italia, è un esperimento molteplice”, sottolinea il regista “Blank verse shakespeariano, una sintesi estrema del romanzo, personaggi bellissimi, restituiti in modo magistrale e parti cantate. Noi abbiamo realizzato questo spettacolo ‘totale’, con in più la gioia di una sfida finale impossibile: l’apparizione del capodoglio. E con un semplice trucco teatrale siamo riusciti a crearla in scena”.

“Magnifica ossessione” di Orson Welles, la storia del capitano Achab che solca due oceani ossessionato dalla ricerca di Moby Dick è notoria. Qui però si gioca sul metateatro: una compagnia è alle prese con il “Re Lear” di Shakespeare. Sennonché il capocomico (lo stesso De Capitani) decide inaspettatamente di virare su Melville.

Orson Welles portò al debutto il suo testo il 16 giugno 1955, al Duke of York’s Theatre di Londra. Lo mise in scena in un palco praticamente vuoto, scegliendo di non dare al pubblico né mare, né balene, né navi. Solo una compagnia di attori e sé stesso in quattro ruoli, Achab compreso. E vinse la sfida di portare in teatro l’oceanico romanzo di Melville gettando un ponte tra la tragedia di Re Lear e Moby-Dick: l’ostinazione del re – che la vita, atroce maestra, infine redimerà – si rispecchia in quella irredimibile, fino all’ultimo istante, dell’oscuro e tormentato capitano del Pequod.

Splendidamente tradotto per l’Elfo dalla poetessa Cristina Viti, il copione di Welles restituisce con forza d’immagini la prosa del romanzo. Dalle note di regia di Elio De Capitani: “Achab, come Kurtz in Cuore di tenebra, per devastare la natura, soggioga i suoi simili e ne fa strumento del suo odio, con estrema facilità: compito agevole, dopotutto… La mia unica ruota dentata sa mettere in moto i loro diversi meccanismi… ed eccoli tutti in moto…

Moby Dick

Vitalismo rapace, prepotentemente – ma non esclusivamente – occidentale, che rappresenta quella parte d’umanità che ci porta al disastro, al gorgo mortale che inghiotte la Pequod. Siamo alla sesta estinzione di massa, siamo al riscaldamento globale, siamo sull’orlo del baratro e continuiamo a correre. Generando odiatori meno mitici ma altrettanto ferali di Achab.  Diciamolo: Moby-Dick parla di noi, oggi. Ne parla come solo l’arte sa fare. Cogliendo il respiro dei secoli – tra passato e futuro – nel respiro di ogni istante della nostra vita”.

In scena accanto a De Capitani (che interpreta Achab, padre Mapple, Lear e l’impresario teatrale) troviamo Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Enzo Curcurù, Alessandro Lussiana, Massimo Somaglino, Michele Costabile, Giulia Viana, Vincenzo Zampa. Il cast salda le eccellenze artistiche di tre generazioni di interpreti. La musica dal vivo di Mario Arcari e i canti diretti da Francesca Breschi (vibranti rielaborazioni degli sea shanties) riempiono intensamente la scena generando emozioni profonde, in uno spazio dominato da un fondale enorme, eppure leggero, cangiante e mutevole, capace di evocare l’immensità del mare e la presenza incombente del capodoglio.