Domenica, alle 11, il professore sarà in dialogo con Michelina Borsari per parlare di “La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo”
REGGIO EMILIA – Finalmente Domenica del 17 marzo si trasferisce al teatro Cavallerizza (gli incontri della rassegna domenicale si tengono d’abitudine al Ridotto del Teatro Valli) per accogliere, alle 11 Massimo Cacciari, in dialogo con Michelina Borsari.
Umanesimo come scuola di retorica, culto dei latini e dei greci, nascita della filologia? Massimo Cacciari, a partire dal suo libro La mente inquieta, (ed. Einaudi, 2019) ci fa capire come le cose siano più complesse e meno schematiche, e come la stessa filologia umanistica vada in realtà inserita in un progetto culturale più ampio nel quale l’attenzione al passato è complementare alla riflessione sul futuro, mondano e ultramondano. Dunque una filologia che è intimamente filosofia e teologia. E i nodi filosofici affrontati dagli umanisti (che in quest’ottica non iniziano con Petrarca o con i padovani, ma con lo stesso Dante) sono difficilmente ascrivibili a sistemi armonici o pacificanti, secondo una visione tradizionale del Rinascimento. C’è un nucleo tragico del pensiero umanistico, fortemente «anti-dialettico», in cui le polarità opposte non si armonizzano né vengono sintetizzate.