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Saman, i giudici: potrebbe averla uccisa la madre

30 aprile 2024 | 15:40
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Saman, i giudici: potrebbe averla uccisa la madre

Le motivazioni della sentenza della Corte di assise: “Non è stata ammazzata per il no al matrimonio forzato, temevano potesse scappare”

REGGIO EMILIA – Abbas Shabbar e Shaheen Nazia hanno “accompagnato la figlia a morire” e non “si esclude che sia stata” la madre “l’esecutrice materiale”. E’ quanto si legge nelle oltre 600 pagine delle motivazioni della sentenza della Corte di assise di Reggio Emilia che motiva le responsabilità del padre e della madre di Saman Abbas, la pakistana uccisa, entrambi condannati all’ergastolo. I giudici hanno condannato anche lo zio a 16 anni.

La decisione di uccidere Saman Abbas sarebbe stata presa dai genitori nel corso delle telefonate con lo zio Danish Hasnain e questo lo dimostrerebbero le condotte dei due in occasione dell’uscita di casa con la figlia, documentate dalle telecamere la notte del 30 aprile 2021. “Anzitutto il fatto che – lo si può affermare con sconfortante certezza – gli imputati Abbas Shabbar e Shaheen Nazia abbiano letteralmente accompagnato la figlia a morire”.

“Può dirsi indiziariamente accertata la comune volontà degli imputati di commettere l’omicidio della loro stessa figlia, la presenza di entrambi sul luogo del delitto, e il comprovato apporto fornito alla realizzazione dell’evento”.

Per i giudici (presidente Cristina Beretti, estensore Michela Caputo) “eloquenti ed espressivi” sono le movenze e il contegno dei due, ripresi dalle telecamere del casolare di Novellara, la notte del 30 aprile 2021. La madre, in modo fermo e determinato, bloccando con un gesto risoluto il marito, si inoltra sulla carraia con Saman – “per quel minuto che non consente di escludere sia stata lei l’esecutrice materiale”. Il marito, che “si mostra tormentato, assumendo atteggiamenti che danno conto della drammaticità di ciò che sta accadendo, ma che lui resta ad osservare, senza far nulla”. Confermando così “la sua adesione psicologica piena al fatto”.

“Se vi è un dato che l’istruttoria e la dialettica processuale – le uniche deputate a farlo – hanno consentito di chiarire è che Saman Abbas non è stata uccisa per essersi opposta ad un matrimonio combinato/forzato”. Per la Corte di assise di Reggio Emilia, nella motivazione della sentenza sull’omicidio della 18enne, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 a Novellara, questo “è un elemento che nulla toglie e nulla aggiunge alla gravità del fatto, ma che corrisponde ad una verità che la Corte è tenuta a rilevare”.

“La sciagurata ed estrema soluzione è stata adottata perché ci si trovava di fronte al pericolo di una nuova fuga della ragazza, ossia il rischio da loro più temuto, in quanto maggiormente disapprovato” scrivono ancora i giudici. “Dopo che i genitori hanno scoperto la relazione in atto con Saqib e, soprattutto, il progetto di Saman di andar via, – è la ricostruzione della Corte – si sono prima confrontati tra loro sulla soluzione da adottare di fronte a una nuova fuga di Saman e – dato che la partenza imminente dei due per il Pakistan, la mattina successiva, non consentiva di attendere oltre – hanno deciso di mettere la ragazza di fronte al fatto compiuto, concordando con Hasnain Danish che, nel caso in cui la stessa avesse ribadito, come di fatto poi avvenuto, di voler andare via di casa per tornare da Saqib, lo zio sarebbe dovuto intervenire, facendosi trovare sulla strada sterrata posta di fronte all’abitazione, sulla quale i due genitori accompagneranno di fatto la figlia pochi istanti dopo aver segnalato a Danish la loro uscita di casa, tramite lo squillo delle 23:57”.