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Donna incinta morta a Montecchio, l’Ausl: “Non è dipeso da noi”

25 marzo 2024 | 17:51
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Donna incinta morta a Montecchio, l’Ausl: “Non è dipeso da noi”

Secondo l’Ausl “il procurato allarme dei continui attacchi non va nella direzione del confronto e di una corretta richiesta di chiarimenti, mai pervenuti, prima di procedere ad una legittima raccolta di firme”

MONTECCHIO (Reggio Emilia) – L’Ausl replica al gruppo di cittadini che hanno pubblicato, su Change.org, una petizione per la riapertura, in orario notturno, del pronto soccorso dell’ospedale Franchini di Montecchio. La petizione ha già raggiunto 18mila e 465 firme ed è stata indetta dopo la morte di una donna incinta di 40 anni, di origini indiane, che, nella notte fra l’11 e il 12 marzo è deceduta davanti al pronto soccorso del Franchini di Montecchio che, a quell’ora, era chiuso. La signora, che vive a Praticello, si era sentita male verso l’una a casa sua e poi aveva perso i sensi. Il marito aveva deciso di non attendere l’automedica e di portarla all’ospedale più vicino.

Per l’Ausl “nessuna correlazione intercorre tra l’attuale assetto organizzativo del sistema di emergenza urgenza territoriale e quanto avvenuto. I dati verificati nel dettaglio dimostrano infatti la piena efficienza del sistema che, nonostante l’impossibilità di recupero della paziente al domicilio, ha attivato ulteriori due mezzi di soccorso avanzato predisponendo accoglienza in emergenza al Pronto Soccorso, oltre al tentativo di recupero della vettura lungo il percorso”.

Secondo l’azienda sanitaria “il procurato allarme dei continui attacchi non va nella direzione del confronto e di una corretta richiesta di chiarimenti, mai pervenuti, prima di procedere ad una legittima raccolta di firme”.

E aggiunge: “L’efficienza del sistema dell’emergenza urgenza si basa su una corretta gestione della rete. Il mezzo “più idoneo” non è quello geograficamente più vicino, ma il mezzo più adatto a rispondere alle esigenze di salute del cittadino sulla base delle notizie cliniche fornite. La rete fa sì che, se il mezzo di competenza in un territorio è impegnato su altra emergenza, si attiva un sistema di back up per cui può essere inviato il mezzo di “seconda competenza” secondo uno schema a cascata predisposto dall’emergenza territoriale in collaborazione con la Centrale Operativa 118. Solo grazie alla rete è possibile integrare le varie risorse professionali e garantire sempre una risposta tempestiva, rapida ed efficace”.

L’Ausl passa poi a parlare di tempi: “Le normative attualmente vigenti prevedono l’arrivo sul paziente del primo mezzo di soccorso, sui codici di gravità maggiori, entro 18 minuti dalla chiamata al 118. Nel caso specifico il mezzo è giunto a destinazione a 11 minuti dalla partenza (quando abbiamo fatto notare che “partenza” non è “chiamata” dato che la chiamata è arrivata per forza prima, dall’ufficio stampa dell’Ausl ci hanno ribadito che, in ogni caso non sono passati più di 18 minuti dalla chiamata, ndr)”.

Continua l’Ausl: “Nella provincia di Reggio Emilia in generale il dato è ben al di sotto di quanto disposto dalla normativa; basti pensare che il tempo medio di arrivo di un mezzo di soccorso avanzato è di circa 13 minuti. Inoltre, la normativa prevede un mezzo di soccorso avanzato ogni 60.000 cittadini o un mezzo di soccorso avanzato ogni 350 Km/q. In provincia di Reggio Emilia, attualmente, vi è un mezzo di soccorso avanzato ogni 44.000 abitanti (questo valore non include l’Elisoccorso che è adoperato sulle tre province e che renderebbe questo dato ancora più positivo)”.

Conclude l’Ausl: “Stupisce un po’ che dopo incontri pubblici, sui tavoli istituzionali e in altre sedi in cui si è spiegato il significato della riorganizzazione della rete dell’emergenza urgenza, dovuta ad un miglioramento dell’assistenza, ottimizzando le risorse tecnologiche e soprattutto quelle umane, che come tutti sanno sono scarsissime, giungano richieste di operatori e cittadini che chiedono di ripristinare la situazione precedente, apparentemente senza tenere conto del contesto profondamente mutato negli ultimi anni. Confermiamo la nostra totale disponibilità all’ascolto e al confronto, ma occorre partire da un punto fermo, che è alla base di ogni sistema evoluto di assistenza in emergenza urgenza: la scelta della tipologia del mezzo di soccorso, della composizione dell’equipaggio e la sua provenienza sono prerogativa esclusiva della Centrale Operativa 118, il cui obiettivo è garantire la risposta più adeguata e tempestiva possibile, senza confini di natura territoriale. Se così non fosse, più emergenze concomitanti nello stesso territorio verrebbero gestite in sequenza in base all’ordine di chiamata, con rischi inaccettabili per i cittadini, proprio per le patologie più gravi: quelle in cui il fattore tempo è determinante per la salute del paziente”.