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Assange, no all’estradizione negli Usa (per ora)

26 marzo 2024 | 13:06
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Assange, no all’estradizione negli Usa (per ora)

L’Alta Corte di Londra ha concesso l’appello contro l’estrazione negli Stati Uniti del cofondatore di WikiLeaks. “Gli Usa diano garanzie”

ROMAJulian Assange evita temporaneamente l’estradizione negli Stati Uniti, ottenendo il diritto di appellarsi. L’Alta Corte di Londra ha accettato la richiesta del fondatore di WikiLeaks, affermando che gli Stati Uniti devono fornire maggiori garanzie.

Dal 2018, i pubblici ministeri statunitensi cercano di processare Assange per 18 capi d’accusa, principalmente sotto l’Espionage Act, per la pubblicazione su WikiLeaks di documenti riservati militari e diplomatici. Negli Stati Uniti, rischia fino a 175 anni di prigione.

Attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh nel Regno Unito dal 2019, Assange è considerato a rischio di morte e potrebbe suicidarsi, secondo sua moglie e i suoi legali. In febbraio, i suoi avvocati hanno richiesto l’appello contro l’estradizione, sostenendo che fosse motivata da motivi politici.

Nella sentenza, due giudici hanno dato agli Stati Uniti l’opportunità di fornire “assicurazioni soddisfacenti”, in particolare sul Primo Emendamento e sull’applicazione della pena di morte, dato che Assange è teoricamente imputato di reati che potrebbero comportare la pena capitale. Se queste assicurazioni non verranno date, ad Assange verrà concesso il permesso di appellarsi. Un’ulteriore udienza è stata programmata per il 20 maggio.

Mentre gli Stati Uniti affermano che le rivelazioni di WikiLeaks hanno messo in pericolo la vita dei loro agenti, i sostenitori di Assange lo considerano un eroe anti-establishment per aver denunciato gli illeciti e i presunti crimini di guerra degli Stati Uniti. Tuttavia, la questione si presenta spinosa per l’amministrazione Biden, che potrebbe trovarsi coinvolta in un possibile accordo tra i legali di Assange e il dipartimento di Giustizia USA.