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Primo caso di suicidio assistito in Italia

12 dicembre 2023 | 17:22
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Primo caso di suicidio assistito in Italia

Per la prima volta il farmaco letale fornito dal Ssn a una donna di Trieste. La morte di Anna, 55 anni, affetta da sclerosi multipla progressiva

ROMA – Il nome scelto è “Anna”, e per il rispetto della privacy familiare rimarrà tale. Ha amato la vita e i suoi cari, ma ha resistito con la stessa intensità in un corpo che non sentiva più suo. Ha deciso di porre fine alle insopportabili sofferenze che provava. Ringrazia chi l’ha aiutata a far rispettare la sua volontà e la sua famiglia che le è stata vicina fino alla fine. Oggi si sente libera, e sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di scegliere. Questo è l’ultimo messaggio di “Anna”, nome di fantasia, una donna triestina di 55 anni affetta da sclerosi multipla progressiva, morta con l’assistenza del Servizio Sanitario Nazionale dopo aver ottenuto il via libera al suicidio assistito.

Il farmaco letale e la strumentazione sono stati forniti dal Servizio Sanitario Nazionale in seguito all’ordine del Tribunale di Trieste. Un medico, su base volontaria e secondo i limiti previsti, ha supportato l’azione richiesta. La somministrazione del farmaco è rimasta di esclusiva responsabilità di Anna.

Anna è la prima persona malata a vedere riconosciuto il principio che l’assistenza continua alla persona è assistenza vitale, incluso l’uso di supporti come la ventilazione meccanica (Cpap) durante le ore di sonno notturno, secondo quanto stabilito dall’Ordinanza Cautelare del Tribunale di Trieste del 4 luglio 2023.

Dice Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, che sta promuovendo su tutto il territorio nazionale la campagna regionale “Liberi subito” affinché le regioni approvino una legge che introduca tempi e procedure certi per accedere al suicidio medicalmente assistito: “Non deve più essere consentito di far attendere quasi un anno fra sofferenze intollerabili e condizioni che peggiorano con il rischio – come stava accadendo ad ‘Anna’ – di perdere le ultime forze necessarie per l’autosomministrazione del farmaco letale”.