Strage di Bologna, i pg: “Rischio che Bellini scappi”

11 luglio 2023 | 17:29
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Strage di Bologna, i pg: “Rischio che Bellini scappi”

I procuratori generali Musti e Proto: “Potrebbe rifugiarsi in Ucraina dove l’estradizione è difficile”. Gli avvocati difensori: “Non è pericoloso, non c’è pericolo di fuga”

REGGIO EMILIA – La Procura generale di Bologna torna alla carica sulla questione legata al pericolo di fuga da parte di Paolo Bellini, condannato in primo grado all’ergastolo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria del capoluogo. Nell’ordinanza, eseguita lo scorso 29 giugno, con cui è stata disposta la custodia cautelare in carcere per Bellini, infatti, la Corte d’Assise d’appello bolognese ha ravvisato solo il rischio di reiterazione del reato da parte dell’ex esponente di Avanguardia nazionale.

Oggi però, a quanto si apprende, il procuratore generale facente funzione Lucia Musti e il sostituto pg Nicola Proto hanno consegnato ai giudici del Tribunale della Libertà una memoria in cui chiedono non solo che venga confermata la custodia in carcere per Bellini, ma anche che venga riconosciuto il pericolo di fuga da parte dell’ex ‘Primula nera’. Pericolo di fuga che, secondo i magistrati, emerge soprattutto da una conversazione intercettata tra lo stesso Bellini e il figlio della moglie, al quale l’imputato dice: “… mi devi aiutare a uscire. Devo scappare… da qui dentro… e io te ne sarò grato per tutta la vita”.

Secondo i pg, la meta di un’eventuale fuga di Bellini potrebbe essere l’Ucraina, per una serie di motivi che i magistrati mettono in fila nel documento presentato ai giudici. In primis, c’è il fatto che l’attuale moglie di Bellini è di nazionalità ucraina. In secondo luogo, i pg ricordano che, qualora l’imputato scappasse in quel Paese, sarebbe molto difficile ottenerne l’estradizione, per motivi legati, ad esempio, ai diversi regimi di prescrizione dei reati tra Italia e Ucraina (Paese in cui, tra l’altro, sul punto molto dipende dalle scelte dei singoli giudici).

Senza contare che, a causa della guerra, in Ucraina non vige la Convenzione europea di estradizione. In sostanza, secondo i pg, se Bellini riuscisse a fuggire in quel Paese raggiungerebbe, di fatto, una ‘zona franca’.

Gli avvocati Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti, difensori di Bellini, chiedono invece che il loro assistito torni in regime di detenzione domiciliare. Parlando con i cronisti al termine dell’udienza, Capitella spiega che “abbiamo sollevato questioni di competenza e di legittimità costituzionale di alcune norme, perché riteniamo che la competenza di Bologna sia molto discutibile, dato che l’indagine nasce a Caltanissetta”.

Bellini, infatti, è finito in carcere anche a causa di alcune intercettazioni ambientali realizzate dalle Dda della città siciliana e di Firenze, che indagano sull’ex esponente di Avanguardia nazionale in relazione, rispettivamente, alle stragi di Capaci e agli attentati del 1993.

Da quelle intercettazioni sono emerse delle minacce all’ex moglie Maurizia Bonini, la cui testimonianza è stata decisiva ai fini della condanna di Bellini per la strage del 2 agosto, e al figlio del magistrato Francesco Caruso, che ha presieduto la Corte d’Assise che ha condannato Bellini per l’attentato alla stazione di Bologna. Capitella aggiunge poi che “nel merito abbiamo precisato alcune circostanze della sentenza di primo grado e abbiamo chiesto che venga accolto il ricorso, perché Bellini, non avendo più commesso reati da 24 anni, non è più la persona di 24 anni fa e non è più pericoloso”.

Senza contare, conclude, che nonostante quanto sostenuto dalla Procura sul pericolo di fuga, Bellini “non è mai scappato: è venuto a Bologna 66 volte (per seguire le udienze del processo a suo carico, ndr) e non l’ha mai fatto”. Oggi, invece, l’ex ‘Primula nera’ ha rinunciato a comparire, e ora si attende la decisione dei giudici del Riesame, che si sono riservati e che si pronunceranno nei prossimi giorni (fonte Dire).