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Quattro Castella, ventesimo compleanno dei “Ma noi no”

7 giugno 2023 | 17:55
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Quattro Castella, ventesimo compleanno dei “Ma noi no”

Venerdì 9 giugno, alle 21,30, Piazza Dante aprirà gratuitamente le proprie porte a tutti coloro che vorranno ripercorrere la storia nomade

QUATTRO CASTELLA (Reggio Emilia) – Il comune matildico si appresta a festeggiare il ventesimo compleanno dei ‘Ma Noi No’, la tribute band reggiana dedita a riproporre i brani degli intramontabili ‘Nomadi’. Venerdì 9 giugno, alle 21,30, Piazza Dante aprirà gratuitamente le proprie porte a tutti coloro che vorranno ripercorrere la storia nomade. I ‘Ma Noi No’ vedono la luce grazie a Cristian Rotondella il quale, dopo aver scoperto i ‘Nomadi’ nei primi anni 2000 acquistando la musicassetta dal titolo “Ma Noi No” (risalente all’anno 1992), mise un annuncio su ‘Reporter’ (giornale di notizie e annunci inerenti Reggio Emilia) alla ricerca di elementi chiave per dare vita a un sogno che dura da vent’anni e non intende spegnersi mai. La formazione attuale è composta da Matteo Forcella (tastiere), Elisa Minari (basso), Alessandro Peretto (chitarra), Cristian Rotondella (batteria), Paolo Montanari (voce). Con quest’ultimo scambiamo due parole.
Montanari lei è il frontman della band capace di portare la musica dei ‘Nomadi’ in tutta Italia. Quale scintilla ha dato fuoco a questa avventura?
Scoprii i ‘Nomadi’ nel lontano 1979 grazie a un disco di mio fratello. Da lì è stata una escalation di amore e passione per la voce di Augusto Daolio e la profondità dei testi delle canzoni. Rammento con piacere che quando iniziai a cantare da “cliente” ai karaoke, mi buttavo a capofitto proprio su quel repertorio. Poi, scoprendo di possedere qualche qualità, mi sono cimentato nel ruolo di cantante/animatore. Infine sono arrivati in successione l’incontro con Cristian Rotondella, la proposta, le prime prove, e… ora i ‘Ma Noi no’ festeggiano 20 anni e oltre 1000 concerti.
Tra i tanti ricordi che conservate nei vostri cuori, ce ne sono alcuni particolarmente significativi che vorrebbe menzionare?
Non voglio far torto a nessuno. Ogni nostra singola performance è stata organizzata con un’ottica ben precisa, ovvero fare ciò che più amiamo; al di la di aver avuto palchi e locations più o meno di prestigio. Un ricordo particolare però lo riservo per il concerto che andò in scena nel 2009, quando sostituimmo i ‘Nomadi’, quelli veri, impossibilitati ad isibirsi a causa dell’indisponibilità dell’allora cantante Danilo Sacco e che vollero proprio noi perchè non c’erano loro, tanta roba.
Nel corso degli anni diversi artisti si sono avvicendati nella vostra formazione. Ad oggi permane ancora un legame stretto con gli ex membri?
Sarò sincero, con qualcuno il rapporto è terminato in modo burrascoso. Ma sono certo che il tempo guarirà le ferite. Con altri invece il rapporto è tutt’ora solido e alcuni saranno al nostro fianco sul palco per celebrare il ventennale.
Nel panorama musicale non mancano gruppi che chiudono la loro carriera anzitempo. La sua esperienza le consente di spiegarci gli errori più diffusi che commettono tanti artisti più o meno esordienti?
Credo che la colpa non sia da attribuire agli artisti, bensì a chi li gestisce. Troppo spesso si mandano allo sbaraglio nuovi cantanti al solo fine di fare cassa sfruttando il momento, consci del fatto che non avranno un futuro. Per altro è facile immaginare che ci siano alcuni grandi burattinai che decidono chi è in e chi è out, favorendo carriere e stroncando speranze. Da questo punto di vista il pubblico italiano appare ancora immaturo e incline a seguire il condizionamento dei media senza sviluppare un vero pensiero critico.
In un mondo sempre più travagliato da tragici eventi come guerre, pandemie, catastrofi naturali, qual è per i ‘Ma Noi No’ il senso di continuare a fare musica?
La musica è, forse, il mezzo di comunicazione più potente. Non dimentichiamoci che artisti e cantanti sono stati e sono, durante certi regimi, zittiti e a volte uccisi per l’incisività che avevano e hanno le loro liriche. Purtroppo, oggi, soprattutto nel mondo occidentale, vale solo per il suo effetto commerciale e di vendita. Noi, però, andiamo per la nostra strada avvalendoci della musica per fare cultura e, perchè no, anche prevenzione e informazione. Vorrei concludere menzionando il nostro “patron” e principale produttore, William Fantini, scomparso improvvisamente lo scorso 15 gennaio e che attendeva questo ventennale con tutto se stesso. Non sarà presente fisicamente, ma per noi è sempre lì, seduto sulla stessa sedia con il suo solito sguardo.