Marco Colombo (Caritas): “La povertà cresce, abbiamo aperto sei nuove mense nelle parrocchie”

7 febbraio 2023 | 17:01
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Marco Colombo (Caritas): “La povertà cresce, abbiamo aperto sei nuove mense nelle parrocchie”

Il responsabile del magazzino e del servizio delle mense: “Le prime persone che ricevono aiuto da noi sono di nazionalità italiana, poi vengono i marocchini e i ghanesi”

REGGIO EMILIA – Il 27 febbraio 1994, la parrocchia di Roncadella portò in via del Carbone pasta asciutta, scaloppine, contorni vari, pane e frutta per circa 50 persone che si erano presentate alla porta della nuova mensa Caritas. In questi anni di attività la mensa ha visto crescere continuamente il numero di pasti erogati (oltre 300 al giorno), ha traslocato dai locali di via del Carbone alla nuova sede di Via Adua (nel 2003). E continua a crescere e funzionare espandendosi con le mense diffuse nelle parrocchie assieme alla collaborazione con la mensa dei Cappuccini di via Ferrrari Bonini.

Marco Colombo, 32 anni, è il responsabile del magazzino e del servizio delle mense Caritas. È la persona che ha il compito di rifornire il magazzino e organizzare il servizio per garantire un pasto ogni giorno a tutte le persone che a Reggio Emilia non possono permetterselo.

Come è arrivato alla Caritas?
Sono lombardo della provincia di Milano, sono arrivato qui per studiare scienze politiche a Bologna. Vivo a Reggio Emilia dal 2013. Mi piace definirmi emiliano di adozione, qui ho trovato una città e un ambiente che mi piace davvero molto. Prima lavoravo con i richiedenti asilo. In Caritas ci sono dall’estate 2021, mi hanno proposto di inserirmi in quella che era una vera svolta del sistema di aiuto alle persone: vedere il sostegno alimentare non solo come assistenza, ma come il primo contatto per risollevare le persone che chiedono aiuto alla Caritas. L’aiuto alimentare non è più il fine, ma il mezzo con cui aiutare a 360 gradi le persone. Dal 2021 ad oggi mi sono occupato di creare il magazzino per lo stoccaggio delle derrate alimentari e, successivamente, di potenziare le mense diffuse della nostra città. Dico “nostra città” perché Reggio Emilia la sento mia.

Quali sono le persone che vengono a mangiare a una mensa Caritas?
Nel 2022 abbiamo cucinato e distribuito più di 50.000 pasti. Abbiamo 495 persone che seguiamo regolarmente tutti i giorni, oltre a loro ci sono tutti gli accessi liberi che variano a seconda del periodo dell’anno. In estate di solito c’è un calo, ma quest’anno ad esempio no, perché abbiamo avuto molte richieste di aiuto di lavoratori stranieri. Le persone che vengono da noi sono le più variegate. Per il 90% sono uomini anche perché alle donne e famiglie dedichiamo momenti ad hoc o meglio portiamo a casa i pacchi alimentari. Sono per lo più persone senza fissa dimora che hanno tra i 25 e i 64 anni. Abbiamo 39 provenienze geografiche, ma confermo che le prime persone che ricevono aiuto da noi sono di nazionalità italiana, poi vengono i marocchini e i ghanesi.

Ci sono reggiani impoveriti dalla crisi che vengono a bussare alla vostra porta?
Purtroppo sì, sono tra l’altro in crescita. Anche qui le situazioni sono varie: da adulti rimasti soli che perdono il lavoro e non riescono ad arrivare a fine mese a persone che, pur avendo un lavoro, non riescono a far fronte a quelle spese straordinarie che possono emergere da diverse situazioni contingenti e, conseguentemente, “scivolano” in una condizione di povertà sempre più grave.

Dalla pandemia state lavorando sempre più al sistema delle mense diffuse: ci spieghi cos’è e ci dica se sta funzionando
Le mense diffuse sono la nuova modalità con cui la Caritas diocesana fornisce i pasti alle persone in difficoltà. Nascono con la pandemia, dal problema di non poter più mangiare tutti nella storica mensa di via Adua per le norme sanitarie covid. Da qui abbiamo colto con resilienza l’opportunità. In via Adua è rimasto il centro di cottura per cucinare i pasti che poi vengono portati e distribuiti nelle sei mense diffuse all’interno dei locali delle parrocchie di Reggio Emilia riconverti per questo scopo. Il coinvolgimento delle parrocchie è fondamentale. Caritas non è più solo un gestore del servizio, ma facilita quella che è la mensa di una comunità. I volontari non gestiscono solo il momento alimentare ma anche la parte fondamentale che è quella della relazione e della presa in carico dei bisogni della persona. Chi viene dalla strada ha, di solito, una rete sociale debole, con questo sistema si attivano delle relazioni informali importanti che fanno sentire la persona meno sola e danno un aiuto anche per trovare lavoro, casa o supportare nei bisogni che possono emergere dalla quotidianità. Alcune persone sono passate dal richiedere il pasto a ricevere il pacco alimentare, questo non è scatto da poco perché significa che ora hanno la possibilità di cucinarsi da soli i pasti, vuol dire che hanno una casa o, ad esempio, riattivato le utenze.

Quanti siete in servizio ogni giorno? 
Tutti i giorni, tra il centro di cottura, magazzino e le mense diffuse, siamo una trentina di volontari. I volontari delle mense Caritas sono in aumento, oltre duecento braccia nell’ultimo anno, oggi siamo una famiglia di circa seicento persone. Sono per lo più persone nella fascia di età 45-64 e poi ci sono molti giovani che riusciamo a inserire soprattutto nel periodo estivo quando non sono a scuola.

Come si diventa volontari della mensa Caritas? 
Non c’è un modo unico. C’è chi viene direttamente alla sede di via Adua, altri tramite il sito internet e poi vengono contattati da un operatore, ma il vero volano è il passaparola tra le persone. Abbiamo anche delle belle iniziative grazie al volontariato d’impresa di alcune imprese del territorio: i datori di lavoro pagano i dipendenti per fare volontario e molti scelgono noi, poi tornano anche in seguito come volontari. C’è anche un altro metodo che è quello del servizio civile. E’ possibile fare servizio sia nelle mense, nelle locande (l’evoluzione dei dormitori) e al progetto del mercato del riuso Nuovamente. Siamo alla ricerca sedici ragazzi o ragazze che possono fare richiesta chiamando Alessandro e Marco – un omonimo – al numero 320 8624123 oppure scrivendo a  serviziocivile@caritasreggiana.it.

D.L.D.