Primo Reggiani, un compleanno speciale

22 ottobre 2022 | 10:23
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Primo Reggiani, un compleanno speciale

Da una guerra mondiale alla pandemia: 99 anni di storia da raccontare

FIDENZA (Parma) – Primo Reggiani, dal 22 ottobre 1923, novantanove anni di storia da raccontare. Da una guerra mondiale alla pandemia. Nato con il fratello gemello Secondo, a Ghiarole (frazione di Brescello), lungo le rive del Po, impara a godere del lento vivere del grande fiume, seguendo con gli occhi le barche che fanno su e giù a trasportare sabbia e tronchi di legna, o quella che il padre prende per andare a lavorare la terra che ha in possesso anche in territorio mantovano. Lì, tre vacche garantiscono il latte per tutta la famiglia, il padre Pietro Giuseppe, la madre Dirce, e dieci figli.

L’acquisto di più acri di terra e la crescita della mandria, porta tutta la famiglia a trasferirsi prima a Coenzo (frazione di Sorbolo Mezzani) e poi a Noceto dove Primo conclude le scuole elementari. Infine, l’affitto di un’azienda agricola ancora più grande, costringe Primo a seguire genitori e fratelli a Miano (frazione di Medesano).
Tanti trasferimenti si esalteranno con quello che Primo affronta il 14 gennaio 1943 quando, chiamato alle armi, viene spedito con il fratello gemello a Mantova (4° reggimento dell’artiglieria contraerea), poi a Peschiera del Garda e, nel luglio del ’43, a Sabaudia per specializzarsi come telemetrista. Due i ricordi che rendono Primo orgoglioso di quel periodo: “Resta alla storia il fatto che sono stato l’unico a raggiungere il 100% di successi durante le prove assegnate” e “Nella mia vita non ho mai sparato un solo colpo addosso a un altro uomo”.

Nello stesso luglio del ’43, i gemelli vengono assegnati alla difesa di Roma ed è lì che assistono al bombardamento della città (4.000 morti e 12.000 feriti). I ricordi di Primo sono tuttora vividi: “L’8 settembre del ’43 ci fu l’armistizio firmato da Badoglio con gli Alleati e il 14 settembre 1943 potei tornare a casa grazie all’aiuto del tenente Bersella di Medesano che, figlio di ferrovieri, ci permise di attraversare la penisola in treno e tornare a casa. Ma non finì qui: i fascisti e i tedeschi ci davano la caccia perché ci consideravano disertori che non volevano collaborare per contrastare gli eserciti anglo-americani. Mi ricordo ancora che per fuggire ai loro attacchi avevamo scavato buche nei boschi di Miano per salvarci. Lì sotto mancava l’aria per respirare, dato che ci nascondevamo in quattro persone, tutte insieme, e ci coprivamo il corpo con assi di legno con muschio sopra per mimetizzarci nella flora circostante. Quando arrivò il 25 aprile del ’45, la vita poté riprendere”.

Primo

Nel frattempo però, a inizio anno del ’44, a Miano, la vita porta in dono a Primo una splendida donna, Zoe, che sposa il 28 ottobre 1950.  Ma i trasferimenti riprendono e la prima figlia nasce a Noceto (dove Primo può conseguire il diploma di scuola media a 40 anni), la secondogenita a Fontevivo. Poi Ozzano Taro e infine Fidenza (che resiste da 37 anni). La vita insieme a Zoe si arricchisce oltre che delle due figlie, di tre nipoti e quattro pronipoti, e si conclude solo nel maggio 2017 quando Zoe lo lascia vedovo.

Soldato telemetrista, agricoltore, conduttore di caldaia a vapore in un’azienda agroalimentare e poi finalmente in pensione, Primo rimpiange solo i suoi amici commilitoni morti durante la Seconda Guerra Mondiale e i suoi amici d’infanzia scomparsi a causa della pandemia: “Durante il periodo della guerra e del Coronavirus è normale che ti assalga la paura, ma bisogna essere in grado di difendersi psicologicamente analizzando nel concreto la situazione. Rimanere lucidi per cercare la difesa migliore. Saper guardare avanti per non essere soffocati dalla quotidianità, per quanto possa apparire amara”.

Primo Reggiani, un uomo vero, un riferimento unico per parenti e amici… mio nonno.