Imprese metalmeccaniche, il lavoro c’è: mancano i tecnici
Nel settore, nel prossimo trimestre, ci saranno 1.920 nuovi contratti: 710 figure risultano difficili da trovare. I piu’ introvabili sono i laureati in ingegneria meccatronica, seguiti dai periti meccanici, quelli elettronici
REGGIO EMILIA – Il lavoro c’e’, ma trovare le giuste figure specializzate per svolgerlo e’ una spina nel fianco delle aziende reggiane. E’ uno dei fenomeni segnalati oggi da Unindustria Reggio Emilia per il settore locale, nella seconda edizione dell’iniziativa “I giorni della metalmeccanica”.
Nell’ambito di un progetto nazionale lanciato da Federmeccanica, infatti, ogni tre mesi viene fatto il punto sull’andamento del comparto (che a Reggio comprende 420 aziende e 26.500 addetti) e messi in risalto pubblico i sei punti del manifesto “Piu’ impresa”, tra cui quello della formazione, molto avvertito dagli imprenditori reggiani.
In dettaglio, i consuntivi del secondo trimestre aprile giugno di quest’anno registrano per le imprese metalmeccaniche una fase di moderata espansione, seppure prevista in rallentamento nei prossimi mesi. Fatto sta che la produzione e’ cresciuta del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2017 e l’export, a cui e’ destinato il 62% dei beni “made in Reggio”, e’ aumentato dall’inizio dell’anno di quasi il 9%. Una dinamica che, nei primi sei mesi del 2018, ha avuto effetti positivi anche sull’occupazione.
I lavoratori metalmeccanici – da una ricerca di Unindustria su un campione di 140 imprese locali – sono infatti saliti di quasi il 4% rispetto allo stesso periodo del 2017. “Ma nonostante oggi abbiamo buone opportunita’ di lavoro per personale altamente qualificato le nostre imprese faticano a trovare questi profili”, spiega Claudio Lodi, presidente della scuola per la gestione di impresa di Unindustria Cis e fondatore dell’ente di formazione Its Maker.
“Lo conferma – aggiunge – anche la nostra indagine interna secondo cui il 48% delle aziende metalmeccaniche ha difficolta’ a reperire personale, sia con competenze avanzate, sia con competenze tecniche tradizionali”.
A mancare, come evidenzia un’analisi sul sistema informativo Excelsior di Unioncamere, non e’ dunque il lavoro. Nel prossimo trimestre, da settembre a novembre, i flussi occupazionali stimati nelle imprese reggiane assommano a 1.920 nuovi contratti, di cui 1.240 riservati a figure con una formazione tecnica. E tuttavia il 38% dei nuovi di rapporto di lavoro offerti dalle imprese reggiane (cioe’ 710 posizioni) risultano difficili da reperire.
I piu’ introvabili sono i laureati in ingegneria meccatronica, seguiti dai periti meccanici, quelli elettronici e i possessori di una qualifica professionale in ambito meccanico. Ecco perche’, “se si vuole affrontare in profondita’ il tema dell’occupazione giovanile bisogna lavorare su un’offerta formativa e su un orientamento strutturato, che parta dalla definizione delle competenze necessarie, per arrivare alle scuole che preparano a questi mestieri e alla rosa di imprese possibili per svolgerli”, dice Unindustria.
Un po’ quello che fa la fondazione Its maker (a giorni e’ previsto un open day di presentazione a Reggio Emilia), che quest’anno inaugura il suo nuovo secondo corso in tecnico superiore “per il controllo e l’ottimizzazione dei processi industriali”. In conclusione Claudio Lodi lancia un frecciata al decreto dignita’: “Crediamo che non sia la strada giusta per accompagnare la crescita delle imprese perche’ impone di fare scelte obbligate sulla stabilizzazione a discapito delle persone.
Tra l’altro le imprese sono cresciute anche prima del provvedimento”. Quindi, conclude Lodi “per creare lavoro non serve un decreto, ma il lavoro stesso”.