Editoriale

Povera Reggio, sedotta e abbandonata da Mister e Lady Piazza

17 luglio 2018 | 16:55
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La Reggiana era un giocattolino per ricchi statunitensi annoiati che si divertivano a fare la bella vita nell’esotico Bel Paese, con i tifosi tanto simpatici della città di provincia italiana. Folklore, nulla più

REGGIO EMILIA – “Ogni ora che passa sale sempre di più la rabbia. Dopo aver fatto fallire la società di calcio AC Reggiana, fatto piangere una città intera, tenuto nell’incertezza fino alla fine, illudendo tifosi e appassionati…è finita nel modo peggiore. E loro continuano a stare in Italia senza problemi, postano foto dalle vacanze, si rilassano e si divertono…e lo fanno vedere al mondo intero, ostentando la loro spocchia ed arroganza. Non interessa il male che hanno fatto allo sport reggiano, poco importa se hanno mandato piccole aziende in crisi, hanno fatto buchi ovunque…loro sono a Milano Marittima a divertirsi senza problemi. Indecorosi, immorali, irrispettosi, senza pudore, indegni”.

Ecco, noi non avremmo saputo dirlo meglio di Ermano Gaspari Lillo, della Gaspari viaggi, fornitore di bus e dei viaggi della Reggiana, che, nel suo sfogo su Facebook, rappresenta l’animo di tanti tifosi che sono rimasti ingannati dalla coppia statunitense e, nello stesso tempo, la rabbia dei creditori che si trovano di fronte a una società finita. La squadra granata nell’inferno del fallimento e della ripartenza dai dilettanti (in quale serie ancora non è dato sapere) e i coniugi Piazza a godersi la bella vita a Milano Marittima.

“E’ tempo di dire addio”, cinguetta Lady Piazza postando provocatoriamente su Instagram la prima pagina di un quotidiano locale che titola “Sprofondo granata” con Mike che lancia un bacio ai tifosi e lei con gli occhiali scuri. Il sindaco ieri ha parlato di poco rispetto per la città. Siamo d’accordo. Piazza è venuto qui due anni fa, ha preso in mano una società sana, ha illuso i tifosi blaterando di serie A e poi, dopo due anni, l’ha riempita di debiti e l’ha portata al fallimento. L’ex campione di baseball ha indubbiamente messo soldi nella società, anche se non si sa quanti, effettivamente, fossero suoi dato che, come è noto, la Reggiana Spa è controllata da una fiduciaria con base nel paradiso fiscale del Delaware e quindi è impossibile sapere chi sono veramente i soci della Reggiana Lc limited.

Alicia Rickter oggi a Milano Marittima

Reggiana

Tuttavia quello che è sempre mancato a marito e moglie, è lo stile. Fin dalla prima apparizione. Lontani anni luce, antropologicamente, dal reggiano medio con quei sorrisi finti e i volti ritoccati chirurgicamente (e non solo). Ma lontani anni luce pure culturalmente. Figli del modello dell’uomo solo al comando e del “pago io e decido io”. Licenziamenti in tronco, litigi con i soci, frasi sprezzanti contro tutti e la tragica incapacità, a un certo punto, di fare la cosa più semplice: chiedere aiuto.

Infine la decisione di vendere la squadra, ma troppo tardi e senza impegnarsi veramente per farlo perché c’erano gli impegni negli Usa e le vacanze a Milano Marittima. Poi la fuga in Puglia nel resort a cinque stelle. Per Mike e Alicia, in fondo, in questi due ultimi anni quella italiana è stata una vacanza costosa. La Reggiana era un giocattolino per ricchi statunitensi annoiati che si divertivano a fare la bella vita nell’esotico Bel Paese, con i tifosi tanto simpatici della città di provincia italiana. Folklore, nulla più.

Il post su Instagram

Reggiana

Siamo consapevoli che in questa città ci sono problemi più importanti. Che 250 dipendenti stanno lottando a Gualtieri, alla Tecno, per tenere aperta un’azienda e rischiano il posto del lavoro. Che la Ferrarini è in crisi e lì ci sono 800 posti di lavoro in ballo, solo a Reggio. Sarebbe sciocco baloccarsi con la Reggiana, mentre ci sono urgenze ben più grandi in questa città e in questa provincia. Però la squadra granata è pur sempre un simbolo, come qualsiasi squadra di calcio, un biglietto da visita che ti rappresenta nel Paese. Vedere la città sedotta e abbandonata così, ammettiamolo, è triste. Come è drammatico vedere lo spaesamento di quell’anziano tifoso, il Melo, al secolo Ernesto Melauri, che piange davanti alla sede della Reggiana e accarezza la bandiera singhiozzando: “Non si fa così, non si fa così”.